Il 3 novembre è arrivato l’apprezzamento della giunta, un paio di giorni fa il parere della commissione Bilancio. L’ultima proposta di riprogrammazione delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione 2014-20, per oltre 1,2 miliardi, è partita alla volta di Roma. Dovrà essere approvata dal Ministero della Coesione territoriale. Da quel momento la Regione siciliana potrà passare all’atto pratico: cioè la pubblicazione di bandi e avvisi, propedeutica all’erogazione delle somme promesse.

Sembra il solito refrain per prendere tempo. In effetti lo è. A dieci mesi dall’inizio della guerra, infatti, la Sicilia è ancora in attesa della Finanziaria di guerra. La panacea di tutti i mali, la manovra più imponente della storia, che in un batter d’occhio avrebbe dovuto allentare la sindrome da Covid di 5 milioni di persone. Bloccata da somme incerte e da passaggi burocratici già noti: il Comitato di Sorveglianza, la Commissione Europa, il Dipe, il Ministero del Mezzogiorno. Ma chi l’ha costruita, sapeva. Affidare 1,4 miliardi – è questa la previsione iniziale – a una complessiva “rimodulazione” delle risorse, che avrebbero dovuto cambiare “indirizzo” (da spesa per investimenti a spesa corrente), era un rischio contemplato. Che avrebbe richiesto tempo.

Eppure l’assessore Gaetano Armao e il dipartimento Programmazione, mero esecutore della volontà politica del governo regionale, hanno deciso di percorrere questa strada in salita. E i risultati si vedono tutti. Esultare, come fa Armao, “perché abbiamo fatto un lavoro enorme”, anche se pochissimi aiuti sono giunti ai siciliani in otto mesi di gestazione, restituisce la cifra dell’ambizione di questa terra e di chi la guida. Cosa dovrebbero fare i siciliani? Esultare perché un click-day da 125 milioni è andato in fumo e solo le briciole – si parla di 2.155 euro a impresa – finiranno entro dicembre (forse) sul loro conto? O perché 800 aziende, che hanno partecipato al primo bando per operatori turistici, hanno vinto la possibilità di offrire dei voucher a viaggiatori che non si vedono né ora né all’orizzonte? O perché nei prossimi mesi – è tutto declinato al futuro – qualcuno potrà rifarsi la facciata della casa dopo aver mandato al macero i potenziali guadagni di un anno?

Scorrendo la lista dei regali, sono tantissimi i capitoli che devono prendere ancora forma. Ad esempio, quello relativo al fondo perequativo per i Comuni, di 263 milioni di euro, che dovrebbe consentire ai sindaci – era stato promesso ai cittadini – di ridurre i tributi locali (dalla Tari in giù). Il meccanismo è stato sospeso o, come nel caso di Leoluca Orlando a Palermo, posticipato, in attesa che i soldi del Monopoli diventino soldi veri. Quanto altro tempo ci vorrà?