Giuseppe Sottile

Scurdamoce ‘o passato
Così galleggia la casta

E poi dicono che la casta non esiste. Per cinque giorni hanno trasformato l’Assemblea regionale in una macelleria messicana. Si sono scambiati rancori, odi, pugnalate. Hanno montato e smontato trappole, agguati, imposture. E ora – dopo avere fatto, rifatto e disfatto la Finanziaria – salgono sul teatrino della politica per dire che tutto va bene, madama marchesa. Da Schifani a Galvagno, da Sammartino a Dagnino, dai democristiani di Cuffaro agli autonomisti di Lombardo sono tutti lì a rivendicare successi e trionfi di una maggioranza unita e compatta e di un governo il cui orizzonte, manco a dirlo, è il bene della Sicilia. Ma a che vale contestarli o elencare la sfilza di bugie con le quali tentano di coprire l’ennesima Caporetto parlamentare? Quelli della casta sono fatti così. L’importante è..

In che mani è finito
il partito di Meloni

Come mai Giorgia Meloni, che trionfa al Centro e al Nord, non riesce a sfondare al Sud? Se l’è chiesto, sul Corriere, Enzo D’Errico. Ce lo chiediamo noi che, in Sicilia, assistiamo al naufragio di Fratelli d’Italia nelle acque limacciose degli scandali e delle faide. Un uomo simbolo della decadenza è Gaetano Galvagno. Il presidente dell’Ars, impigliato in un’inchiesta giudiziaria per corruzione, ha mostrato nelle notti tumultuose della Finanziaria tutti i limiti e le miserie della classe dirigente meloniana. Ha traccheggiato con una maggioranza alternativa e strizzato l’occhio ai franchi tiratori; ha denunciato un clima di odio ma ha avallato la politica dell’inciucio. A destra c’era una volta il Msi: un partito solido, strutturato, autorevole. I patrioti di oggi non hanno invece alcun legame né con la storia né col..

Requiem di Galvagno
per il centrodestra

E’ difficile stabilire se il presidente dell’Ars abbia scritto il suo devastante messaggio in un momento di rabbia. E’ certo però che il whatsapp inviato nottetempo ai colleghi da Gaetano Galvagno equivale a un certificato di morte. Mette la croce su una Finanziaria squinternata e rimasta a mezz’aria: “C’è gente che ha incassato e gente che è rimasta a bocca asciutta”. Ne mette un’altra su “una maggioranza in guerra tra bande politiche, correnti, singoli deputati”. E recita un requiem per la giunta Schifani della quale Fratelli d’Italia fa parte fin dall’inizio. Le poche norme approvate a Sala d’Ercole nelle ultime ore sono il frutto di una maggioranza alternativa che si è formata in aula sulla base di un inciucio tra franchi tiratori e gruppi di opposizione. Il centrodestra non c’è..

Era il presidente
o Giucas Casella?

Certo, il presidente dell’Ars è sotto stress: la procura di Palermo vuole mandarlo sotto processo per reati che vanno dalla corruzione al peculato e la premier Meloni non vede l’ora di rispedirlo nel piccolo regno di Paternò. Ma l’urlo che è rimbombato ieri a Sala d’Ercole, sotto gli affreschi del Velasquez, non ammette più indulgenze. Gaetano Galvagno, in un diverbio con l’assessore al Bilancio, Alessandro Dagnino, ha perso le staffe e ha cominciato a gridare – “Dica la verità… Mi guardi negli occhi!...” – in un crescendo infuocato di tonalità che lo faceva somigliare sempre più al mago Otelma o a Giucas Casella. Ma era solo disperazione. La stessa che sovrasta il governatore Schifani. Il quale incede nell’aula con la postura spocchiosa del padrone unico delle ferriere e si ritrova..

Ecco a voi l’epopea
del Grande Tessitore

I cantori di Palazzo d’Orleans non avevano più aggettivi ieri sera per incorniciare l’epopea con la quale il presidente Schifani ha sbaragliato i franchi tiratori nascosti nei cunicoli e negli anfratti dell’Ars. Leggiamo un brano tratto da una di quelle testate che riescono a dare pennellate di poesia anche alla rozza cronaca parlamentare: “Il governatore arriva in aula e veste i panni del grande tessitore. Incontri, dibattiti, discussioni, qualche concessione alle opposizioni su temi importanti e proposte condivisibili. Una strigliata a qualche deputato, un incontro con altri e alla fine l’articolo uno con i 150 milioni di aiuti per il lavoro va in porto”. Forse c’era pure il cavallo bianco col quale Schifani ha varcato il portone di Palazzo dei Normanni, ma i cantori delle trionfali imprese non amano perdersi..

