“Immagini una città col traffico. Ora pensi a un automobilista: col rosso sa di doversi fermare, ma quando scatta il verde è costretto a farsi autorizzare dal vigile per rimettersi in marcia. E’ quello che avviene nella pubblica amministrazione”. A illustrare la storiella del vigile e del passante, metafora di una situazione assai più sgradevole, è il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché. Il quale, ormai da mesi, cerca una sponda per riformare il sistema delle autorizzazioni preventive, vissute come il vero ostacolo allo sviluppo. Anche in Sicilia. L’Isola è reduce da un paio di mazzate: il report dello Svimez ha evidenziato il crollo demografico delle regioni del Sud, e l’assenza di investimenti pubblici, mentre Bankitalia, giusto ieri, faceva notare la crisi delle aziende che operano nel turismo e nelle esportazioni, da sempre un fiore all’occhiello dell’economia siciliana.

Anche questo dipende, secondo lei, dal sistema autorizzativo che soffoca la voglia di fare impresa?

“Chiaramente è tutto collegato. Io non posso farmi autorizzare per fare qualcosa che è già consentito dalla Legge. Non avviene in nessun altro Paese al mondo. Le cose si fanno seguendo le regole. Se sbagli, lo Stato interviene. Dopo, non prima. Servono meno autorizzazioni e più controlli”.

Perché impiega tante energie per questa battaglia?

“Sa che per fare una finestra in una casa di campagna, serve l’autorizzazione della Soprintendenza ai Beni culturali? Per costruirla servono un paio di operai e ventiquattro ore di lavoro. Ma una pratica resta ferma, in media, 300 giorni. In questo momento la Soprintendenza di Palermo ha 18 mila pratiche inevase. Moltiplicando il costo di ventiquattro ore di lavoro, per 18 mila pratiche e 300 giorni di “fermo”, fanno due punti del Pil della provincia di Palermo”.

Come fa a sapere queste cose?

“Lo so perché ho fatto il fotovoltaico nella mia casa di campagna: per 20 metri quadrati ci sono voluti due anni e 28 autorizzazioni. Stiamo bloccando lo sviluppo e la crescita del Paese per colpa di questo meccanismo infernale e perverso che dà il potere assoluto ai burocrati e alle amministrazioni. Noi politici non contiamo nulla, contano solo i funzionari e i dirigenti. Loro decidono se autorizzare o meno, se farlo subito oppure no, e in che modo. Ribadisco il concetto: se rispetto una legge, non c’è nessuno che debba autorizzarmi”.

Come si abbatte questo ostacolo?

“Bisogna intervenire con una modifica del sistema autorizzativo. In Italia, come nelle altre nazioni, devono prevalere i controlli. Io ci ho messo due anni a fare il fotovoltaico, ma non è mai venuto nessuno a controllare se l’ho fatto bene oppure no. Credo che sarebbe molto più utile se gli assessorati, gli uffici o chi per loro, venissero a controllare l’esito del lavoro anziché autorizzarmi preventivamente e poi fregarsene. Per far partire un’impresa, nella migliore delle ipotesi, ci mette tre anni. E così bruciamo anni di crescita, di Pil, di sviluppo”.

Ne ha parlato con Berlusconi durante il vostro summit in aeroporto, l’altro ieri?

“Voglio qualcuno con cui fare asse per rimuovere questo cancro. Il presidente Berlusconi è d’accordo con me. Gli ho fatto una relazione sull’argomento, e gli ho fatto notare come la politica non abbia la forza di superare l’amministrazione e i burocrati. I quali faranno di tutto per evitare che questa cosa avvenga. Tutto il loro potere risiede nelle autorizzazioni”.

Perché negli altri Paesi va meglio?

“In Francia, in Inghilterra, in Austria esistono pochissime cose in cui è necessaria l’autorizzazione preventiva: ad esempio per gli scarichi, o per tutto quello che riguarda l’ambiente. Ma cosa c’entrano le finestre? Il concetto distorto è quello che prevede autorizzazioni laddove non è necessario. Tutto quello che è legittimo, non ha bisogno di autorizzazioni. Nessuno vuole toccare le autorizzazioni sull’impatto ambientale, per intenderci, o quelle relative ad aspetti che riguardano la salute. Per carità. Ma per fare il mio fotovoltaico ho dovuto rivolgermi a 28 uffici, compreso quello delle regie trazzere. Ma che c’azzecca?”.

