Alberto Gentili per l'Huffington Post

Tajani in crisi: ai Berlusconi
non piace Meloni trumpiana

“Se il governo fosse antieuropeista, noi non staremmo un minuto di più al governo”. Alla fine, dopo giorni di tentennamenti, Antonio Tajani è arrivato ieri a minacciare la crisi. Dietro all’ultimatum, all’inedita postura muscolare del mite segretario di Forza Italia, c’è l’aggressiva concorrenza di Matteo Salvini che gli ruba il mestiere di ministro degli Esteri: venerdì il vicepremier leghista si è intrattenuto al telefono con il vicepresidente americano J.D. Vance e presto andrà ad abbracciarlo a Washington. E c’è, soprattutto, l’insofferenza della famiglia Berlusconi per la deriva che ha preso l’esecutivo di centrodestra. Marina, in primis, non ha gradito le ultime mosse di Giorgia Meloni. E sarebbe stata lei, raccontano, a spingere Tajani ad alzare la voce: “L’ho detto e lo ribadisco, la politica estera la facciamo io e Meloni”...

La Meloni prenota Washington
Un Trump da sventolare a Salvini

“Tu non rispondi più al telefono e appendi al filo ogni speranza mia… “, cantava Laura Pausini. Giorgia Meloni potrebbe intonare lo stesso struggente ritornello. A Palazzo Chigi e alla Farnesina c’è grande fermento. Attesa trepidante. Si lavora, pancia a terra e telefoni bollenti, per ottenere da Donald Trump una convocazione a Washington della premier nel weekend o la prossima settimana. Il motivo dell’urgenza: dare nelle prossime ore l’annuncio del primo bilaterale ufficiale tra Meloni e il presidente americano. L’obiettivo: permettere alla premier di affrontare con più forza la trattativa con Matteo Salvini sulla risoluzione da votare in Parlamento mercoledì. Quella su cui la maggioranza, lacerata sul fronte estero, si è avvitata. E poi consentirle di andare al Consiglio europeo di giovedì e venerdì con la patente di “pontiera” tra..

La tattica del sommergibile. Meloni resiste alla burrasca

La tattica del sommergibile paga. Giorgia Meloni è riuscita, in queste settimane di passione, a non dire una parola sulle mille grane che assediano il governo. Dopo aver annunciato via social il 28 gennaio di aver ricevuto un’informativa di garanzia assieme ai ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano e aver attaccato il procuratore di Roma Francesco Lo Voi, si è inabissata. Soprattutto si è tenuta alla larga dal mefitico pantano. Tant’è, che nessuno – neppure le opposizioni – si interrogano sul reale stato di salute dell’esecutivo, che non sarebbe poi così male se non fosse per i complicati rapporti con Matteo Salvini. Ma di questo parliamo più avanti. Il fatto clamoroso è che, involontariamente, Meloni sta dando una sorprendente prova di forza e di resilienza. Qualunque..

Dio salvi Salvini. E se la crisi del
Capitano travolgesse il governo?

A palazzo Chigi e a via della Scrofa, il quartier generale di Fratelli d’Italia, ormai lo sanno tutti: se dovesse scegliere tra il governo e il partito, Giorgia Meloni opterebbe per il governo. Il giocattolo le piace assai e vuole dilettarvisi fino al 2027 e… oltre. Senza scossoni, senza rimpasti, tantomeno una crisi e la dolorosa via crucis di una nuova fiducia e la nascita di un Meloni-bis. “Piuttosto che dover affrontare quel pantano, taglierei la testa al toro e andrei sparata alle elezioni”, ha confidato qualche giorno fa a un fedelissimo. Un approccio che porta la premier a pregare affinché Matteo Salvini non venga travolto dalla ribellione montante nella Lega. Continua su Huffington Post