Olé, anche Galvagno scopre i valori

Il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, ha pronunciato, davanti alla fiamma olimpica, parole di ampio respiro. Ma è stato, in particolare, quel suo accenno ai "valori" che ha suscitato stupore e commozione nel cuore di tutti noi siciliani. Il Galvagno che per tre anni ha coperto gli intrighi e gli affari della sua portavoce, Sabrina De Capitani, all’improvviso si è messo ad elogiare alcune virtù cardinali come “la lealtà, l’impegno e il rispetto dell’avversario”. E il Galvagno che riceveva sotto casa la tentacolare Lady Dragotto per un’intesa da retrobottega su contributi e privilegi, ha trovato all’improvviso il coraggio di inserire nel “filo dei valori” anche “la ricerca dell’eccellenza”. Un miracolo della politica. L’ex golden boy di Fratelli d’Italia ha tromboneggiato un po’ ma da ieri è già pronto per iscriversi, come..

La pagnotta di Turano
al super pagnottista

Solo a un assessoricchio di terza fila come Mimmo Turano poteva venire in mente di affidare “il rafforzamento dell’offerta educativa” a Maurizio Scaglione, il super pagnottista di Palazzo d’Orleans che in un solo anno ha ottenuto dalla Regione incarichi e affidamenti diretti per oltre mezzo milione di euro. Il responsabile della Pubblica Istruzione si è inventato un viaggio in alcuni istituti superiori della Sicilia per verificare “le opportunità di crescita e contrasto alla dispersione scolastica”. Ma la verifica non la fa, come vorrebbe la legge, un ispettore dell’assessorato. La fa, ovviamente dietro lauto compenso, il faccendiere Scaglione. Comunque non tutti i mali vengono per nuocere. Grazie a Mimmo Turano, gli studenti avranno modo di apprendere il significato delle tre parole che nutrono la vita di questa Regione: clientelismo, servilismo, pagnottismo...

Come dare dignità
a una legislatura

Continueremo così per altri due anni? Continueremo fino all’estate del 2027 con un re nudo che rifiuta ogni proposta, ogni confronto, ogni ragionamento? Continueremo ad assistere, senza soluzione di continuità, allo spettacolo indecente di un centrodestra devastato dalle inchieste giudiziarie ma tenacemente inchiodato a una concezione feudale del potere? Continueremo con la vandea squinternata dei franchi tiratori, dei rancori, degli agguati e delle faide fino alla fine della legislatura? Signori, fermatevi per favore. Diteci che c’è ancora una speranza. Da qui alle prossime elezioni regionali il governo avrà una disponibilità aggiuntiva di quasi due miliardi di euro. E’ così difficile pensare a un patto – anche tra maggioranza e opposizione – che soddisfi finalmente ii bisogni della la Sicilia e non gli appetiti dei clan che selvaggiamente occupano la politica?

Provate a immaginare
l’estate politica del ’27

Ci sarà da divertirsi nell’estate del 2027, quando si dovranno approntare liste e candidature per le elezioni regionali. Immaginate Renato Schifani alle prese con l’ambizione, tutta sua, di un bis a Palazzo d’Orleans. Dovrà combattere – che Dio l’aiuti – contro Marina e Pier Silvio Berlusconi, padroni di Forza Italia, ai quali già sembra troppo vecchio Antonio Tajani, 72 anni, fedelissimo successore di Sua Maestà il Cavaliere. E immaginate pure la faccia che faranno Gaetano Galvagno ed Elvira Amata – sputtanati dalle inchieste per corruzione – quando Giorgia Meloni, che non sopporta i mascariati dalla giustizia, li butterà fuori da Fratelli d’Italia. I due, va da sé, parleranno di vendette e di complotti. Imitando così l’intrepido Balilla che, dopo anni di sprechi e scandali, recita ogni giorno, sul teatrino della..

Gerenza

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