Non teme che allargare le maglie delle autorizzazioni preventive consenta alla criminalità di infiltrarsi?

“Soltanto un cretino può immaginare che non esista l’abusivismo grazie alle autorizzazioni preventive. C’è più abusivismo di quello che immaginiamo. Perché non c’è controllo. Oggi la pubblica amministrazione non è predisposta né strutturata in tal senso. Sa quando scattano i meccanismi di controllo? Solo se arriva la denuncia del vicino di casa, o magari le Iene e Striscia la Notizia… Altrimenti ognuno può fare ciò che vuole. E poi c’è un’altra questione…”.

Quale?

“Le tangenti. Se devo entrare in 28 uffici per ottenere 28 autorizzazioni, non crede ci siano più possibilità di essere corrotti da uno di quei 28 dipendenti? Una volta si usava dire che “bisogna oliare le ruote per fare andare avanti la macchina”. Io rilancio e dico: appena eliminiamo le autorizzazioni preventive non c’è più bisogno di olio”.

Sa che la città siciliane si stanno spopolando e, secondo lo Svimez, da qui al 2065 la Sicilia perderà un milione di abitanti?

“Anche qua vale il mio ragionamento. Un giovane si laurea in architettura o in ingegneria perché vuole fare l’architetto o l’ingegnere. Ma quando apre uno studio, o comincia a lavorare alle dipendenze di qualcuno, anziché progettare sui tavoli da disegno, passa la vita in ufficio a farsi autorizzare delle cose già fatte dall’ufficio. Ne conosco a decine che si sono rotti le scatole e se ne sono andati. Sono tutti scappati all’estero”.

A proposito di blocchi. L’Ars riprende a lavorare soltanto dopo l’abrogazione del voto segreto?

“Musumeci ha posto una questione che io stracondivido. A livello nazionale il voto segreto è stato abolito da Craxi, pensi quanti anni sono trascorsi… Ho già convocato la commissione regolamento per iniziare un lavoro che dovrebbe portare all’eliminazione o, quanto meno, alla limitazione di questo istituto. A prescindere dal fatto che si vada in aula e si voti. La modifica non si fa in un giorno”.

E la legge sui rifiuti?

“Il governo ha sospeso la discussione perché dopo aver bocciato l’articolo 1 bisogna rivedere un po’ di cose”.

Lei non ha assistito dal vivo all’ennesimo attacco del governatore al parlamento siciliano. Fosse stato in aula, come avrebbe reagito?

“Lo avrei ascoltato con lo stesso interesse con cui l’ho fatto da casa, a letto con la febbre. Il suo sfogo è condivisibile e contiene delle normali provocazioni, come il fatto di non presentarsi più in aula. Farò di tutto perché si possa modificare questo aspetto del regolamento, ma non è il solo”.

CANDIANI: “SBUROCRATIZZAZIONE? LA LEGA C’E'”

Un ponte fra Lega e Forza Italia sulla modifica del sistema delle autorizzazioni preventive. La proposta lanciata da Gianfranco Micciché è stata raccolta da Stefano Candiani, proconsole di Salvini in Sicilia: “Le questioni che pone Miccichè valgono da Bergamo fino a Trapani – ha detto il leghista in una intervista a Live Sicilia – È oggettivo che questo è un Paese che si è abituato a compilare moduli, a volte addirittura rassegnandosi. Mentre come dice giustamente Micciché in tutto il mondo civile la legge stabilisce cosa si può e cosa non si può e poi chi governa verifica che sia stato rispettato”. E’ il primo passo verso un riavvicinamento fra il partito di Salvini e quello di Berlusconi nell’Isola. Miccichè aveva sempre messo in dubbio la possibilità di collaborare: “Noi governiamo con Forza Italia e con il centrodestra da molti anni, in parecchie regioni, in grandi amministrazioni. È indubbio che Forza Italia in Sicilia ha delle sue dinamiche – ha detto ancora Candiani – E in questo senso il confrontarsi a partire da come assieme possiamo dare soluzione ai problemi della Sicilia è molto stimolante. Apprezzo Micciché che non insulta Salvini rispettando quei tanti siciliani che hanno dato fiducia alla Lega. Bisogna sempre far passi avanti”.