Giuseppe Sottile

Salvati e purificati
Meloni & C. in festa

Chiodo scaccia chiodo. Ora che sul teatro delle nefandezze c’è solo Totò Cuffaro, sono spariti dalla scena politica gli scandali di Fratelli d’Italia e della corrente turistica del Balilla; le indecenze di Gaetano Galvagno e gli intrighi della sua portavoce, Sabrina De Capitani; gli azzardi di Elvira Amata e la beneficenza pelosa di Marcella Cannariato, meglio nota come Lady Dragotto. Non solo. Gli effetti perversi che si sono abbattuti sulla Dc, ridotta ormai a una confraternita di appestati, hanno ridato fiato a un partito, quello della Meloni, che oggi ha avuto addirittura l’orgoglio – o l’ardire, scegliete voi – di festeggiare a Palermo il terzo anniversario della vittoria del centrodestra e della contemporanea conquista di Palazzo Chigi e Palazzo d’Orleans. Tenetevi forte: al Molo Trapezoidale c’era pure Renato Schifani. In..

I Bambinelli di Cera
lo sanno, la sinistra no

Sono ventitré e dicono di rappresentare l’opposizione che a Sala d’Ercole sbaraglierà, con una mozione di sfiducia, il governo di centrodestra presieduto da uno Schifani ancora intriso di cuffarismo. La dichiarazione di guerra è stata firmata da Pd, Cinque Stelle e Controcorrente dopo un ritiro lungo e pensoso nell’Abazia di San Martino delle Scale, famosa in tutto il mondo per il museo dei Bambinelli di Cera. I quali – e non solo perché baciati dalla grazia divina – sanno quello che i ventitré deputati della sinistra fanno finta di non sapere. Cioè che la mozione di sfiducia non passerà mai. Anzi. Servirà per ricompattare la maggioranza che a Schifani oggi sfugge di mano. O i nostri eroi non sanno far di conto o sono dei campioni di furbizia: salvano Schifani..

S’apre una nuova era,
tutti puri e immacolati

I sei deputati regionali della Dc hanno fatto le genuflessioni penitenziali e hanno dichiarato coram populo che saranno sempre e comunque fedeli al presidente della Regione. Più che un incontro, quello di lunedì pomeriggio all’Ars è stato un lavacro. Col quale il governo Schifani ha chiuso formalmente la ferita purulenta del cuffarismo. La purificazione è stata completa, ogni cosa torna al suo posto. La maggioranza non perde pezzi, nelle segreterie dei partiti non ci saranno più né clienti né pagnottisti, la stagione dei retrobottega e degli scandali è seppellita per l’eternità, l’inquisito Galvagno ha già issato a Palazzo dei Normanni la bandiera della legalità e della trasparenza, la magistratura non avrà più nulla da smascherare: né corrotti né affaristi né avventurieri. La Regione è già moralizzata: tutti puri, tutti immacolati,..

Due fantasmi in giro
per Palazzo d’Orleans

I deputati di Forza Italia sono murati vivi e contano meno di zero. La Dc di Cuffaro è stata trasformata in una compagnia di appestati ed è quindi fuorigioco. Gli autonomisti di Raffaele Lombardo si rifiutano di partecipare alle stanche liturgie imposte dalla crisi, convinti come sono che le verifiche e i vertici di maggioranza siano ormai inutili finzioni. I patrioti di Fratelli d’Italia, devastati dagli scandali e divisi al loro interno, non hanno ancora concluso la guerriglia sotterranea per la conquista della Sanità e non hanno deciso, pertanto, se e quando rientrare nei ranghi. L’unico corazziere rimasto fedele a Renato Schifani è Luca Sammartino, il rampante leader della Lega intrappolato pure lui nelle maglie di un processo per corruzione. Luca e Renato: due fantasmi asserragliati tra le mura di..

Come moraleggia
l’inquisito Galvagno

Nella storiaccia brutta di questi giorni abbiamo visto di tutto: persino uno Schifani che, per salvare se stesso, maramaldeggia su Totò Cuffaro, suo amico e sodale, e trasforma la DC in un partito di appestati. Ma non avevamo ancora ascoltato il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, che ieri ha voluto pubblicamente lodare la “scelta di discontinuità” compiuta dal presidente della Regione e al tempo stesso apprezzare il licenziamento, “nel segno della legalità”, dei due assessori cuffariani. Ormai siamo al di là del bene e del male. Siamo al punto che un inquisito salvato per il rotto della cuffia da un surreale dibattito parlamentare – Galvagno è sotto inchiesta per corruzione, peculato e truffa – si compiace del fatto che due persone, senza alcuna macchia giudiziaria, siano state segnate a dito, marchiate..

