La partita delle nomine in Sac, la società che controlla gli aeroporti di Catania e Comiso, è ormai diventata un esercizio di equilibrismo politico. E il rischio è che dietro i tatticismi, le lottizzazioni e i veti incrociati si consumi l’ennesima occasione perduta. Fontanarossa è infatti il quarto aeroporto d’Italia per traffico passeggeri (almeno nelle rilevazioni di aprile), il vero hub della Sicilia orientale, dove da qualche mese si decolla persino per New York. Peccato che, nonostante i propositi di privatizzarlo, sia gestito come una mera poltrona di sottogoverno.
La novità delle ultime ore è che persino un equilibrio apparentemente raggiunto tra gli alleati del centrodestra rischia di essere bloccato da un solo uomo: Renato Schifani. Il presidente della Regione ha fatto sapere di non voler “ratificare accordi catanesi fatti da altri”, prendendo tempo sulle nuove nomine nel cda della Sac. L’assemblea, convocata nei giorni scorsi, è saltata proprio per la mancata indicazione dei nomi da parte del socio forte, la Camera di Commercio del Sud-Est, oggi controllata da un commissario di nomina regionale.
Eppure l’accordo sullo schema 1-3-1 (un forzista, tre meloniani, un autonomista) sembrava cosa fatta. Con la riconferma di Nico Torrisi come Amministratore delegato, il via libera a tre consiglieri di Fratelli d’Italia, uno dei quali in corsa per la presidenza (gradito a Galvagno e a La Russa), e l’ingresso di un profilo caro a Raffaele Lombardo. Il tutto in pieno stile Ars, senza alcuna reale discussione pubblica sulla visione industriale dello scalo. Perché è questo il punto: l’aeroporto di Catania non è solo una fabbrica di voli, ma un’infrastruttura strategica con oltre 10 milioni di passeggeri l’anno e una funzione logistica, turistica ed economica decisiva per l’Isola. Un po’ come nella Prima Repubblica, con l’aggravante che nel frattempo è cambiato tutto: lo scalo è in fase di privatizzazione e, se mai si farà sul serio, dovrebbe attirare investitori e piani industriali, non solo correnti e clientele.
L’unico vero dibattito, se così si può chiamare, si è aperto a Siracusa. Dove Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno contestato l’indicazione nel Cda di Agata Bugliarello, da parte del presidente del Libero Consorzio, Michelangelo Giansiracusa: l’avvocata è ritenuta troppo vicina al sindaco Francesco Italia e al deputato centrista Giuseppe Carta (Mpa). E così la polemica sul metodo serve solo ad alzare la posta in palio: le nomine sono scelte politiche e ogni casella vale oro. Altro che figure competenti o rappresentative del tessuto produttivo. Le dichiarazioni di principio si sprecano. “Serve professionalità, rappresentatività, competenza” dicono da FdI e Forza Italia. Ma nel frattempo nessuno mette in discussione che il cuore della partita è la spartizione delle quote di controllo, con il via libera alle designazioni solo se si rispettano gli equilibri della coalizione.
Intanto, mentre lo stallo va in scena, la Sac resta con un Consiglio d’Amministrazione scaduto (e scadente). E con una governance che sulla carta dovrebbe guidare il rilancio anche dell’aeroporto di Comiso, ridotto a scalo fantasma dopo anni di disattenzione e bandi inefficaci. L’ultimo della Camera di Commercio del Sud-Est, da 9 milioni di euro, è servito solo a programmare voli dal prossimo inverno o, nella maggior parte dei casi, dall’estate del 2026. A parte pochi collegamenti stagionali e charter, l’aeroporto resta ai margini della rete. E per i voli su Roma e Milano, almeno per questa estate, ci si affida alle trattative della sindaca di Comiso con Aeroitalia: due trattative private, ognuna delle quali dal valore di 139 mila euro, per cancellare la vergogna dei mesi scorsi, quando la stessa Aeroitalia interruppe i voli unilateralmente.
Si resta in attesa del bando europeo sulla continuità territoriale, in scadenza il prossimo 14 luglio (i voli saranno operativi non prima di novembre). Ma nel frattempo continuano a registrarsi le voci critiche: una è quella del deputato Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa alla Camera. “All’Aeroporto di Comiso – ha detto l’ex segretario regionale della Lega – non sono mancate e non mancheranno le risorse finanziarie regionali e nazionali. Ciò che mi sembra sia mancato in tutto questo tempo è la strategia e la capacità di pianificazione per gestire la difficile convivenza con lo scalo etneo, di cui il Pio La Torre non è né la dépendance né la ruota di scorta”. E aggiunge: “Non c’è nessuna aspettativa per i voli della stagione estiva, bisogna iniziare a lavorare per il prossimo anno e soprattutto per il futuro, con la consapevolezza che lo scalo di Comiso richiede attenzione continua e nuova intelligenza strategica, anche perché bisogna essere consapevoli che la strada del cargo (battuta e finanziata dalla Regione con 20 milioni) e della logistica non è la panacea di tutti i mali, anzi può rappresentare, come più volte evidenziato dagli imprenditori locali, un clamoroso autogol”.
Minardo chiede quindi un incontro urgente con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini per conoscere le intenzioni del nuovo cda della Sac, che auspica venga finalmente costituito entro la prossima settimana. È il segnale che qualcosa si muove, almeno sul piano delle dichiarazioni. Ma finché non si sblocca la governance, tutto resta sospeso.
Il paradosso è evidente. Mentre Comiso arranca tra voli in partenza e accordi ancora sulla carta, a Catania si consuma il balletto delle poltrone. Da un lato un aeroporto a rischio desertificazione, dall’altro uno scalo saturo, che avrebbe bisogno urgente di investimenti, collegamenti ferroviari, intermodalità, parcheggi e logistica. E intanto Palermo – che pure si appresta a seguire il percorso della privatizzazione – resta senza una guida: manca il direttore generale e manca un amministratore delegato, dopo le dimissioni “indotte” di Vito Riggio. Anche lì, come altrove, la politica è entrata a gamba tesa, bloccando processi decisivi proprio nel momento in cui servirebbe una visione industriale e manageriale.
Si discute solo di chi occuperà le caselle, non di come trasformare davvero gli scali siciliani in infrastrutture moderne e competitive. E a nulla valgono i segnali di apertura, come quello del commissario regionale di FdI, Luca Sbardella, che avrebbe accettato di procedere con le nomine di Sac anche in assenza del rinnovo degli organi camerali. È tutto congelato. Sospeso. In attesa di una telefonata, di un via libera, di un gesto distensivo da parte di Schifani. Che per ora non arriva.