Se volessimo analizzare la situazione con un pizzico di cinismo e malcelato fastidio, sarebbe facile affermare che Antonio Ponte, un napoletano trapiantato in Svizzera, classe ’51, sia solo l’ultimo agnello sacrificale sul trono di Maurizio Zamparini. Ma il mondo del calcio non è nuovo a sorprese, così come il carattere burrascoso del presidente, talvolta, può riservare discrete novelle. Intrise d’affetto e ragionamento. Quindi, mettiamo da parte le congetture e passiamo ai fatti.

La nomina di Ponte, proprietario del gruppo Raifin, che si occupa di finanza aziendale, arriva a un anno di distanza dal bagno di folla riservato a Paul Baccaglini, l’ex Iena che aveva deciso di prelevare il Palermo calcio e a cui Zamparini, prima della clamorosa rottura, aveva preparato il red carpet. Una svista, ovviamente. La situazione di Ponte è un po’ diversa: collabora con Zamparini già da mesi e il suo ruolo, stando ai bene informati, sarà quello di trovare investitori e concretizzare il passaggio di proprietà di cui a Palermo si parla ormai da anni. Insomma, Ponte non si occuperà granché delle questioni di campo. Lascerà l’incombenza a Rino Foschi, il direttore sportivo, e traghetterà, se ne sarà in grado, il club di Viale del Fante verso una nuova era.

Anche se il rapporto con il patron non è iniziato nel segno della trasparenza. Dopo che domenica, attraverso un comunicato, il Palermo sbatteva su tutti i giornali il nome del nuovo presidente (a decorrere, però, dal 26 ottobre), Ponte si è un attimo risentito: “Ringrazio Zamparini per la fiducia anche se ha fatto questo annuncio prima della firma”. E poi, per addolcirgli la pillola e non provocare le solite isterie, ha aggiunto: “Stiamo realizzando qualcosa di importante. Io mi sto già dando da fare per il Palermo, il primo obiettivo è quello di vendere. Avere la fiducia sia da parte di chi intende cedere le quote, sia da chi intende investire sulla società è positivo”.

A prescindere da quanto rimarrà al timone, o da come andrà l’avventura, Antonio Ponte non è nuovo in questo mondo. Dal 1999 al 2001 è stato azionista del Siena calcio. Poi ha prelevato la Carrarese e nel 2014 è tornato al Siena dopo il fallimento della gestione Mezzaroma, riportando i toscani fra i professionisti. Durò poco. Il background calcistico di Ponte è dovuto a un legame di sangue: il fratello Raimondo – che trascinò alla guida della Carrarese – fu un buon giocatore in patria (la Svizzera in questo caso) con la maglia del Grassoppher. E Antonio fu il suo procuratore.

Ponte, come ribadito da lui stesso, sarà il collegamento fra Zamparini e i gruppi (da Follieri agli americani) interessati all’acquisto della società. La cessione non è più un’operazione differibile. Il rapporto fra il patron friulano e la piazza si è deteriorato da tempo. Sono come marito e moglie che non si guardano più faccia, ma sono costretti a convivere. L’ex presidente del Siena si è visto in tribuna per la prima volta in occasione della vittoria interna contro il Perugia, l’ultima di Tedino. Adesso la squadra è in mano a Stellone e domenica scorsa ha riposato.