Tutta la destra va a gonfie vele, tranne quella di Salvini

La batosta in Umbria per Matteo Salvini è stato un pessimo risveglio. “La fase brutta è alle spalle, si torna a cavalcare l’onda”, aveva confidato entusiasta all’alba del 6 novembre ai fedelissimi Claudio Durigon e Massimiliano Romeo. Era il giorno del trionfo di Donald Trump e la narrazione globale scommetteva sul grande ritorno del capo leghista. Muscoli gonfi e futuro radioso. Tanto più che il quadro astrale di Salvini appariva perfetto: The Donald alla Casa Bianca, Vladimir Putin più vicino alla vittoria, i sovranisti e l’ultradestra in avanzata in tutta Europa. A cominciare dai neonazisti di Alternative für Deutschland, con la Lega nel gruppo dei Patrioti assieme ad altri amiconi del Capitano: la francese Marine Le Pen, l’ungherese Viktor Orbán, l’olandese Geert Wilders, solo per fare qualche nome. Invece, per..

Mulè: “Cara Meloni, ora basta
con l’antropofagia politica”

“Qui ci vorrebbe Silvio Berlusconi. Giorgia Meloni dovrebbe prendere esempio da come lui gestiva la coalizione. Con lungimiranza e generosità, senza tenere conto soltanto dei rapporti di forza”. Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera ed esponente di Forza Italia, prova a mettere un freno agli appetiti e al “Cencelli muscolare” adottato da Fratelli d’Italia nel Risiko delle candidature alle elezioni regionali. Però ormai Berlusconi non c’è più e Meloni e i suoi stanno cannibalizzando voi alleati… L’antropofagia politica porta soltanto a inutili tensioni, che poi possono sfociare in disaccordi evidenti. Ed è quello che il centrodestra non deve fare memore, appunto, della lezione di Berlusconi che da leader con il 40 per cento dei voti dava uguale dignità e spazio agli alleati, non guardando ai numeri ma all’unità della coalizione che..

Un rigurgito sovranista ha fatto
inciampare Meloni sul più bello

Giorgia Meloni è inciampata sulla linea del traguardo. Fino a qualche giorno fa, a bilancio del primo anno di governo, in politica estera la premier sarebbe stata promossa a pieni voti. In barba agli allarmi e ai sospetti scattati dodici mesi fa in quasi tutte le cancellerie europee, l'inedito esecutivo di destra-centro si era mosso sui binari giusti. Anche grazie, e soprattutto, ai vincoli esterni, al rodato sistema costituzionale e agli argini e ai consigli di Sergio Mattarella. A far alzare i voti non è stata però solo diligenza e disciplina. Meloni in un anno ha costruito un ottimo rapporto con il presidente Usa, Joe Biden, in nome di un atlantismo di ferro e del sostegno all'Ucraina senza se e senza ma. Ha tessuto buone relazioni con Bruxelles, grazie al..

Berlusconi è morto, e neanche Forza Italia sta tanto bene

Niente da eccepire sul decreto Caivano perché l’ordine a Tajani è non disturbare Meloni. Il pasticcio sulle banche e l’inutile barriera anti Le Pen. Le truppe tacciono e il liberalismo non è più nemmeno uno slogan

Fascina in cenere. Azienda e
partito l’hanno già congedata

“La notizia, quella unica e vera, è che la figlia Marina ha autorizzato Antonio a dire che la famiglia sarà al fianco del partito. Non è un coinvolgimento personale diretto. Ma non è poco...”. Maurizio Gasparri, infilando la porta d’uscita prima che cominci la conferenza stampa di Antonio Tajani & C, offre la sintesi estrema del tentativo di tenere in vita Forza Italia ora che il padre fondatore non c’è più. Ma il coinvolgimento di Marina Berlusconi e dei suoi fratelli, indispensabile per la sopravvivenza e per poter immaginare un futuro del partito fondato dal Cavaliere (visti anche i 90 milioni di debiti), non è l’unica notizia che filtra dallo stanzone ultra affollato del palazzo che si affaccia su San Lorenzo in Lucina. Le altre due riguardano Marta Fascina, la..

L’ultima badante del Cav.

Forza Italia, Marta & Co.: gli eredi dell’imperatore impegnati a spartirsi un’eredità che non c’è

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