Alle parole della regista palermitana Emma Dante, che contesta la formula del teatro in streaming, replica Gery Palazzotto, responsabile della comunicazione per il Teatro Massimo di Palermo. Che su Facebook riprende il post e lo commenta: Della serie, vivere fuori dal tempo (e dai tempi). Emma Dante ha la fortuna di potersi concedere un periodo di pausa perché il conto in banca glielo consente: per altri è diverso. Ha anche l’ardire di inanellare inesattezze senza che nessuno gliele faccia notare: non è assolutamente vero che che i critici, almeno dalle nostre parti, abbiano un trattamento di favore dato che guardano lo spettacolo in streaming esattamente come tutti gli spettatori (lo spettacolo pensato per lo streaming è tutto un altro tipo di spettacolo, ma questo poco importa in certi casi con certi interlocutori). Quanto alla mortificazione delle performance degli artisti va ricordato che ormai ci sono livelli di streaming più che accettabili e che, vivendo in era di Covid e non nei pressi di Paperopoli, fare di necessità virtù è un buon modo, anzi l’unico, di sopravvivere. Qui l’unica mortificazione in vista, a mio modesto parere, è quella della ragione. Perché continuare ad arroccarsi in posizioni assolutiste in tempi di relatività estrema, o se vogliamo di miseria incombente, è come lamentarsi per i calzini bagnati quando si è su una solida barca e tutti gli altri sono con l’acqua alla gola. Tenere aperti i teatri oggi è un sacrificio di testa e pancia, di muscoli e fegato. Scegliere di non sporcarsi le mani e di discettare dal balcone è legittimo. L’importante è avere pudore nel giudicare, da una comoda poltrona, chi nuota controcorrente per non annegare”.