A Genova, al posto del viadotto Morandi, aveva immaginato un ponte “dove mangiare e giocare”. A Messina, sullo Stretto, non ci sarà – invece – alcuno spazio ludico. Sono le regole imposte da Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, che continua a seminare gaffe e verdetti anche all’indomani dell’estate più lunga della sua vita, coincisa la tragedia del Ponte di Genova. La cui ricostruzione non sarà affidata (a quanto pare) a chi è stato responsabile del crollo (ci mancherebbe pure).

Ai siciliani che sognano, invece, ancora un collegamento via terra con il resto d’Italia, il Ministro delle Infrastrutture, presente ieri in Calabria, ha inflitto un duro colpo: il Ponte non si farà. Un iter lungo quarant’anni, che non vede alcuna luce in fondo al tunnel. Una decisione politica se ce n’è una. Come quelle, d’altronde, assunte dai governi precedenti che non hanno mai auto la forza di investire nell’opera (ritenuta non prioritaria) e sbloccare la situazione. Toninelli, l’estremo untore degli sprechi (degli altri), si è pronunciato: “Il Ponte sullo Stretto – ha detto – è la rappresentazione plastica del fallimento della vecchia politica”.

Plastico che va, plastico che viene. Perché proprio una foto (sorridente) in posa col plastico del viadotto Morandi, nello studio di Vespa, era costato al ministro il linciaggio social qualche settimana fa. Ma qui la questione diventa seria e l’impegno politico dei 5 Stelle è chiaro: “La presenza del ponte nelle vecchie leggi obiettivo ha portato al fallimento di ogni impegno. – ha dichiarato ancora Toninelli – In un paese con una vetustà infrastrutturale come quella dell’Italia – ha aggiunto – penso che la più grande opera sia quella di mettere in sicurezza tutte le piccole e grandi opere che abbiamo. È questa la vera priorità, non il Ponte sullo Stretto”. Freddate così, anche le speranze dell’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, che qualche tempo fa aveva aperto un nuovo spiraglio per la realizzazione dell’opera. Che puntualmente, in ogni campagna elettorale che si rispetti, torna di moda. Ma che altrettanto puntualmente svanisce quando ci sarebbe da fare sul serio. Le priorità sono sempre altre.