Sulle primarie del campo progressista aleggia una certa curiosità. Non tanto, e non solo, rispetto ai dibattiti tematici (ieri se n’è celebrato uno a Ragusa sulle infrastrutture, con un galante battibecco tra Claudio Fava e Barbara Floridia sui vantaggi arrecati dalla presenza del Frecciabianca nell’Isola: nulli), ma su quello che sarà il numero di votanti. Sulla piattaforma SkyVote, a ieri, si erano registrate fra 16 e 17 mila persone, di cui appena il 9% ha richiesto di accedere al voto in presenza (cioè in uno dei 32 gazebo che domenica 23 luglio saranno allestiti nelle città più importanti). Siamo lontanissimi dalle attese sfolgoranti (il segretario del Pd, Anthony Barbagallo sperava di arrivare a 100 mila), ma anche dall’obiettivo sussurrato in questi giorni dai partiti: 30 mila iscrizioni, il minimo sindacale.

Ed è impossibile, a una decina di giorni dalla celebrazione dell’evento, fare troppi calcoli. Si muoveranno oppure no le truppe cammellate del Pd, che in questi giorni (specie a Palermo) battono la fiacca? Quale sarà l’appeal di Barbara Floridia sui militanti dei 5 Stelle? Riuscirà Claudio Fava, come spera, a debilitare i due apparati, prendendo voti agli uni e agli altri? Domande che rimarranno inevase fino al rush finale, anche se dall’appuntamento di piazza San Giovanni, molto partecipato dai grillini, emerge un dato inconfutabile: dall’annuncio di Barbara Floridia (il 30 giugno) le registrazioni sarebbero aumentate con andamento più costante. La sensazione è che il M5s, al momento dei click, possa fare ancora la differenza. E che il principale competitor sia Fava, il quale gode di un consenso trasversale e di una capacità critica – sulle cose di Sicilia – che alle altre due manca.

A precisa domanda sul governo Musumeci, Barbara Floridia risponde che “siamo concentrati sui nostri temi. La nostra è una campagna elettorale non contro qualcuno, ma basata su soluzioni concrete”. Nel volgere di pochi secondi, però, precisa: “Non ci saremmo messi in gioco, e non mi sarei messa in gioco io stessa, se avessi pensato che Musumeci avesse fatto anche solo qualcosa di buono. No, non credo abbia fatto un buon lavoro, credo sia necessario provare a offrire alla Sicilia un’alternativa valida e soprattutto concreta”. Anche l’onorevole Chinnici, da cui traspaiono intenti generosi e rigore morale da fare invidia, risponde più o meno alla stessa maniera: “Io sono forse una candidata fuori dagli schemi. Non amo dare giudizi sul governo in carica, perché la mia è una candidatura “per” e non una candidatura “contro”. Dare giudizi non compete a me. Saranno i siciliani, quando saranno chiamati a votare, a esprimere un giudizio sul governo attuale”.

Il giorno prima, a Palermo, la figlia di Rocco, il magistrato ucciso per mano di Cosa Nostra, era stata costretta a spiegare i motivi della sua vicinanza col Pd, al quale non è materialmente iscritta. E che tuttavia l’ha selezionata, secondo i più maligni, “per evitare di indicare il candidato alla presidenza della Regione”. Rassegnandosi, in pratica, a una sconfitta già scritta. Se fosse per gli umori della piazza, e delle presenze, non ci sarebbe storia. A Ragusa si ritrovano molti dei deputati regionali grillini: da Nuccio Di Paola, attuale referente regionale, passando per Luigi Sunseri (che si era detto disponibile a correre per Palazzo d’Orleans); fino a Giampiero Trizzino, reduce da una traversata sulla Palermo-Catania con un’ora di interruzione. C’è la deputata iblea Stefania Campo, l’ex sindaco di Ragusa Federico Piccitto, ma soprattutto il sottosegretario Giancarlo Cancelleri, che smanetta sul cellulare e ogni tanto plaude alle frasi di Floridia, di fronte alla prova più ardita: confermare il buon lavoro compiuto a Roma dall’attuale sottosegretario alle Infrastrutture.

“Sul Frecciabianca non ha saputo rispondere”, è il commento di un big del M5s. Spacciare come innovativo un servizio ormai desueto e simile a una littorina (“Solo che costa di più”, conferma Claudio Fava), si rivela un azzardo. Così come le dichiarazioni sulla Ragusa-Catania, il cui bando di gara è stato rinviato tre volte per l’aumento dei costi dei materiali: “Entro l’anno potranno aprire i cantieri – si sbilancia la Floridia – e se, per l’aumento dei prezzi, mancheranno 190 milioni prendo l’impegno di aggiungerli”. Miracoli della campagna elettorale. Ma almeno si discute, e la partita si anima. Mentre Caterina Chinnici, conscia di essere una “candidata fuori dagli schemi” (parole sue) spiega perché la lontananza dalla Sicilia, per di più dalla fine del governo Lombardo (dove ha rivestito l’incarico di assessore alla Funzione pubblica), non finirà per danneggiarla. Semplicemente perché “non è così. Col mio lavoro al parlamento europeo, da otto anni a questa parte, sono sempre stata presente. Forse il mio difetto principale è essere una persona che lavora tanto, ma comunica poco”. Sarà come dice lei, ma il partito non sembra ribollire d’entusiasmo. Il segretario Barbagallo non si vede: “E’ in giro a promuovere le registrazioni alla piattaforma”. E Nello Dipasquale, unico deputato ibleo, scompare nel nulla dopo un saluto iniziale.

Aleggia, all’orizzonte, un altro convitato di pietra: Raffaele Lombardo. C’è il timore, nemmeno troppo mascherato, che l’intervento di “alcune truppe del centrodestra”, magari “di stampo autonomista”, possa condizionare in volata il meccanismo delle primarie. E far pendere la bilancia dalla parte della Chinnici. In nome di una vecchia amicizia che non si è mai sopita. E di un rapporto di lavoro che fino all’altro giorno l’eurodeputata non ha avuto la forza, né il modo, di rinnegare. L’ex governatore di Grammichele, che fatica a trovare il suo spazio nel centrodestra, resta all’erta. Ma da qui a un intervento diretto nella competizione ce ne passa. Per ora è soltanto una suggestione di mezza estate. Da parte di qualcuno, forse, è qualcosa in più.