L’attivismo della Procura di Termini Imerese, che qualche giorno fa ha sgominato i loschi interessi attorno allo stabilimento dell’ex Fiat, e condotto in carcere i vertici della Blutec, ha portato allo scoperto un’altra piaga di Sicilia: il voto di scambio. Sono indagate 96 persone: fra questi Totò Cuffaro, ex presidente della Regione (che ha finito di scontare a Rebibbia, nel 2015, una condanna per favoreggiamento), l’assessore al Territorio e Ambiente Toto Cordaro, il capogruppo di Diventerà Bellissima all’Ars, Alessandro Aricò, e fra gli altri, il sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta (sostenuto dal centrodestra) e l’ex candidato alle Regionali per il Pd, Giuseppe Ferrarello. L’inchiesta è un prolungamento di quella che vede implicati i fratelli Caputo, Mario e Salvino, e il tentativo – secondo la Procura – di camuffare l’esito delle ultime comunali nel centro termitano. Dove Salvino Caputo non poteva essere candidato per avere ricevuto una condanna per abuso d’ufficio, ma il suo nome compariva assieme a quello del fratello, il “vero” candidato, persino sulla scheda elettorale.

L’indagine, condotta dal pm Annadomenica Gallucci, ruota attorno a una serie di promesse in cambio di voti. E riguarda due competizioni elettorali: le Amministrative di Termini Imerese e le Regionali del 2017. Per avere i voti, i candidati e i loro “sponsor” promettevano i regali più svariati: posti di lavoro, promozione agli esami di maturità, accesso a facoltà universitarie a numero chiuso. In questo complesso sistema, il ruolo di Cuffaro era quello di sostenitore di Filippo Maria Tripoli, candidato alle Regionali con i “Popolari e Autonomisti”: l’ex governatore prometteva l’assunzione (poi avvenuta) di un certo Amodeo Giuseppe all’Ars, nel medesimo gruppo del Tripoli. Mentre ad Aricò viene contestato di aver promesso un’assunzione da tirocinante in un centro clinico per 500 euro al mese. A Cordaro, invece, un posto di lavoro come corriere, pur di far confluire voti su Giunta alle elezioni di Termini Imerese. Tra i 96 indagati ci sono anche Alessandro Pagano e Angelo Attaguile, rispettivamente ex coordinatori regionali della Lega e di Noi con Salvini.

CUFFARO REPLICA: “FALSITA'”
“Mi è stato notificato per conto della Procura di Termini Imerese un atto di chiusura delle indagini dove mi si contesta di “ aver promesso un posto di lavoro all’Ars” in cambio di voti. Ho sempre avuto ed ho grande fiducia nella Giustizia e rispetto per il lavoro dei Pm e se sono nella lista insieme ad altri 96 indagati un motivo ci sarà. Appena avrò le carte che mi riguardano le studierò e mi adopererò con i miei avvocati per chiarire questa vicenda che mi viene attribuita”. È quanto affermato in una nota dall’ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro, che risulta tra gli indagati di un’inchiesta a Termini Imerese.

“So che è reato promettere posti di lavoro in cambio di voti e so di non aver promesso nessun posto di lavoro all’Ars e so anche di non avere nessun potere, ruolo (essendo un semplice cittadino senza alcun incarico) e nessuna possibilità di mantenere simili promesse. Conosco Amodeo da 20 anni, è un dirigente politico, e non credo avesse bisogno di promesse di lavoro per votare Tripoli col quale ha un ottimo rapporto personale ed ha collaborato per tutta la campagna elettorale”, ha aggiunto. “Sono certo di poter chiarire, quanto prima, la mia innocenza rispetto ai fatti che mi si contestano”, ha concluso l’ex presidente della Regione.