Giuseppe Sottile

Forza Italia, s’allarga
il campo dei murati vivi

I portavoce di Palazzo d’Orleans informano che il presidente della Regione è volato a Roma per chiedere aiuto ad Antonio Tajani, segretario di Forza Italia. Ma non dicono se all’incontro è stato invitato Marcello Caruso che formalmente è il coordinatore siciliano del partito. Schifani – lo sanno anche le pietre – è in difficoltà. Per tre anni ha picchiato duro sui deputati azzurri dell’Ars. Li ha schiaffeggiati, umiliati e puntualmente esclusi dalle scelte di governo. Aveva la possibilità di assegnare a Forza Italia due assessorati di peso – la Sanità e il Bilancio – ma ha preferito affidarli a due tecnici. Ora i nodi sono venuti al pettine. I “murati vivi” cominciano a farsi sentire e a presentare il conto. E lui vola a Roma per stroncare sul nascere il..

Aggiungi dodici posti
al tavolo della casta

Gli elettori fuggono dalle urne, gli scandali avanzano, ma i signori della casta di tutto questo se ne fregano e hanno deciso di aggiungere dodici posti alla godereccia tavola del potere. Hanno inventato il deputato supplente. La riforma, pensata in Sicilia, è stata approvata dal Senato con i voti favorevoli di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Trattandosi di una legge costituzionale avrà bisogno di essere approvata anche dalla Camera e di tornare al Senato per la doppia lettura, ma tutto lascia pensare che arriverà in tempo per garantire un aiutino a Renato Schifani e alla sua giunta di centrodestra quantomeno nell’ultimo anno della legislatura. Il giochino è semplice: per ogni deputato regionale che diventa assessore subentrerà all’Ars un supplente. Che, ovviamente, farà di tutto perché il governo non cada e..

Nella fiction dell’Ars
ha stravinto la casta

S’ode a destra uno squillo di tromba: “Il governo si rafforza”. E a sinistra risponde uno squillo: “Schifani bacchetta tutti”. I portavoce di Palazzo d’Orleans tentano di spacciare il voto sulla mozione di sfiducia come una clamorosa vittoria del presidente della Regione e della sua coalizione di centrodestra. Ma ieri sera bastava guardare la faccia dei protagonisti di questa tristissima pagina parlamentare per capire che in nell’aula di Sala d’Ercole ciascuno aveva recitato la propria parte. Da Schifani a Galvagno, dal Pd ai Cinque Stelle, da Ismaele La Vardera a Cateno De Luca tutti sapevano che la sfiducia, col voto palese, non sarebbe passata. E hanno messo in scena una fiction per credere e far credere che tra Palazzo dei Normanni e Palazzo d’Orleans c’è ancora vita politica, c’è ancora..

Macchè assalto, è solo
un regalo al presidente

I trombettieri di Palazzo d’Orleans non hanno ovviamente dubbi e scrivono che Schifani “respingerà in modo netto l’assalto delle opposizioni”. Ma quale assalto? Le opposizioni, con la mozione di sfiducia, stanno facendo semplicemente un regalo al presidente della Regione. Gli daranno la possibilità di dimostrare che, nonostante gli sfracelli politici e giudiziari di questi ultimi mesi, il governo ha ancora una maggioranza. Il voto è palese e nessun deputato del centrodestra si iscriverà pubblicamente al partito della fronda: nemmeno i sette parlamentari della DC cuffariana che Schifani ha criminalizzato e impiccato all’albero della gogna. La resa dei conti – sempre probabile, tira una brutta aria – si sposterà semmai sulla Finanziaria, già incardinata all’Ars e pronta per essere trasformata, col voto segreto, in un campo di battaglia. Che Dio salvi..

Il bis che ha aperto
la porta ai ricatti

Bastava richiamare la sua storia di presidente del Senato e dire: io sono un uomo che ha avuto tutto dalla politica; dunque o mi seguite oppure io mi dimetto e voi andate a nuove elezioni. Quel monito avrebbe messo in riga i deputati dell’Ars e avrebbe assicurato stabilità alla Regione. Invece Renato Schifani s’è fissato con l’idea del bis. E questa impuntatura lo espone giorno dopo giorno ai capricci e ai ricatti degli alleati di centrodestra che nel 2027 saranno chiamati a dire sì o no alla sua ricandidatura. Prendete i Fratelli d’Italia. Hanno un partito devastato dalle inchieste giudiziarie eppure pretendono non solo di mantenere le cariche di governo e di sottogoverno; ordinano pure al governatore di tagliare la testa di un alto dirigente della Sanità, come Salvatore Iacolino,..

