Organizzavano i summit al largo di Mondello, a bordo di un gommone, come i vip. Fino a ieri, quando un’azione coordinata dallo Sco e dalla squadra mobile di Palermo, che ha visto anche la collaborazione dell’Fbi, ha fatto saltare il banco: 19 componenti dei clan Gambino e Inzerillo sono stati arrestati fra il capoluogo siciliano e New York, una tratta a lungo utilizzata negli anni ’80 in traffici illeciti di stupefacenti. Molti degli Inzerillo, espatriati in America durante gli anni delle stragi per non rimanere schiacciati dalla potenza di Totò Riina, da qualche tempo erano tornati in Sicilia e invitati a far parte della nuova Cupola, già sgominata nei mesi scorsi con l’arresto di Settimo Mineo. Ma gli inquirenti si concentrano soprattutto su quel “tesoro” accumulato anni fa e mai sequestrato. Potrebbe trovarsi ancora negli States. “Abbiamo scoperto dei flussi di denaro fra gli Stati Uniti e la Sicilia” ha confermato il procuratore aggiunto Salvatore De Luca, che coordina il pool di Palermo. A bordo del gommone, Tommaso Inzerillo, detto “u muscuni”, suggeriva a Thomas Gambino di lanciarsi in nuovi affari: non nell’edilizia – ritenuta pericolosa – quanto nel food and beverage: “Ci vuole gioventù”. Una parte di soldi spariti sarebbe riapparsa su alcune carte di credito utilizzate per fare acquisti a Palermo: “La famiglia Gambino di New York – insiste il direttore centrale anticrimine della Polizia, Francesco Messina –influiva su alcune scelte importanti della famiglia Inzerillo”. Un intreccio di misteri e parentele ancora tutto da decifrare.