Se ne torna nello spazio ma con in tasca l’arancia che della Sicilia è il concentrato, la vitamina e il colore. C’è insomma da andarne fieri e da sperare che Luca Parmitano ci rispedisca le immagini della Sicilia piccola, piccola, particella dell’universo e polvere della terra. A 42 anni, appena compiuti, questo tenente colonnello astronauta di Paternò – paese in provincia di Catania scuro con la sua lava e quindi lunare – viene nominato niente meno che comandante della stazione spaziale internazionale. È il primo italiano di sempre a raggiungere questo traguardo e il terzo europeo chiamato a guidarla.

Non è invece la prima volta che Parmitano passeggia tra le stelle. Nel 2013 era partito dal Kazakhstan a bordo di una navicella, il Sojuz TmA-09M, e l’Italia si era immediatamente innamorata di questo uomo con la sua calotta cranica (parlando di astri e luna si può dire) interamente lucida e con gli occhi furbi dell’uomo levantino. Figlio di un astrofisico che gli ha insegnato a confidare più nel cielo che nella terra, Parmitano ha studiato a Catania al liceo Galileo Galilei (e dove altrimenti), ha fatto un salto negli Stati Uniti (cosa volete che sia un volo intercontinentale per uno che si aggira tra satelliti e costellazioni), si è formato a Pozzuoli dove ha frequentato l’accademia aeronautica.

Al contrario dei “capitani”, ma di ventura, Parmitano capitano lo è diventato dopo un addestramento in Texas, alla Sheppard Air Force Base, un perfezionamento in Germania e successivamente in Belgio. Insomma, non è stato eletto ma è stato reclutato dal meglio della scienza europea che si divide sulle politiche comunitarie ma che, per fortuna, almeno per quanto riguarda la conquista dello spazio, è saldamente unita. A Parmitano toccherà infatti guidare una stazione di astronauti diversa per lingua e identità. È siciliano e tutto questo non può certo spaventarlo. Nel suo blog ha scritto un’ovvietà ma di questi tempi straordinaria: «Una delle cose di cui ti rendi conto a questa distanza è che noi siamo abituati a pensare alla terra in termini di località, di luoghi diversi come i 5 contenti, città e vari paesi confinanti ma da quando sono quassù, mi sono reso conto che questa divisione ce la siamo inventata noi. Non esistono confini nel mondo».

In questi giorni di cattiveria c’è il rischio che anche Parmitano venga accusato di “buonismo” ma per fortuna, il paese che tiene gli occhi su Alberto Angela che spiega Pompei è numeroso ed è lo stesso che segue su Instagram le giornate “spaziali” di Samantha Cristoforetti, Luca Nespoli, di Parmitano appunto. Amante del jazz, a Parmitano chiediamo come in quel brano di Frank Sinatra di farci volare fino alla luna: «Fammi giocare tra le stelle/ Fammi vedere che effetto fa saltare su Giove e marte/ in altre parole, prendi la mia mano!/ in altre parole, baciami bambina».

Ci piace insomma sapere che un siciliano “bighellona” nel cielo perché nessuno ci fa comprendere il mistero di questa Sicilia meglio di Parmitano che, nel 2013, è riuscito a fotografare in uno scatto e che ce la restituisce addormentata ed eterna, circondata dalla spuma bianca, da nuvole, acqua e luce. Ha colpito lo stesso Parmitano che ha scritto: «Questa immagine mi ha colto di sorpresa… mi sono girato, ed era lì». Malinconici e umorali (lunatici), i siciliani assomigliano al viceré dello scrittore Vincenzo Consolo. Passava le sue giornate aspettando la caduta della luna, in questo caso metafora del potere che si sgretola. Ci conforta dunque sapere che un siciliano sia in contatto diretto con al di qua. Per una volta, i siciliani proveranno il brivido della buona raccomandazione. C’è da scommettere che più di uno abbia già fatto il suo nome: “Mi manda Parmitano…”. Luigi Di Maio ha promesso di abolire la povertà, ma solo Parmitano può collegare la Sicilia al paradiso.