Andrea Licari ha fatto per tanti anni il barman nelle discoteche di Rimini e Milano Marittima. E’ anche un appassionato di informatica. Ma nel 2007 gli hanno diagnosticato una sclerosi multipla progressiva, così ha dovuto reinventarsi in tutto, diventano apicoltore. Già, apicoltore. All’apparenza non c’entra nulla. Ma Andrea, dopo aver intrapreso i classici trattamenti da sballo – “Ogni volta tornavo a casa distrutto, perché un ciclo di terapia per noi è davvero pesante” – ha deciso di indagare più fondo. “Tra i quasi 1.000 siti, blog e forum consultati in tutto il mondo – ha spiegato all’Ansa -, ho trovato una parola che mi è balzata subito agli occhi: ‘veleno d’api’ e da lì è iniziato questo rapporto viscerale e d’amore con questo essere straordinario”.

Questa cura in Oriente ha cinque mila anni di storia, mentre in Europa è arrivata solo a cavallo del Novecento. Licari scopre che “la risorsa delle api non è solo il nettare, il miele, ma il veleno. E dopo avere miscelato i miei risultati con l’esperienza di alcuni terapisti dell’agopuntura, decido di farmi pungere”. La tecnica si apprende col tempo. Così, a scopo terapeutico, Licari comincia a studiare le api: “Adesso so distinguerne l’età – svela a Felice Cavallaro, sul Corriere – le varie specie, come marcare le regine. So prenderle con le dita”. E assieme all’Anffass vuole trasformare le sue arnie, in cui alleva centinaia di esemplari in “un apiario didattico inclusivo senza barriere”, come scrive sul sito web che cura direttamente grazie all’esperienza acquisita sul campo: “Il terreno lo abbiamo già individuato ora stiamo raccogliendo i fondi per realizzare il progetto, tramite una campagna di crowdfunding raggiungibile dal sito www.biopassioni.it”

Andrea, costretto da quasi quindici anni sulla sedia a rotella, vive nella sua casa di campagna a metà strada fra Trapani e Mazara del Vallo. E’ lì che si fa donare il veleno per alleviare i suoi dolori, e trovare pace da tremori, crampi e formicolii della malattia: “Il veleno delle api è un ottimo antinfiammatorio naturale non certo una cura per la sclerosi – spiega -. La prima volta che ho iniziato con le punture d’api, premunendomi però di un kit d’emergenza per eventuale shock anafilattico, non ho sentito immediatamente un gran sollievo, ma poi lentamente ha cominciato ad alleviare i dolori sul mio corpo”. Oggi è diventato il signore delle api, gestisce dieci alveari e dà consigli. La sua malattia gli ha fatto scoprire nuove possibilità. A disposizione di tutti.

(foto di Max Firreri, agenzia Ansa)