La questione morale
secondo Schifani

Sputacchia sui membri cuffariani del governo e all’un tempo invita i sette deputati della Dc a non unirsi ai franchi tiratori e a votare con lui la Finanziaria. Fino all’altro ieri descriveva Cuffaro come l’alleato più leale della compagnia ma ieri lo ha buttato a mare come una zavorra inquinata e maleodorante. Allontana dal tempio – manco fossero appestati – gli assessori Nuccia Albano e Andrea Messina, che non hanno macchie giudiziarie, ma si tiene in giunta Luca Sammartino ed Elvira Amata, il primo sotto processo per corruzione e l’altra sotto inchiesta per lo stesso reato. Trovare un segno di coerenza nelle ultime mosse di Renato Schifani è un’impresa che scavalca i confini della ragione. Un delirio di onnipotenza e disperazione lo spinge a considerare la questione morale come una..

Per Tajani la Sicilia
non vale una messa

Dov’è finito Antonio Tajani, meglio noto nel mondo della satira come il “cavalier servente” di Giorgia Meloni e della famiglia Berlusconi? In quale palazzo romano s’è rinchiuso il segretario di Forza Italia per non vedere la valanga di fango e discredito che avvolge il governo di Renato Schifani? Qui, nella Sicilia attraversata dal cuffarismo e dagli scandali di Fratelli d’Italia, nessuno riesce a trovare il bandolo della matassa. La crisi è incancrenita anche per il malessere, ormai pietrificato dei deputati di Forza Italia, murati vivi da un governatore che li ignora e li mortifica. Tajani avrebbe potuto inviare un commissario per rimuovere intanto i macigni che si frappongono fra governo e gruppo parlamentare all’Ars; o trovare le parole più appropriate per sciogliere diffidenze, rancori e incomunicabilità. Ma se n’è guardato..

I leader romani
disertori di Sicilia

Luca Sbardella, commissario di Fratelli d’Italia, dice di parlare a nome di Giorgia Meloni. Macché. Tromboneggia non per restituire credibilità alla politica siciliana, ma per difendere la parrocchietta che ospita Gaetano Galvagno, Elvira Amata e tutta l’allegra compagnia degli scandali. A Giorgia Meloni, come agli altri leader del centrodestra, di questa sventurata Sicilia non frega nulla. Vengono qui per la campagna elettorale, fanno il pieno di voti e non si vedono più. Nessuno si chiede se i voti che ingrassano Forza Italia o Fratelli d’Italia arrivano dalla corruzione o dal cuffarismo, dai faccendieri o dai mafiosi. Schifani affonda in un mare di fango e loro si girano dall’altra parte. Tace il forzista Tajani, tace il leghista Salvini e tacciono i predatori che utilizzano la Sicilia per conquistare seggi e potere..

Travestono da statista
un caporale di giornata

Il pagnottista, va da sé, pensa a spiluccare la pagnotta che gli ha appena regalato l’assessore Francesco Scarpinato, tendenza Balilla, e non ha altra preoccupazione se non quella di nascondere, nel suo giornaletto, gli scandali che affossano la Sicilia. Ma i trombettieri non rinunciano al quotidiano canto servile e sono i lì a trepidare per le sorti di Renato Schifani e del suo governo di centrodestra. Raccontano la favola di un presidente, forte e sanguigno, che ha sguainato “il pugno di ferro” per sospendere tre funzionari regionali indagati dalla Procura. E’ il sedicente giornalismo siciliano, bellezza! Quello dei cortigiani che tentano di assegnare la dignità di statista a un caporale di giornata che striglia e punisce i pesci piccoli impigliati nella rete della giustizia ma si tiene stretti tutti i..

La Sicilia affonda
Ci salvi chi può

Ci salvi chi può. Renato Schifani non ha il coraggio di dichiarare il fallimento suo e del governo che in questi tre anni ha cercato di galleggiare sulle sfortune della Sicilia. Tenterà pietosamente di galleggiare altri due anni, fino a conclusione del mandato: sempre che dai palazzi di giustizia non arrivi una terza scossa di terremoto come le due che hanno già sconvolto Fratelli d’Italia e la Dc di Totò Cuffaro. Il colpo d’ala, chiamiamolo così, potrà arrivare da Roma. Ma non dal subordinato Tajani o dall’inaffidabile Salvini. L’unica speranza è legata a Giorgia Meloni. La Sicilia – trascinata nel fango dal malgoverno e dalla corruzione – è una macchia per tutto il centrodestra; un peso non più sopportabile per una premier che ha conquistato Palazzo Chigi sventolando la bandiera..

Gerenza

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