Pietro Salvatori per Huffington Post

Giorgia Meloni e la facile arte
di buttare la palla in tribuna

Alla fine della scorsa settimana, sugli account social di Fratelli d’Italia, appare una grafica. L’oggetto è l’attacco di Giorgia Meloni al Manifesto di Ventotene, il caso politico della settimana. E insomma questa card riporta la trionfale scritta tutta in maiuscolo “Abbattuto l’ultimo muro”. Sopra c’è, per l’appunto, un muro. Non è abbattuto, ma è bucato – concediamo la licenza poetica – e dietro lo squarcio appare la scritta “Manifesto di Ventotene”. Dunque il Manifesto sarebbe stato disvelato dal muro che è caduto, non sarebbe esso stesso la parete buttata giù dalla premier, come poche ore prima aveva trionfalmente affermato il capo delegazione meloniano al Parlamento europeo, Nicola Procaccini: “Meloni ha fatto cadere il muro di Berlino anche in Italia”. Continua su Huffington Post

Meloni da Giussano. Mai così tante concessioni a Salvini

Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, è una sorta di barometro umano dell’aria che tira nella maggioranza. Giorgia Meloni ha appena finito il suo intervento a Palazzo Madama in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi. Materia scottante. A tema il sostegno all’Ucraina, il rapporto euroatlantico, il piano di riarmo proposto da Ursula von der Leyen, al quale Fratelli d’Italia ha detto sì – qualche caveat qua e là, è vero, ma che non cambia il dato politico di un appoggio convinto – e che la Lega ha messo ormai da due settimane al centro dei suoi strali. Cinque minuti prima che Romeo si affacciasse nella sala Garibaldi, quella in cui si accalcano i giornalisti e i politici che hanno voglia di chiacchierare o di prendersi un..

Il giorno in cui l’Italia
si scoprì contro l’Europa

Forse dunque è vero che viviamo in una rete di arabeschi, come diceva Ennio Flaiano, in una locuzione che era il diretto corollario dell’affermazione per cui “in Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco”. Per un giorno questa patriottica industria del ghirigoro si è trasferita a Strasburgo, al seguito di alcuni tra i suoi più illustri artigiani. Nella città che una settimana al mese ospita le sedute del Parlamento europeo, il Partito democratico ha tratteggiato l’arabesco dell’astensione sul ReArm Europe, il piano con cui Ursula von der Leyen sta provando a far fare qualcosa – e subito – a un Vecchio continente che rischia seriamente di ritrovarsi proverbiale vaso di coccio tra l’America di Donald Trump e la Russia di Vladimir Putin. Peccato che poi astensione non..

Ecco a voi Matteo Trumpini. Donald fa e Salvini copia

“Non ho cambiato idea sul mandato di arresto per Benjamin Netanyahu della Corte penale internazionale: non va arrestato, è un primo ministro regolarmente eletto e sta lavorando anche bene”. Matteo Salvini, intercettato da Huffpost fuori dalla Camera dei deputati, ribadisce la linea dura nello scontro su più livelli che si è aperto con i giudici dell’Aja. Un fronte di battaglia nazionale – l’Almasri-gate per intenderci – ma che interessa anche l’internazionale sovranista, dopo le durissime sanzioni proprio contro la Cpi adottate ieri da Donald Trump per una asserita “discriminazione” nei confronti di Stati Uniti e Israele. Il vicepremier sa di maneggiare un dossier delicato, dopo le preoccupazioni espresse da Bruxelles e da Ursula von der Leyen in persona per la brusca decisione della Casa Bianca, e in vista della visita..

Il piano di Conte: ingoiare il Grillo e rivedersi a settembre

“Né di destra né di sinistra lo sento dire da molti anni. Da quelli di destra”. Quella di Stefano Patuanelli non è una voce come tante nel Movimento 5 stelle. Non in quello di Giuseppe Conte, partito costruito a immagine e somiglianza del leader dove dietro il leader la seconda fascia dei colonnelli è stata sostanzialmente azzerata. A differenza del magma, Patuanelli ha un suo peso specifico interno (è stato ministro e capogruppo), una sua influenza e – attenzione attenzione – una sua linea politica. Che è quella dell’apertura a sinistra, della costruzione di un’alternativa di governo, del campo largo ancor prima che si parlasse di campo largo. Con chi ce l’ha Patuanelli? Con Virginia Raggi, ad occhio e croce. L’ex sindaca di Roma è una specie di baluardo per..

