Il mercato delle banche è in fermento, soprattutto in Sicilia. Banca Igea, la creatura di Francesco Maiolini, è a un passo dall’acquisto di Banca del Fucino, l’istituto della famiglia Torlonia – una quarantina di sportelli fra Lazio e Abruzzo – che vanta ottime referenze nei salotti dell’aristocrazia laziale e in Vaticano. Oggi sono in programma i cda dei due enti, che potrebbero portare alla fusione. L’obiettivo di Maiolini è un aumento di capitale pari a 55 milioni che permetterebbe di saldare alcuni dei debiti contratti dai Torlonia.

Il patron di Banca Igea, che nel passato aveva costituito Banca Nuova, si è affidato a una serie di imprenditori e fondazioni (fra cui Fondazione Sicilia) che potrebbero semplificargli la vita in questa operazione. Ad esempio il gruppo di Giorgio Girondi, che ha fatto fortuna realizzando componenti per auto. Mentre Banca Igea sta per chiudere in attivo il secondo anno di fila, quella del Fucino ha necessità di ricapitalizzare. E la famiglia Torlonia da sola non riesce. Una lite fra gli eredi – da parte di Carlo, primogenito del principe Alessandro, c’era il timore che venissero impegnate collezioni di famiglia per chiudere il passivo – ha portato a un sequestro del patrimonio ci quasi 2 milioni di euro. Ma ciò non influirà sul buon esito dell’operazione. Banca Igea, che vanta sportelli a Catania, Palermo e Roma, sarebbe il primo istituto di credito siciliano a fare affare fuori dall’Isola.