Giuseppe Sottile

I moralisti in attesa
di spartirsi i voti Dc

C’è il moralismo peloso di Renato Schifani che, in preda a un furore sanfedista, licenzia i due assessori democristiani – infetti di cuffarismo ma senza macchia giudiziaria – e grazia l’assessore Elvira Amata, esponente della corrente turistica di Fratelli d’Italia, per la quale è stato chiesto il rinvio a giudizio. E c’è il moralismo silente degli altri partiti di maggioranza – la Lega di Luca Sammartino e l’Mpa di Raffaele Lombardo – che non hanno spiccicato una parola per dire a Schifani che c’è un limite all’incoerenza e pure alla logica di figli e figliastri. E allora togliamo il velo all’ultima ipocrisia. Dietro ogni moralismo c’è un sacco vuoto che aspetta di essere riempito con i voti in fuga da una Dc che, dopo la caduta di Totò Cuffaro, non..

La doppia morale
di un governatore

La patriota Elvira Amata, per la quale la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per corruzione, “non sarà scaricata”. Il presidente della Regione, Renato Schifani, la manterrà con tutti gli onori al vertice dell’assessorato al Turismo. E sarà inutile chiedersi per quale ragione i due assessori cuffariani, che non hanno alcuna macchia giudiziaria, siano stati defenestrati subito e senza pietà, mentre l’esponente di Fratelli d’Italia resta inchiodata alla poltrona nonostante il pesante dossier della magistratura inquirente. La risposta di Schifani non ammette repliche: quello della Amata “è un caso diverso della Dc”. Diverso, perché? Boh. Il governatore ha detto la sua, i trombettieri si accontentano e diffondono: meglio una domanda in meno che una domanda in più. Primum sopravvivere, deinde piritolleggiare. Così va il mondo dalle parti di Palazzo..

Non dite a Sbardella
che Amata è nei guai

Non dite a Luca Sbardella che la procura di Palermo vuole mandare a processo per corruzione Elvira Amata e la sua consorella Marcella Cannariato, nota come Lady Dragotto. Non turbate la visione fatata che il commissario di Fratelli d’Italia ha dei suoi compagni di partito. Lui non sa che dopo l’assessore Amata toccherà a Gaetano Galvagno e alla compagnia degli scandali annidata dentro Palazzo dei Normanni. Non sa nemmeno che il Balilla tira ancora le fila della corrente turistica, quella dello spreco milionario di SeeSicily e dello sporco affare di Cannes. Lui, col suo candore da sonnambulo, è convinto che l’unico male oscuro della Regione fosse Totò Cuffaro. Ne è così certo che, tolta di mezzo la DC, la maggioranza gli appare “unita e coesa”. E perciò non vede l’ora..

Schifani e FdI, storia
di inchini e sganassoni

Lui, Schifani, si è sempre genuflesso. E’ andato a Brucoli e ha baciato la pantofola di Balilla, l’uomo dello scandalo di Cannes; poi è andato a Ragalna e ha baciato l’anello di Ignazio La Russa, padre padrino della sua elezione a governatore della Sicilia; poi è andato all’Ars e ha fatto l’elogio di Gaetano Galvagno, il presidente sputtanato da un’inchiesta per corruzione; poi è rientrato a Palazzo d’Orleans e per placare l’ira dei franchi tiratori ha consegnato a Luca Sbardella, commissario di Fratelli d’Italia, la testa di Salvatore Iacolino, il superburocrate della Sanità. L'altro ieri, alla festa per i tre anni del governo Meloni, ha tentato l’ennesima genuflessione ma ha ricevuto in cambio due sganassoni da Nello Musumeci. Ricordate Vittorio Gassman, il pugile suonato del film “I mostri”? Lo massacravano..

Salvati e purificati
Meloni & C. in festa

Chiodo scaccia chiodo. Ora che sul teatro delle nefandezze c’è solo Totò Cuffaro, sono spariti dalla scena politica gli scandali di Fratelli d’Italia e della corrente turistica del Balilla; le indecenze di Gaetano Galvagno e gli intrighi della sua portavoce, Sabrina De Capitani; gli azzardi di Elvira Amata e la beneficenza pelosa di Marcella Cannariato, meglio nota come Lady Dragotto. Non solo. Gli effetti perversi che si sono abbattuti sulla Dc, ridotta ormai a una confraternita di appestati, hanno ridato fiato a un partito, quello della Meloni, che oggi ha avuto addirittura l’orgoglio – o l’ardire, scegliete voi – di festeggiare a Palermo il terzo anniversario della vittoria del centrodestra e della contemporanea conquista di Palazzo Chigi e Palazzo d’Orleans. Tenetevi forte: al Molo Trapezoidale c’era pure Renato Schifani. In..

