Tre ex rettori e sette direttori di dipartimento dell’Università di Catania, secondo la Procura, si sarebbero «associati» per decidere i vincitori di una miriade di concorsi. Lo scrive su L’Espresso Antonio Fraschilla, dopo aver visionato le 43 pagine che contengono la richiesta di rinvio a giudizio. L’inchiesta Università Bandita, che ha messo in ginocchio uno degli atenei più antichi d’Italia, procede a fari spenti, ma nei prossimi mesi, soprattutto dopo la seconda udienza preliminare in programma il 17 marzo, potrebbe arricchirsi di nuovi elementi. Portando alla sbarra un’enorme fetta di classe dirigente. Nel mirino della procura sono finiti gli ex rettori Francesco Basile e Giacomo Pignataro, l’ex prorettore Magnano San Lio, e i direttori di dipartimento Giuseppe Barone, Michela Cavallaro, Filippo Drago, Giovanni Gallo, Carmelo Monaco, Roberto Pennisi e Giuseppe Sessa.

I concorsi pilotati, per permettere ad alcuni “protetti” di accedere alle cattedre più prestigiose, sarebbero addirittura 43. In un secondo filone d’inchiesta sarebbero coinvolti altri 45 docenti (ma in questo caso non compare l’accusa di associazione a delinquere). Come racconta l’Espresso, “in alcuni casi il posto veniva assegnato al figlio del grande docente di turno. E per consentire l’assunzione interveniva anche il rettore di turno, invitando i colleghi a non disturbare il percorso per il figliol prodigo”. Come accaduto al dipartimento di Economia, dove l’obiettivo era “far conseguire l’assunzione per un posto di docente di prima fascia ad Antonio Barone, figlio del più noto professore Giuseppe Barone, evitando però casi di incompatibilità. Scrivono i pm nella richiesta di rinvio a giudizio: ‘Pignataro nella qualità di rettore dopo aver deciso la chiamata di Antonio Barone e di altri due docenti ed individuato i dipartimenti presso cui avrebbero dovuto prestare servizio, diramava a tutti i direttori di dipartimento un fittizio interpello ma contestualmente contattava i direttori di dipartimento imponendo loro di non avanzare alcuna richiesta. Effettuava poi pressioni su uno dei componenti del dipartimento di Economia, Roberto Cellini, contrario alla chiamata del docente’”.

Funzionava più o meno così. Un sistema marcio fin dalle fondamenta, di cui, evidentemente, non tutti hanno tratto insegnamento. I docenti travolti dall’inchiesta, esclusi quelli già in pensione, continuano a insegnare all’università. Il nuovo rettore Francesco Priolo (che ha preso il posto di Basile) non ha fatto costituire l’Ateneo come “parte civile” (attende prima il rinvio a giudizio). Gli studenti non muovono un dito.