Lo ha domato senza vergare stupidi appelli ma ricorrendo alla saggezza del tempo. Utilizzando il metodo Camilleri (quello Catalanotti è in libreria ed è sempre per Sellerio) il padre di Montalbano, siciliano di passo e di lungo corso, ha avvisato gli italiani che il pericolo non è Matteo Salvini ma l’ariaccia che si respira e che gli occhi dei ciechi sono i binocoli migliori per scrutare l’orizzonte.

Sprovvisto di vista e per questo acuto nei sensi, Andrea Camilleri sta rilasciando interviste che servono da lume, sbuffi di tabacco che ci ammoniscono ma rilassano. Giunto a quell’età in cui l’uomo mette a fuoco il passato e si prepara a viaggiare senza bagagli, Camilleri non nasconde la cecità ma la esibisce a teatro interpretando Tiresia e a tratti se ne serve come ha fatto con Simonetta Fiori che, intervistandolo su Repubblica, gli ha tirato fuori l’adagio dello scettico, appunto del siciliano: «Cu tutto che sugnu orbo, la viu nivura».

Camilleri, che certo non teme Salvini e neppure la stretta sulle pensioni annunciata da Luigi Di Maio, ha fatto dire a un commissario (chi ha più titolo di un poliziotto per contestare il ministro degli Interni?) che intorno al leader della Lega c’è un clima di consenso simile a quello del 1937. Non significa che Salvini è Mussolini, non scherziamo!, ma vuole dire che la strizzatina d’occhio per le sue politiche rischia di essere rozzezza da ventennio, l’adesione interessata di chi vuole trovare un ruolo nel cambio d’epoca. Dunque è stato straordinario quel passaggio che ha demolito il ministro meglio di qualsiasi video di Roberto Saviano che definendolo “ministro della malavita” non ha fatto altro che ingigantirlo. A Camilleri è bastato ricordare che Salvini è «un uomo di terra e non conosce il mare» dove il mare sta per l’acqua che allarga i pensieri e raffredda lo spirito.

Anche a Camilleri in passato è capitato di sottoscrivere appelli, quei riti collettivi che per lo scrittore Giorgio Manganelli non sono altro che roba da “accattoni della parola”. Adesso se ne tiene lontano ma non si sottrae ai colloqui, preferisce i cronisti giovani come quelli di Fanpage che nella sua bellissima casa ce lo hanno mostrato sempre più asciutto nel corpo ma robusto nell’opinione. È anche merito della moglie Rosetta che lo accudisce e conserva. A conferma che la vecchiaia è un’età feconda, Camilleri non rinuncia alla scrittura, anzi scherza perfino. Nei mesi scorsi ha pubblicato un libro segretissimo per pochi amici intimi, prima ancora ha radunato i suoi “Esercizi di Memoria” per Rizzoli e come si vede ci conforta anche questa estate con un Montalbano che si innamora come un adolescente, insubordinato anche nei sentimenti proprio come lo scrittore. Insomma, da uomo che non può più vedere i colori, Camilleri ci sta insegnando a non avere paura delle ombre e dell’ombra, quella che come diceva l’argentino Borges «scorre per un dolce declivio e assomiglia all’eternità».