I Bambinelli di Cera
lo sanno, la sinistra no

Sono ventitré e dicono di rappresentare l’opposizione che a Sala d’Ercole sbaraglierà, con una mozione di sfiducia, il governo di centrodestra presieduto da uno Schifani ancora intriso di cuffarismo. La dichiarazione di guerra è stata firmata da Pd, Cinque Stelle e Controcorrente dopo un ritiro lungo e pensoso nell’Abazia di San Martino delle Scale, famosa in tutto il mondo per il museo dei Bambinelli di Cera. I quali – e non solo perché baciati dalla grazia divina – sanno quello che i ventitré deputati della sinistra fanno finta di non sapere. Cioè che la mozione di sfiducia non passerà mai. Anzi. Servirà per ricompattare la maggioranza che a Schifani oggi sfugge di mano. O i nostri eroi non sanno far di conto o sono dei campioni di furbizia: salvano Schifani..

S’apre una nuova era,
tutti puri e immacolati

I sei deputati regionali della Dc hanno fatto le genuflessioni penitenziali e hanno dichiarato coram populo che saranno sempre e comunque fedeli al presidente della Regione. Più che un incontro, quello di lunedì pomeriggio all’Ars è stato un lavacro. Col quale il governo Schifani ha chiuso formalmente la ferita purulenta del cuffarismo. La purificazione è stata completa, ogni cosa torna al suo posto. La maggioranza non perde pezzi, nelle segreterie dei partiti non ci saranno più né clienti né pagnottisti, la stagione dei retrobottega e degli scandali è seppellita per l’eternità, l’inquisito Galvagno ha già issato a Palazzo dei Normanni la bandiera della legalità e della trasparenza, la magistratura non avrà più nulla da smascherare: né corrotti né affaristi né avventurieri. La Regione è già moralizzata: tutti puri, tutti immacolati,..

Due fantasmi in giro
per Palazzo d’Orleans

I deputati di Forza Italia sono murati vivi e contano meno di zero. La Dc di Cuffaro è stata trasformata in una compagnia di appestati ed è quindi fuorigioco. Gli autonomisti di Raffaele Lombardo si rifiutano di partecipare alle stanche liturgie imposte dalla crisi, convinti come sono che le verifiche e i vertici di maggioranza siano ormai inutili finzioni. I patrioti di Fratelli d’Italia, devastati dagli scandali e divisi al loro interno, non hanno ancora concluso la guerriglia sotterranea per la conquista della Sanità e non hanno deciso, pertanto, se e quando rientrare nei ranghi. L’unico corazziere rimasto fedele a Renato Schifani è Luca Sammartino, il rampante leader della Lega intrappolato pure lui nelle maglie di un processo per corruzione. Luca e Renato: due fantasmi asserragliati tra le mura di..

Come moraleggia
l’inquisito Galvagno

Nella storiaccia brutta di questi giorni abbiamo visto di tutto: persino uno Schifani che, per salvare se stesso, maramaldeggia su Totò Cuffaro, suo amico e sodale, e trasforma la DC in un partito di appestati. Ma non avevamo ancora ascoltato il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, che ieri ha voluto pubblicamente lodare la “scelta di discontinuità” compiuta dal presidente della Regione e al tempo stesso apprezzare il licenziamento, “nel segno della legalità”, dei due assessori cuffariani. Ormai siamo al di là del bene e del male. Siamo al punto che un inquisito salvato per il rotto della cuffia da un surreale dibattito parlamentare – Galvagno è sotto inchiesta per corruzione, peculato e truffa – si compiace del fatto che due persone, senza alcuna macchia giudiziaria, siano state segnate a dito, marchiate..

La questione morale
secondo Schifani

Sputacchia sui membri cuffariani del governo e all’un tempo invita i sette deputati della Dc a non unirsi ai franchi tiratori e a votare con lui la Finanziaria. Fino all’altro ieri descriveva Cuffaro come l’alleato più leale della compagnia ma ieri lo ha buttato a mare come una zavorra inquinata e maleodorante. Allontana dal tempio – manco fossero appestati – gli assessori Nuccia Albano e Andrea Messina, che non hanno macchie giudiziarie, ma si tiene in giunta Luca Sammartino ed Elvira Amata, il primo sotto processo per corruzione e l’altra sotto inchiesta per lo stesso reato. Trovare un segno di coerenza nelle ultime mosse di Renato Schifani è un’impresa che scavalca i confini della ragione. Un delirio di onnipotenza e disperazione lo spinge a considerare la questione morale come una..

Gerenza

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