In questa lotta tribale che è diventata la politica siciliana – da qui alle Europee non potrà che andare peggio – anche Carlo Calenda, che in Sicilia non gode chissà di quali numeri, s’è iscritto alla partita degli insulti. Definendo “buffoni” e “feudatari” questi del centrodestra che governano la Regione. Nella sua intervista a ‘La Sicilia’, l’ex Ministro dello Sviluppo, fresco di rottura con Renzi, ne ha per tutti: il barone Cuffaro, il pazzo De Luca, il conte Micciché. E persino con Lombardo, rimasto folgorato sulla via di Salvini. “Ovviamente siamo più che aperti a contributi ed esperienze nuovi, ma non ci interessano i feudatari siciliani del voto”, ha detto Calenda. Manifestando però un piccolo lapsus.

L’unico, vero feudatario e saltimbanco, capace di una doppia piroetta da Forza Italia ad Azione, ce l’ha avuto lui: si chiama Gaetano Armao, è stato il suo candidato alle Regionali (dove ha preso un ridicolo 2 per cento) e il giorno dopo era già a trafficare a Palazzo d’Orleans per l’assegnazione di un incarico. Ne sono arrivati addirittura un paio: consulente per i fondi extraregionali e decisore delle autorizzazioni ambientali (cioè presidente della Cts). In un colpo solo ha fatto pace con Schifani e abbandonato ogni impegno di Terzo Polo. Perché lui non è un politico di valori, ma un uomo di palazzo. A tal punto che qualche bene informato, ha iniziato a definirlo il vicepresidente “occulto”.

Ecco su cosa dovrebbe far leva Calenda: non solo sui commenti sboccati (e ormai scontati) nei confronti di Tizio e di Caio, o sulla sottolineatura di problemi (la sanità e i dieci mesi d’attesa per una Tac) che tutti conoscono. Potrebbe indagare, ad esempio, la questione morale, per capire quali trame e interessi s’intrecciano nei palazzi della politica siciliana. Quali rapporti e abusi si consumano nei corridoi degli assessorati, o dalle parti della presidenza. Chi sono i fautori e gli interpreti di una gestione sempre più sconcia. Chi gli approfittatori. E magari si accorgerebbe di aver convissuto – per qualche mese – con oratori eccellentissimi ma anche un po’ avventurieri della politica. Nell’elenco dei buffoni c’è ancora spazio.