Saverio Romano nega incrinature e risentimenti. La vicenda di Sicilia Digitale, la società informatica di palazzo d’Orleans tagliata fuori dalle commesse della Regione (fatto che avrebbe provocato le dimissioni del suo presidente, Massimo Dell’Utri), non avrebbe intaccato di un’unghia il rapporto e l’amicizia fra il leader di Cantiere Popolare, al momento parcheggiato fuori dalle istituzioni, e il governatore Nello Musumeci. Smentite le indiscrezioni di stampa, che davano Romano in rotta persino con Gianfranco Micciché a causa di un percorso non condiviso sulla candidatura dell’ex ministro alle Europee.  Quella di Sicilia Digitale, ci tiene a rettificare Romano, “è una vicenda che ha riguardato l’aspetto personale dell’avvocato Dell’Utri, verso cui va tutta la mia amicizia e la mia stima. Lui ancora oggi è presidente dell’Ordine forense siciliano e ha uno studio avviatissimo a Caltanissetta. Da quando si è trovato di fronte alla necessità di stare sempre a Palermo – perché Sicilia Digitale lo richiede – ha dovuto maturare una scelta che è quella di salvaguardare la sua attività professionale. Non mi sento affatto di biasimarlo”.

Quindi con Musumeci non si è rotto nulla. Adesso vi aspettate che il posto di Dell’Utri sia preso da un altro riferimento della vostra area?

“Noi non abbiamo mai inteso perpetuare il cosiddetto manuale Cencelli. La giunta regionale, nella sua piena autonomia, farà la scelta che riterrà più opportuna. Il nostro sostegno a Musumeci, prima elettoralmente e poi politicamente, è riferito alle scelte di governo, non certamente alla scelta di questa o quella persona che può appartenere a questo o a quel partito”.

Sembra che Miccichè, coordinatore regionale di Forza Italia, non abbia preso benissimo il suo attivismo per una candidatura (sempre più probabile) alle Europee. Anche perché avverrebbe nella lista di Forza Italia. Piuttosto che parlarne con lui, ha sentito direttamente Berlusconi?

“Assolutamente no. Non c’è nessun accordo a scavalco. Berlusconi ha lanciato l’idea di una lista che rappresentasse tutte le forze moderate di riferimento del Partito Popolare Europeo in Italia. Udc, Noi con l’Italia e tutti coloro i quali si iscrivono a questa tradizione, stanno dando la loro adesione al progetto. Nel caso che mi riguarda, il presidente mi ha chiesto espressamente di candidarmi, e dopo una valutazione fatta con il coordinatore regionale di Forza Italia, che ho incontrato sabato scorso, sto addivenendo a questa ipotesi che sarà concretizzata al momento opportuno. Ma stiamo lavorando tutti insieme per realizzare questa lista: non c’è alcun dissidio, nessuna difficoltà, nessun problema. Anzi, stiamo lavorando insieme. Vogliamo rappresentare il PPE come merita”.

Sarà questo il culmine del progetto politico rilanciato qualche mese fa a Cefalù?

“Cefalù ha rappresentato un momento importante per la vita politica siciliana. Il momento in cui Cantiere Popolare e Idea Sicilia hanno dato vita a Idea Popolare, che è stata la cinghia di trasmissione con la quale abbiamo collegato questa realtà, in cui entreranno Forza Italia, Udc e, perché no, Diventerà Bellissima. Il presidente Musumeci ha chiesto tempo fino al 24 febbraio, giorno in cui celebrerà il suo congresso”.

Ma gioca anche su più tavoli. Da quello con gli autonomisti e con la Meloni, senza tralasciare la Lega. Lo aspetterete?

“Noi stiamo andando avanti auspicando che questo polo moderato possa arricchirsi di nuova linfa ed essere protagonista, così come in Sicilia, anche in Italia”.

