“È un sogno per tutti i musicisti palermitani quello di suonare sul palco del Teatro Massimo. Da ragazzino vai a seguire l’Opera e i concerti, e stai lì a pensare: ‘Chissà se mai lavorerò qui, un giorno!’”. Poi, se il sogno si trasforma in realtà, l’emozione risulta allora incontenibile! Lo sa bene Alberto Maniaci, giovanissimo direttore d’orchestra palermitano, 32 anni, che venerdì 13 settembre alle 20.30 debutterà con la direzione della celeberrima Traviata di Giuseppe Verdi. “Un trampolino importante oltre che una grande prova considerato che mi esibisco all’interno della Stagione operistica, in Sala Grande per la prima volta. Un momento che mi emoziona molto!”, racconta. C’è un legame affettivo che unisce Maniaci con il teatro cittadino. Non è la prima volta, infatti, che vi collabora sia in qualità di direttore che di arrangiatore e autore. Ricordiamo le opere “Oh che armonico fracasso!”, liberamente tratta da “Il Maestro di Cappella” di Domenico Cimarosa, “Il duello alcomico” liberamente tratto da “Il duello comico” di Giovanni Paisiello, “Teresa Valery” con la divertentissima Teresa Mannino e la regia di Alberto Cavallotti. Poi la direzione del progetto sociale “Figaro! Opera Camion”, dal Barbiere di Siviglia di Rossini e la produzione “Le Nuvole di Carta” di G. D’Aquila e G. Borruso. Ancora, a luglio del 2018 dirige le opere “Don Pasquale” e “L’Elisir d’amore” di Donizetti per la stagione estiva.

Alberto Maniaci si esibirà con un cast di artisti under 40. E le aspettative non sono poche nè affatto scontate. “Con una fiducia versata ai giovani da parte del Teatro, mi aspetto che Traviata risulti un prodotto ben fatto, con una critica clemente, apprezzata dal pubblico per un lavoro portato in scena da giovani professionisti”. Giovani come la spagnola Ruth Iniesta, che per la prima volta recita nei panni di Violetta, e torna a Palermo dopo il successo come Elvira ne “I puritani”, in scena ad aprile 2018 e come Gilda in “Rigoletto”, con la regia di John Turturro. Giovani come anche il tenore Francesco Castoro.

Alberto, cos’è per te la musica? “La musica è un gioco. Quello che voglio trasmettere è di non perdere la gioiosità di fare musica ed essere giovani, non sono solo di comunicare emozioni, sensazioni o idee musicali con la gestualità. Per alleggerire la grande tensione e la grande attenzione che richiede un lavoro come l’opera lirica. Un lavoro affascinante che parte dalle prove al pianoforte con i cantanti, per poi passare all’incontro con il regista dove cerchi una simbiosi con la tua idea musicale, ad esempio: come interpretare un recitativo o come pronunciare una singola parola. Poi si passa all’orchestra prima di unire i cantanti con l’orchestra”. Tanti tasselli, insomma, che formano un puzzle maestoso, che si compongono giorno dopo giorno fino ai tre giorni prima del debutto, nella prova generale. Un processo complesso, macchinoso, di almeno tre settimane. Poi si va in scena. “Ciò che conta è arrivare ben preparato e con una certa sicurezza nella prova d’insieme. Dopo, non puoi fare altro che divertirti.

Dopo La Traviata, in scena fino al 27 settembre, Maniaci volerà in Sardegna per “Il Trovatore” di Verdi, in scena al De Carolis di Sassari, diretta da un altro giovanissimo palermitano, il regista Roberto Catalano oltre a svolgere la sua attività di docente in Teoria e Pratica Musicale per la Danza e accompagnatore alla danza al Liceo Coreutico “Regina Margherita” di Palermo e Orchestrazione e Concertazione Jazz al Conservatorio di Musica di Ribera.