Giuseppe Sottile

L’allegro gran turismo
di santoni e pagnottisti

Spendiamo carrettate di milioni per lustrare l’immagine della Sicilia, per offrire al mondo il meglio della nostra cultura, del nostro mare, del nostro patrimonio artistico. Richiamiamo in servizio attori appassiti del varietà, teatranti sul viale del tramonto, cinematografari già in disarmo e li impegniamo nelle sagre di paese con l’illusione che le loro recite malinconiche richiameranno la curiosità dei viaggiatori. Foraggiamo senza badare a spese le badesse di Taobuk e Taofilm con i loro codazzi di pagnottisti, e le eleviamo sugli altari della visibilità dandogli anche l’opportunità di costruire, coi soldi della Regione, le loro satrapie. E poi, quando arrivano i turisti gli facciamo trovare una Palermo sozza e impresentabile come quella di Mondello o via Maqueda, e autostrade impraticabili come la Palermo-Catania o la Palermo-Messina. E’ il Grande Scempio.

Un governatore
e il suo doppio

C’è lo Schifani che striglia, che bacchetta, che incalza e non perdona. E poi c’è lo Schifani che si distrae, che si lascia trascinare dagli umori e che imbarca, spesso senza rendersene conto, anche qualche avventuriero. Come Ninni Sciacchitano, l’opaco commercialista al centro di un altro brutto scandalo della sanità. C’è lo Schifani che giudica e manda, che mette mano su ogni dettaglio e accentra tutto su di sé. E poi c’è lo Schifani che, se qualcosa non va per il verso giusto, stenta ad assumersi la responsabilità perché le colpe sono sempre degli altri. Come i vice commissari della Palermo-Catania, scelti da lui e da lui silurati immediatamente dopo il maxi ingorgo del 2 giugno. La Regione, si sa, è una brutta bestia, con troppi vizi nascosti sotto la..

E l’assessora Amata
sfilò con Scorsese

No, non chiederemo mai di sapere quanto ci è costato Michel Douglas perché la sua simpatia ha stregato tutte le ragazze di Sicilia. Non chiederemo neppure quanti soldi abbiamo pagato per avere tra noi l’incantevole Catherine Deneuve, sempiterna diva di Francia, perché sarebbe un esercizio volgare, quasi da lumpen proletariat: ci basta sapere che ha affascinato tutti gli uomini di questa felicissima terra del Sud. E non chiederemo nemmeno quanto ha sborsato Tiziana Rocca, femme fatale del festival cinematografico di Taormina, per arruolare un vecchio leone come Martin Scorsese e fargli intonare un inno alle sue radici siciliane. Per non avere né rimorsi né rimpianti e per mandare al diavolo ogni prurigine moralista, mettiamo tutto sul conto di Elvira Amata, assessore regionale al Turismo, anche lei sul tappeto rosso accanto..

La sete non si risolve
col motto di San Paolo

Riecco la siccità. Con le arsure di giugno torna a materializzarsi lo spettro della grande sete. Negli invasi c’è un terzo dell’acqua che potrebbero contenere; i dissalatori che dovevano essere già pronti tardano ad arrivare; la riforma dei consorzi di bonifica non si sa in quale caverna sia finita; le reti colabrodo registrano perdite fino al 50 per cento; l’immagine che affiora è quella dei rubinetti a secco, del razionamento, delle autobotti. La Regione, in questi giorni, dovrebbe fremere per colmare ritardi e approntare soluzioni. Invece se ne sta, come sempre, a distribuire soldi a destra e a manca. Un contributo non si nega a nessuno: “caritas Christi urget nos”, per dirla con San Paolo. Ma Palazzo d’Orleans non è un istituto di assistenza e beneficenza né un’opera pia. La..

S’avanza il nome
di Carolina Varchi

Schifani o non Schifani: chi sarà il prossimo candidato alla presidenza della Regione? E’ bastata l’ovvia risposta di Luca Sbardella per riaprire il gioco della margherita. Il commissario di Fratelli d’Italia si è limitato a dire che “è ancora presto” per definire la candidatura. Ma gli amici più stretti del governatore hanno letto, in quelle parole, il rischio che i patrioti possano proporre un proprio uomo. E hanno subito alzato le difese: “Noi invece saremo sempre e comunque con Schifani”, ha precisato il leader della DC, Totò Cuffaro. Intanto però c’è chi continua a sfogliare la margherita. Al punto che, nelle quotazioni di oggi, appare accantonato il nome di Gaetano Galvagno, attuale presidente dell’Ars, mentre sembra affermarsi quello di Carolina Varchi: donna di ottime relazioni politiche, giovane, colta, brillante e..

