Ormai è un suo cavallo di battaglia da oltre un quindicennio, un suo must, anche volendo non potrebbe liberarsene, l’ha recitato ovunque, dai teatri tradizionali alle arene all’aperto, dal British Museum ai prati sulle rocce assolate e più lo fa più glielo chiedono e così stasera approda tra le pietre antiche del teatro greco di Siracusa: Luca Zingaretti sarà l’interprete (non certo il lettore perché reading è un termine tirchio per una performance come questa) di «Lighea», uno dei racconti di Tomasi di Lampedusa che uscirono postumi nel 1961.

Un amore a prima vista, quello dell’attore romano per il racconto di Tomasi che evoca mito e storia, leggenda e realtà, classicità e modernità, nel delirio di un incontro immaginario raccontato nel corso di un incontro immaginato dallo scrittore siciliano, quello tra un giovane giornalista de «La Stampa» di Torino e un illustre grecista, un sapiente appassionato della civiltà ellenica, siciliani entrambi, seduti ad un caffè («luogo geometrico di vite fallite») del capoluogo piemontese all’imbrunire, in una giornata del 1938.

«Una favola per adulti» l’ha più volte definita Zingaretti che ha curato anche la drammaturgia del racconto per la serata che si avvale anche delle musiche di Germano Mazzocchetti eseguite dal vivo. L’attore, davanti al leggio, fa rivivere i personaggi veri e immaginari ma soprattutto restituisce quell’atmosfera di nostalgia che sale dalle parole del professore che sembrano quasi evocare il nostro presente: la sapienza contro l’ignoranza, la forma che prevarica il concetto, la materia che sopravanza la spiritualità, le dicerie gridate come fossero verità acclarate. Ma anche piccole parentesi sulla Sicilia, sulla sua natura contraddittoria e salsa, su certe abitudini dei suoi uomini che Tomasi si diverte a mettere in bocca al suo professore in un linguaggio che è un misto di erudizione e di velato dialetto.

L’ultima volta che Luca Zingaretti è stato al teatro greco di Siracusa sedeva dall’altra parte, sui gradini, tra il pubblico, era gli spettatori ad applaudire il suo vecchio maestro d’Accademia, nonché lo scrittore che con il personaggio di Montalbano gli avrebbe regalato popolarità internazionale, Andrea Camilleri, che recitava, davanti a cinquemila persone ammagate, la «Conversazione con Tiresia», poco più di un anno fa. Chissà che oggi non dedichi proprio a lui, al grande vecchio empedoclino in bilico tra vita e morte da tre settimane, la sua serata d’attore.