Il guardiano del faro più a sud di Sicilia, tolta Lampedusa, si ritira. Va in pensione. Giovanni Lupo, 67 anni, ha smesso di scrutare il mare da Cozzo Spadaro, la torre di pietra che sorge a Portopalo di Capo Passero, in provincia di Siracusa. Non è detto che verrà rimpiazzato da qualcuno. E’ stato lui stesso, in una bella intervista al Corriere della Sera, ad ammettere che “siamo una razza in via di estinzione, in Italia saremo forse una quarantina. Il destino è quello perché ormai si controlla tutto a distanza”.

Il racconto è un contorcersi di emozioni miste a ricordi: “Se tornassi indietro lo rifarei. Ho scelto questo lavoro praticamente da bambino, dopo aver visto due sceneggiati che mi erano piaciuti molto. Io sono di Portopalo e vedevo nel cielo le spade di luce lanciate da Cozzo Spadaro. Il mio sogno era viverci nel faro e devo dire che ci sono riuscito. Almeno fino a oggi questa è stata la mia casa. Qui è nata mia figlia, qui c’è mia moglie. Da domani andrò in paese”. Per 40 anni, invece, è stato il punto di riferimento per chi si avventurava fra lo Ionio e il Canale di Sicilia. “Mi è sempre piaciuto essere un porto sicuro per chi è in mare. Anche se io non vedo loro, loro vedono me e questo è importante. Tre lampi ogni quindici secondi e sanno che la terra è qui”, riflette.

Prima di fermarsi nella sua Portopalo, racconta sul Corriere Andrea Pasqualetto, Lupo ha girato mezza Italia. La Spezia, Ancona e, soprattutto, Ustica. Nell’isola della strage del Dc9 ha vissuto gli anni più avventurosi, dal 1983 al 1987. “Una torre a strapiombo sul mare, isolata, lontana dal paese. Quando sono arrivato, la situazione era disastrosa. Il collega che lavorava con me dopo un mese ha rinunciato al posto perché non ce la faceva ad adattarsi. Rimasi da solo, con mia moglie”. Per proteggere la fortezza si beccò un fulmine: “Mi sono buttato giù per le scale per andare ad accendere il fanale di riserva ad acetilene. Il buio era totale e in mare vedevo delle luci, barche o navi che non potevano sbagliare rotta. Pioveva a dirotto e dovevo fare in fretta. Grazie a Dio il fanale ha preso a funzionare”. I ricordi sono incancellabili. Tolgono il fiato al pensiero che rimarranno tali. E che rimarranno, forse, gli ultimi. Il guardiano del faro è un mestiere in via d’estinzione.