Il dialogo con Toti, però, sembrerebbe far convergere il presidente della Regione verso una seconda gamba che guardi più a destra, al partito della Meloni…

“Dei rapporti tra Musumeci e la Meloni bisognerebbe chiedere a loro. Io deduco che l’incontro con Giovanni Toti vada nella direzione da noi stessi auspicata: quella di un polo moderato che diventi una gamba forte in un centrodestra dove le forze di destra – in questo caso la Meloni o la Lega, se rinsavisce e lascia il Movimento 5 Stelle – possano rappresentare un modello nuovo di centrodestra e un riferimento per gli italiani. Escludo, però, che oggi la Meloni possa essere interprete di questo polo moderato. Per sua stessa ammissione, o di gente a lei vicina, sembra voglia costruire un soggetto alla destra di Salvini. Non so come sia possibile, dato che Salvini è già troppo di destra…”.

Le Europee potrebbero portare in dote anche uno spacchettamento al centro. Non è un mistero che gli autonomisti di Lombardo entreranno nella lista di Fratelli d’Italia…

“Non confondiamo le scelte politiche con quelle elettorali. Se io realizzo un polo di moderati che fa riferimento al PPE faccio una scelta politica, perché a quella famiglia politica europea appartengo. Se uno che ha avuto una storia, una tradizione e una militanza dentro il percorso popolare, va in un movimento alla destra di Salvini, e si iscrive a una famiglia politica diversa, si tratta di una scelta elettorale. Io terrei distinte le due cose. Vale lo stesso ragionamento per gli amici autonomisti come per quelli di Diventerà Bellissima: io non voglio intromettermi nelle loro riflessioni”.

Come valuta il ritorno in campo di Berlusconi?

“Un’ottima scelta. Berlusconi dimostra sempre di più di essere uno statista che vuole lasciare in questa campagna elettorale un segno di sé, una testimonianza, una presenza che porterà certamente consenso alla sua lista. Ma allo stesso tempo dimostrerà di intendere la politica come servizio. Nonostante Berlusconi non abbia più bisogno di nulla, è disposto a dare ogni cosa”.

Ma non rinuncerà al simbolo di Forza Italia. Che fine ha fatto il progetto annunciato a novembre? Doveva chiamarsi “L’altra Italia”.

“Il soggetto politico L’altra Italia è in fieri. Il simbolo di Forza Italia è un marchio storico, riconosciuto dagli italiani. Io ritengo che, assieme al nome Berlusconi, sarà un valore aggiunto in questa competizione. E’ ovvio che ci sarà anche un richiamo a L’altra Italia così come al Partito Popolare Europeo. Ciò detto, quello che plasticamente verrà dimostrato è che in Italia esiste un partito popolare forte e presente, che è rappresentato dai moderati italiani”.

Alla Regione c’è un po’ di maretta nella coalizione di governo, tanto che Musumeci ha avuto la tentazione di chiedere un aiutino ai Cinque Stelle.

“Alcune volte facciamo finta di dimenticare che questa legge elettorale non consente al tripolarismo una maggioranza netta. Musumeci ha avuto un ottimo risultato, un buon successo, ma purtroppo per noi non ha avuto maggioranza parlamentare schiacciante. E’ ovvio che governare l’assemblea con numeri così risicati non è facile, anche a causa degli impegni di governo di alcuni deputati-assessori o per alcune assenze fisiologiche. Io sono convinto, e ho incoraggiato il presidente in tal senso, che si può aprire un fronte di discussione, anche con l’opposizione, sui temi più importanti e sulle riforme, senza per questo dover tradire il mandato elettorale che assicura un perimetro entro il quale bisogna muoversi se si vuole tenere fede all’impegno originario”.

Se oggi sedesse tra i banchi del Senato, voterebbe l’autorizzazione a procedere contro Salvini per il sequestro della nave Diciotti?

“Io contesto l’atteggiamento di Salvini: non solo quello di agosto che impedì lo sbarco dei clandestini, e non soltanto perché nessuno è al di sopra della legge, compreso il Ministro dell’Interno. Ma contesto anche l’atteggiamento di chi vuole prendere in mano la forca e risolvere una questione politica per via giudiziaria. Io sono garantista e voterei no perché quello è stato un atto voluto da tutto il governo. Questo non significa che avrei sostenuto quell’atto, anzi, politicamente parlando, ne sono contrario”.