Ma che brutta fine
povero Camilleri

Umberto Eco - che fu intellettuale di inarrivabile statura letteraria e filosofica - lo scrisse chiaramente nel suo testamento: per almeno dieci anni dal giorno della morte nessuno avrebbe potuto utilizzare il suo nome per commemorazioni, ricordi, celebrazioni. Sapeva quanto famelici e quanto sbracati fossero figli e nipoti, fondazioni e case editrici che, con la banalissima scusa di tenere viva la memoria del venerato maestro, in realtà fanno strame delle sue opere. Basta pensare a quale mercato sia stato costruito, soprattutto in Sicilia, sulle spoglie di Andrea Camilleri, il geniale padre del commissario Montalbano. C’è un grande circo che gli gira attorno perennemente e che fa soldi sfruttando anche i dettagli più insignificanti nascosti nei suoi racconti. L’ultimo esempio arriva da Ragusa dove una vecchia confraternita dell’ingordigia ha apparecchiato per..

La bella Regione
che non ti aspetti

Ma è lei o non è lei? Ci sono momenti in cui la Regione ti appare come una Gran Signora: agile, efficiente, gentile e soprattutto pronta a rispondere, senza contorsioni né barocchismi burocratici, alle esigenze dei cittadini, delle imprese, delle comunità. E’ la Regione moderna e tecnologicamente a passo coi tempi; è la Regione che tutti abbiamo sognato e che, purtroppo, troviamo sulla nostra strada solo rarissime volte. L’abbiamo incontrata, per esempio, ieri. Quando l’Irfis, diretto da Giulio Guagliano, ha pubblicato il bando che rende operativo il decreto del governatore Renato Schifani sull’editoria siciliana. In meno di venti giorni gli uffici di via Bonanno hanno elaborato un documento snello, chiaro, semplice, lineare. Senza quella muffa inutile e cespugliosa che quasi sempre finisce per appesantire i provvedimenti della Regione. Già. Ma..

Il retequattrismo
e il gioco delle faccine

La curva nord del retequattrismo ha vissuto ieri sera, sulle reti Mediaset, il suo momento di gloria. C’era da sostenere un passaggio cruciale per il governo Meloni: quel decreto sicurezza che di fatto inserisce nel codice almeno dodici nuovi reati e un buon numero di nuove aggravanti. Per evitare che la sinistra prevalesse – “non prevalebunt”, si legge nella Sacre Scritture – la destra ha schierato in studio le due punte più acuminate: un Daniele Capezzone come sempre sferzante, aggressivo, impietoso, incontenibile; e un piritollino di nuova generazione, ufficialmente di Forza Italia. L’uno e l’altro abituati a usare nei dibattiti, oltre alle parole anche le faccine: il regista li inquadra e loro sistematicamente smontano e sviliscono – con sorrisetti ironici e segni di insofferenza – i concetti dell’avversario. Nello show..

La furba infallibilità
del Viceré di Sicilia

Bisognerebbe forse rileggere i documenti del Concilio Vaticano che nel luglio del 1870 proclamò l’infallibilità del Papa. Perché tra quelle carte dev’esserci certamente un codicillo che estende gli effetti del dogma, oltre che al Soglio di Pietro, anche al Viceré di Palazzo d’Orleans. Cioè a Renato Schifani, il presidente che non sbaglia mai. Le responsabilità infatti sono sempre degli altri: di chi lo sostituisce, di chi lo circonda o di chi lo affianca nel governo di questa sfortunata Regione. Le scelte sulle strozzature della Palermo-Catania le ha fatte lui che è il Sommo Commissario. Ma appena è esploso lo scandalo di un ingorgo indecente e insopportabile, il Gran Camaleonte si è tirato subito indietro e ha scaricato la responsabilità sui vice commissari. Anziché recitare un umile “mea culpa” si è..

Gerenza

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