Il progetto “ha perduto i valori e i principi originari che mi avevano spinto a suo tempo ad aderire al partito di Salvini”. Elio Ficarra, consigliere comunale a palazzo delle Lapidi, è il primo a fare le valigie. La Lega, travolta dallo tsunami Figuccia, rischia di scoppiare. Almeno a Palermo, dove l’ex deputato regionale dell’Udc – che domenica sera, dopo le anticipazioni di Buttanissima, ha ufficializzato il suo passaggio al Carroccio – vorrebbe assumere la guida del partito. Ma un commissario provinciale c’è già: si chiama Alessandro Anello ed è in carica da pochi mesi. Potrebbe essere declassato al ruolo di responsabile Enti locali per la Sicilia occidentale, in aggiunta (magari) a quello di segretario cittadino. Un modo per responsabilizzarlo, evitando di seminare altre rogne.

Il presente, però, si chiama Figuccia’s dinasty: oltre a Vincenzo, salgono sul Carroccio anche la sorella Sabrina, consigliera comunale, e il fratello Marco, consigliere di circoscrizione. Lo spazio, per gli altri, si riduce. Ficarra non ha aspettato lo scoccare delle 48 ore per tirarsi fuori: “La mia decisione è figlia di una scelta che muove i suoi passi da un disagio vissuto all’interno del partito. Aderisco al gruppo misto – ha detto il consigliere – dove in modo sereno potrò svolgere il mio mandato di consigliere comunale e poi decidere la scelta da compiere, in un quadro politico di riferimento di quei valori moderati che da sempre hanno contraddistinto la mia storia politica”. Al momento nel gruppo leghista a palazzo delle Lapidi rimangono soltanto Gelarda e Anello, entrambi delusi. Qualche settimana fa si era fatta da parte Marianna Caronia, che nella doppia veste di consigliere e deputato regionale, era approdata a Forza Italia.

Le gatte da pelare, per il segretario Stefano Candiani, non mancano. Dopo aver digerito a fatica il risultato delle Amministrative, dove la Lega ha deluso in tutti i comuni dove ha presentato il simbolo, anche il momento di un’adesione – che fa crescere il gruppo all’Ars – diventa motivo di scontro. Segno che si fa molta fatica a rimuovere le scorie accumulate nei mesi scorsi. Non è escluso che i dirigenti palermitani del Carroccio, a breve, scriveranno una lettera a Salvini per rivendicare il proprio ruolo e chiedere al “capitano” di fare chiarezza.

Intanto Figuccia cerca di tranquillizzare i propri elettori con un messaggio su Facebook: “Per una volta sono io ad avere bisogno dei Siciliani. Voglio sapere cosa ne pensate. Sono assolutamente convinto che serva un progetto dirompente, immediato, operativo, capace di rilanciare infrastrutture, lavoro e insularità. Un progetto che guardi alla possibilità di restituire a questa Unica terra di Sicilia la sua bellezza riportandola al centro del dibattito politico nazionale e internazionale. Voglio che mi aiutate a far soffiare forte il vento dal Sud, rispetto ad una politica assolutamente sorda”. Poi sfodera alcuni temi assai cari al Carroccio: “Sono stanco di veder mortificata la mia Terra: autonomia, federalismo, regionalismo, tutti temi disattesi come lo Statuto speciale di cui la nostra Regione può vantare senza mai averlo visto veramente applicato. L’economia è in ginocchio e serve uscire da questo tunnel con idee forti, capaci di restituire dignità, lavoro e occupazione ad una terra che rischia di non riprendersi più da questo periodo così difficile”. Intanto l’altro deputato che si è smarcato dall’Udc, Danilo Lo Giudice, smentisce categoricamente l’ipotesi di un suo approdo alla Lega.