Il ricatto che spegne
i furori moraleggianti

I furori moralizzanti di Renato Schifani si sono accesi e spenti nello spazio di un mattino. Pur di raccattare in aula una maggioranza in grado di approvare la Finanziaria, il presidente della Regione ha riabilitato i reprobi figliocci di Totò Cuffaro. Ha accolto a Palazzo d’Orleans i democristiani del sottogoverno che il giorno prima aveva impiccato all’albero della gogna, e si appresta a richiamare in giunta i due assessori che venti giorni fa aveva criminalizzato senza nemmeno un appiglio giudiziario. Visse e si contraddisse, scriveranno gli storici. Ma non siamo di fronte a un innocente gioco di detti e contraddetti. La Regione vive una delle stagioni più torbide: quella del ricatto. Vuoi mantenere il potere nonostante le inchieste che ti sputtanano? Tu minacci sfracelli in aula e il governatore ti..

Il teorema Calderone,
un azzardo scivoloso

Tommaso Calderone, deputato di Forza Italia, non sopporta Daniela Faraoni, l’ex manager dell’Asp di Palermo che Schifani ha collocato al vertice di Piazza Ottavio Ziino per mantenere nelle sue mani il controllo della sanità. E avendo scoperto, tra le carte dell’inchiesta su Totò Cuffaro, che l’assessora si è recata a casa del presidente della Dc e ha parlato con lui di un concorso per operatori sanitari, solleva il sospetto di una “possibile sudditanza” e chiede al presidente della Regione di destituirla. Un teorema a dir poco scivoloso. Se basta un semplice colloquio con l’appestato Cuffaro per essere segnati a dito – la Faraoni non è indagata – e allontanati dalla pubblica amministrazione, il primo a saltare da Palazzo d’Orleans dovrebbe essere proprio Schifani che col suo amico Totò ha condiviso..

Cuffariani al rogo
Così la spoliazione

Da quando Palazzo d’Orleans ha scoperto il moralismo succede che alcune nomine, già decise e approvate dalla commissione parlamentare, vengano sospese perché il governo ha sottoposto i candidati a un esame del sangue. Parliamo, va da sé, di sangue politico. Il presidente Schifani, che si è appena iscritto al partito dei duri e puri, vuole capire quanti residui di cuffarismo ci sono nelle vene di tutti i compari e comparielli designati per gli incarichi di sottogoverno. Ma dietro tanto accanimento c’è un doppio obbiettivo. Il primo è quello della spoliazione: sottrarre potere alla Dc degli appestati e ridistribuirlo ai propri parrocchiani; il secondo è quello di sbandierare un rigore da Santa Inquisizione verso i reprobi cuffariani sperando che l’opinione pubblica dimentichi la grazia, lo spazio e gli inchini accordati invece..

Cercasi “bon ton”
a Palazzo d’Orleans

E’ probabile che il presidente Schifani oltre al premio per l’ambiente si faccia dare anche quello di “Ambasciatore del Bon Ton”. Intanto però qualcuno gli appunti una medaglietta sul petto per ricordargli come ci si comporta in società. Se migliaia di professionisti – ai quali va il merito di reggere metà della sanità pubblica – arrivano da tutta la Sicilia per chiedere un gesto di riguardo e di attenzione, lui non può sfuggire al confronto e lasciare la delegazione in mano al capo di gabinetto per un colloquio ovviamente tra sordi. Di fronte a tanta insensibilità c’è una sola spiegazione: che essendo la sanità siciliana diventata una poltiglia di scandali e inefficienza, il governatore non ha più né la faccia né il coraggio di presentarsi al cospetto di operatori che,..

Opposizione in soccorso
del traballate Schifani

L’hanno impacchettato con cura e sarà il regalo di Natale che le opposizioni consegneranno martedì, 2 dicembre, al traballante governo Schifani. Per rianimarlo. Dentro una scatola, addobbata con le stelline e il fiocco rosso, c’è una mozione di sfiducia che non avrà i numeri per essere approvata ma che farà il miracolo di compattare, col voto palese, la squinternata coalizione di centrodestra. Di fatto consentirà al presidente della Regione di dimenticare Totò Cuffaro e gli scandali di questo infelice 2025; e, alle opposizioni, di riprendere l’antica via degli inciuci, delle mance e della contrattazione su ogni capitolo della Finanziaria, già approdata a Sala d’Ercole ma ancora in attesa di avere il via libera dell’Ars. Martedì 2 dicembre – segnatevelo – sarà il giorno della politica politicante, del tempo perso, della..

Gerenza

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