Il governo si spacca sui trattori
Ora lo sbarco al Circo Massimo

Otto italiani su dieci appoggiano le proteste e le rivendicazioni dei trattori, il consenso personale della premier va a picco, sei punti percentuali persi in poco più di tre mesi, un’enormità. Quando il sondaggio pubblicato da Ilvo Diamanti su Repubblica è planato sulle scrivanie di un Palazzo Chigi semi-deserto ma soprattutto è rimbalzato nelle chat dell’entourage di Giorgia Meloni, le facce si sono rabbuiate. E non ha contribuito a rischiararle l’annuncio di Danilo Calvani che ventimila agricoltori sciameranno a Roma direzione Circo Massimo, dopo aver concordato con la prefettura la presenza di un quarto delle persone e di una manciata di trattori. Fervono i contatti con il Viminale per garantire un svolgimento pacifico della protesta ma anche per disporre un cordone di sicurezza pubblica che sia in grado di mettere..

Lega piglia niente. Anatomia
di un partito sotto botta

“Per cancellare la riforma Fornero servirebbero enormi risorse”. È lo stratega delle pensioni della Lega, il sottosegretario Claudio Durigon, a certificare che l’ennesima promessa elettorale della Lega è stata scritta sulle acque di un ruscello. “Con la riforma che faremo e con il peso via via minore delle pensioni retributive, anche quella legge morirà”, assicura in un’intervista a Repubblica, ma di cancellarla non se ne parla proprio. È lo specchio delle difficoltà di un partito e di un leader che hanno giovato della distribuzione del potere dopo la vittoria del centrodestra ma che non riescono a metterlo a frutto, quasi impotenti di fronte all’influenza di Giorgia Meloni sulle decisioni chiave. Continua su Huffington Post

Europee: Meloni sì, Salvini nì,
Schlein boh, Conte invece no

Mi si nota di più se mi candido o se non mi candido? L’antico adagio di Nanni Moretti è qualcosa di più che un’ironia lieve se presa dal punto di vista dei leader dei partiti. Giugno e le sue ondate di caldo sembra lontanissimo, eppure per i tempi della politica che tutto mastica e consuma alla velocità della luce è dietro l’angolo. Il sistema elettorale impone che ognuno corra per sé, niente coalizioni, ognuno deve massimizzare la propria messe di consensi. Ecco perché Giorgia Meloni è orientata a candidarsi, il suo nome potrebbe svettare in cima alle liste di tutte e cinque le circoscrizioni, “un’ipotesi probabile” secondo il sempre ben informato presidente del Senato, Ignazio La Russa. Il brand “Meloni” è quello che tira di più nell’elettorato del centrodestra, secondo..

A Paestum la kermesse per il Cav

Ci saranno Roberta Metsola e Manfred Weber ma anche Katia Ricciarelli e Al Bano, ministri e onorevoli

Il governo Meloni mette il
disagio giovanile in carcere

Una settimana dopo la sua visita a Caivano Giorgia Meloni si siede nella sala polifunzionale della presidenza del Consiglio. È in corso la conferenza stampa alla presenza di mezzo governo, in cui si illustrano le misure adottate dal Cdm svoltosi all’ora di pranzo. Un giro di vite sui reati commessi dai minori, “ne abbiamo iniziato a discutere con i ministri quando siamo andati nel comune campano”, spiega la stessa premier. Fino all’ultimo la sua presenza in conferenza stampa non era assicurata. Anzi, fino a un’ora prima sembrava quasi scontato che non dovesse esserci. Invece con una certa platealità è entrata proprio mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi snocciolava la lunga tipologia di reati per i quali il governo ha aumentato le pene. Continua su Huffington Post

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