Lui, Schifani, si è sempre genuflesso. E’ andato a Brucoli e ha baciato la pantofola di Balilla, l’uomo dello scandalo di Cannes; poi è andato a Ragalna e ha baciato l’anello di Ignazio La Russa, padre padrino della sua elezione a governatore della Sicilia; poi è andato all’Ars e ha fatto l’elogio di Gaetano Galvagno, il presidente sputtanato da un’inchiesta per corruzione; poi è rientrato a Palazzo d’Orleans e per placare l’ira dei franchi tiratori ha consegnato a Luca Sbardella, commissario di Fratelli d’Italia, la testa di Salvatore Iacolino, il superburocrate della Sanità. Ieri, alla festa per i tre anni del governo Meloni, ha tentato l’ennesima genuflessione ma ha ricevuto in cambio due sganassoni da Nello Musumeci. Ricordate Vittorio Gassman, il pugile suonato del film “I mostri”? Lo massacravano di botte, ma lui insisteva: “So’ contento… so’ contento”.