Mattia Feltri per l'Huffington Post

Non solo Meloni. L’Italia regno dello statalismo

Marcello Pera che molto ha sperato in una conversione liberal conservatrice di Matteo Salvini, ora molto spera in una conversione liberal conservatrice di Giorgia Meloni, e come s’era industriato prima così si industria adesso. Confida le sue ambizioni, o i suoi suggerimenti, in un colloquio sul Foglio di stamattina: “Un partito conservatore deve essere aperto al mercato e antistatalista”. Non sono sicurissimo che le speranze siano meglio riposte in Meloni di quanto lo fossero in Salvini, e non tanto per un santo pregiudizio sull'approccio a Stato e mercato di un partito di destra, di una destra sin qui in tradizionale esibizione di bicipiti - in fondo è per questo che Pera indica la strada. Non ne sono sicurissimo per aver ascoltato e riletto il discorso sulla visione economica di Giorgia..

Ma alla fine Lavrov sembra il meno falso di tutti

Il povero Giuseppe Brindisi - colpevole della docilissima intervista a quel vecchio lupo di Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo - è riuscito nel miracolo di ricomporre il vecchio bipolarismo, col centrosinistra fuori di sé dallo scandalo e il centrodestra issato sulle barricate della difesa della libertà di stampa. Io sto con Brindisi, ma non per quella vecchia ciabatta della libertà di stampa, ormai libertinaggio. Sto con Brindisi perché siamo circondati da piccoli Lavrov, dittatorelli del nulla di casa nostra, leader incapaci di sostenere una conversazione oltre i tavolini del bar, che pretendono domande scritte e risposte scritte, e accettano ospitate in tv soltanto previa scelta degli altri ospiti. Semmai il caso Lavrov certifica l'incapacità di distinguere fra una guerra con ripercussioni devastanti e le nostre sfarfallate di politica interna,..

Altro che Trattativa. Trent’anni di omertà su un depistaggio

Da un paio di giorni un pubblico ministero sta pronunciando la requisitoria più angosciante che si sia mai sentita in Italia. Oddìo, sentita. Non la sente nessuno, non ne sa niente nessuno, a meno che non si sintonizzi su Radio radicale, che ne dà conto perché solo Radio radicale fa servizio pubblico (ricordate la bella idea dei grillini di levarle i fondi statali?). Il pm si chiama Stefano Luciani, il tribunale è quello di Caltanissetta, il processo è sul "più colossale depistaggio della storia giudiziaria italiana": gli ergastoli rifilati per la strage di via D'Amelio - Paolo Borsellino e la sua scorta - a gente innocente sulla base di dichiarazioni di un falso pentito (Vincenzo Scarantino), individuato, torturato, istruito dalla polizia, infine creduto - diciamo così - dalle procure e..

Gerenza

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