Sono stati 9 milioni 836mila, pari al 54.5% di share, i telespettatori che hanno seguito ieri su Rai1 la terza serata di Sanremo, dedicata alla cover dei grandi successi della storia del festival, che ha visto l’intervento del premio Oscar Roberto Benigni. L’anno scorso la terza serata del festival aveva raccolto in media 9 milioni 409mila spettatori con il 46.7% di share. Ancora ascolti record per Sanremo 2020. Il 54.5% raggiunto dalla terza serata rappresenta il miglior risultato dal 1997, quando la terza serata del festival, condotto da Mike Bongiorno con Piero Chiambretti, fece segnare il 55.5%.

In assenza di Rosario Fiorello, che ha trascorso la sua giornata libera dal Festival giocando a tennis a Bordighera, sul palco dell’Ariston si è presentato un altro showman di livello assoluto, frequentatore abituale della città dei fiori: Roberto Benigni. Il suo ingresso all’Ariston è stato accompagnato dalla banda folkloristica “Canta e sciuscia”. Benigni è tornato a Sanremo nove anni dopo l’ultima esibizione, quando entrò in sella a un cavallo bianco per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Ma il festival lo ha anche presentato “nel 1980, era il 30/o, ora con il 70/o raggiunto quota 100, Sanremo può andare in pensione”, dice il premio Oscar. Dopo un omaggio a Fellini e Sordi nel centenario, Benigni ricorda che nell’80 “vinse Toto Cutugno, eterno secondo che arrivò primo. Ora però è cambiato il sistema di voto, si può anche citofonare e dire: qui c’è gente che canta”. Dopo la stoccata a Matteo Salvini, annuncia che canterà “la più bella canzone del mondo”, Il Cantico dei Cantici.

“Volevo cantare una canzone e pensavo quale potesse essere. la canzone delle canzoni… e c’è: è il Cantico dei cantici”. Roberto Benigni spiazza tutti e al festival di Sanremo porta l’esegesi del testo biblico. “E’ una canzone d’amore, parla d’amore fisico di due ragazzi che cantano ognuno l’amore per l’altro. Non c’è canzone più ardente. E’ come avere Imagine o Yesterday dei Beatles e nessuno l’hai mai fatta in tv”, spiega il comico toscano. “Il Cantico esalta l’amore fisico. E’ la vetta della poesia di tutti i i tempi – continua nel suo monologo -. Come fosse la Cappella Sistina. Un famoso rabbino disse: ‘tutto il mondo e tutta la storia non valgono il giorno in cui il cantico è stato donato all’umanità”. Talmente bello “che è diventato sacro” anche se “la sua presenza nella Bibbia è strana: dentro ci sono corpi nudi frementi, erotismo, baci. Cose molto molto forti. per tenerlo nella Bibbia – ha imbarazzato tanti – hanno trovato tante giustificazioni, tipo che l’autore è Salomone, oppure tutte interpretazioni allegoriche, simboliche”. E’ stato il momento di gran lunga più poetico di questa edizione.