A 17 giorni dalla fine della sospensione, Ferdinando Croce, direttore generale sospeso dell’Asp di Trapani, passa al contrattacco. Lo fa con un dossier di circa cento pagine inviato alla Regione, al ministero della Salute e alla procura, in cui respinge le accuse legate alla vicenda dei referti in ritardo e solleva controaccuse precise. Il manager parla di «falsità» e di un «travisamento» dei fatti alla base del provvedimento della Regione, che definisce illegittimo.
Nel documento, Croce chiama in causa diversi soggetti istituzionali: i dirigenti generali Salvatore Iacolino e Giacomo Scalzo, l’ex assessora Giovanna Volo e l’attuale, Daniela Faraoni, ma anche il primario di Anatomia patologica Domenico Messina. Secondo Croce, i ritardi nei referti risalirebbero al 2023, quando alla guida dell’Asp c’era il commissario Vincenzo Spera, e la situazione critica sarebbe stata sottovalutata già allora: non sarebbe stata attivata nemmeno l’app con funzionalità “alert” che avrebbe consentito un controllo sui tempi.
Il manager, che ha assunto la guida dell’Asp come commissario nel febbraio 2024 e poi come direttore generale a partire da luglio, appoggiato (e poi difeso) dalla clorrente musumeciana di Fratelli d’Italia, sostiene di essere stato informato della gravità del problema solo in estate e di aver subito inviato una richiesta d’aiuto, in gran parte ignorata. Contesta inoltre l’uso di parametri (come la presunta soglia di 2.500 esami) mai ufficialmente certificati (il reparto riusciva a garantirne appena un terzo), e denuncia presunte alterazioni da parte dell’assessorato in risposta a un’interrogazione parlamentare.
Nel frattempo, si attende il verdetto del giudice del lavoro sul ricorso contro la sospensione, così come la relazione degli ispettori ministeriali. Il governo regionale potrebbe però decidere per la decadenza di Croce anche prima del termine. Se ciò non avverrà, il manager tornerà formalmente in carica tra poco più di due settimane.