I carabinieri del comando provinciale di Trapani e del Nas, su input della Procura, hanno notificato tre provvedimenti di arresti domiciliari, a una dirigente generale della Regione e a due suoi collaboratori. L’assessore Ruggero Razza è indagato assieme al suo capo di gabinetto Ferdinando Croce, e a Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dipartimento per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico (Dasoe). Tutti sono accusati di vari episodi di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico. A Razza è stato notificato un invito a comparire e sono stati sequestrati i telefoni cellulari. Sul suo conto, specificano gli investigatori, non emerge “compendio investigativo grave”, ma “è emerso il parziale coinvolgimento nelle attività delittuose del Dasoe”. Le parole dell’assessore, intercettate, vengono però ritenute “estremamente chiare e significative” e dimostrerebbero la sua “pregressa consapevolezza delle modalità criminose di trattamento dei dati e delle finalità perseguite”.

Razza, intervenuto con una nota, annuncia il passo indietro: “Le istituzioni devono essere al riparo da ogni sospetto. Per sottrarre il governo da inevitabili polemiche ho chiesto al presidente della Regione di accettare le mie dimissioni”. L’assessore, però, difende la sua struttura: “I fatti che vengono individuati si riferiscono essenzialmente al trasferimento materiale dei dati sulla piattaforma che sono stati riportati in coerenza con l’andamento reale dell’epidemia, tenuto conto della circostanza che sovente essi si riferivano a più giorni e non al solo giorno di comunicazione. Come sempre, il fenomeno della lettura postuma delle captazioni può contribuire a costruire una diversa ipotesi che, correttamente, verrà approfondita dell’autorità giudiziaria competente individuata dal Gip. Ma deve essere chiaro che ogni soggetto con l’infezione è stato registrato nominativamente dal sistema e nessun dato di qualsivoglia natura è mai stato artatamente modificato per nascondere la verità”.

“Alla luce della indagine della Procura di Trapani che mi vede indagato, nel confermare il massimo rispetto per la magistratura, desidero ribadire che in Sicilia l’epidemia è sempre stata monitorata con cura, come evidenzia ogni elemento oggettivo, a partire dalla occupazione ospedaliera e dalla tempestività di decisioni che, nella nostra Regione, sono sempre state anticipatorie. Non avevamo bisogno di nascondere contagiati o di abbassare l’impatto epidemiologico – spiega Razza -, perché proprio noi abbiamo spesso anticipato le decisioni di Roma e adottato provvedimenti più severi”.

Maria Letizia Di Liberti

Ai domiciliari sono finiti Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dasoe e volto storico della burocrazia regionale; Salvatore Cusimano, funzionario regionale, ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che gestisce i flussi informatici dell’assessorato. A chiedere il provvedimento, come riportato da Repubblica.it, sono stati il procuratore facente funzione di Trapani Maurizio Agnello e le sostitute Sara Morri e Francesca Urbani. L’ordinanza di custodia cautelare è del gip di Trapani Caterina Brignone, che ha riconosciuto la fondatezza della ricostruzione dei pm e la necessità di intervenire d’urgenza, allo scopo di evitare l’inquinamento delle prove o la reiterazione del reato. Ma si è poi dichiarata incompetente, trasmettendo gli atti a Palermo. Secondo il giudice per le indagini preliminari, ci si trova di fronte a “un disegno politico scellerato a cui sembra estraneo il presidente della Regione Musumeci, che anzi – scrive il gip – pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite”.

Secondo la procura, i contagi in Sicilia sarebbero cresciuti più volte in modo preoccupante, ma i numeri sarebbero stati “camuffati” dai vertici dell’assessorato e tenuti sotto il livello di guardia. Non è chiaro a che scopo: coprire le falle dell’organizzazione? Evitare le chiusure e, di conseguenza, un impatto economico devastante sull’Isola? Per il gip “si è cercato di dare un’immagine della tenuta e dell’efficienza del servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell’intera Regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di perdita di consenso elettorale per chi amministra”.

L’inchiesta è partita da un’indagine dei carabinieri su un laboratorio di Alcamo che avrebbe rilasciato centinaia di tamponi errati: negativi invece che positivi. I pm hanno deciso di fare un approfondimento all’assessorato, attivando alcune intercettazioni. Da cui sono emerse le prime conversazioni sospette in cui si parlava di modificare i dati giornalieri dei contagi e dei tamponi. Ma anche di distribuire su più giorni il numero dei decessi.

Proprio nello scorso mese di novembre, spalancando le porte dell’assessorato ai carabinieri del Nas – dopo l’audio del direttore generale Mario La Rocca ai manager delle Asp – Razza aveva spiegato che “i nostri dati sono certificati dal Ministero. La gente deve sapere che al governo ci sono persone perbene”. Dalla stessa Di Liberti era partita una nota per tutte le aziende sanitarie, allo scopo di mettere ordine: “L’omissione o l’incompleta registrazione dei dati sulla piattaforma informatica da parte dei soggetti coinvolti nel processo di esecuzione e/o analisi dei tamponi, costituisce una grave inadempienza che rischia di compromettere la qualità delle analisi e delle valutazioni sull’andamento dell’epidemia e, conseguentemente, di indurre i decisori ad attuare misure di contenimento non proporzionate al quadro reale epidemiologico”.

Musumeci: ho fiducia nell’assessore Razza

“Ho letto le agenzie, inutile dire che in questi casi si resta sorpresi. Noi le zone rosse le abbiamo anticipate non nascoste: è storia. Ma bisogna avere rispetto per la magistratura, ho fiducia nell’assessore Ruggero Razza, se fosse responsabile da solo adotterebbe le decisioni consequenziali. Bisogna essere sereni e fiduciosi, sono convinto che la verità emergerà prestissimo”. Così il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, ha commentato la vicenda a Omnibus, trasmissione di La7. “Quello che abbiamo fatto in un anno – prosegue il governatore – è stato improntato alla massima trasparenza, abbiamo sempre seguito la linea del rigore e della fermezza. Fino alla scorsa settimana abbiamo chiesto noi a Roma la zona rossa perché guardavamo al numero dei morti. Facciamo andare avanti le indagini, gli avvisi di garanzia servono a fare chiarezza, lasciamo lavorare e alla fine ne trarremo le conclusioni”.

Micciché: “Non si gioca con la pelle della gente”

“Spero non sia vero – è il commento di Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea regionale – ma se quanto emerge dall’inchiesta sui dati Covid-19 in Sicilia dovesse risultare confermato allora bisogna essere molto fermi. Qui stiamo giocando con la pelle della gente”.

Orlando: “Il comune di Palermo parte civile”

“Ho sempre ripetuto che la classificazione dei territori in base ai colori non andava e non va considerata come un concorso a premi né, tantomeno, una partita a poker dove bluffare per vincere di più. La zona rossa, soprattutto se il governo regionale e nazionale intervengono con i giusti ristori e sostegni alle imprese e alle famiglie, è lo strumento per salvare vite umane. Più volte, fino a pochi giorni fa ho sollecitato e richiesto che fossero forniti ai sindaci e ai cittadini dati corretti, costanti e scientificamente validi. Ancora oggi, però, i sindaci hanno dati contrastanti, incerti e non conoscono i dati sullo stato di occupazione dei posti letto. Per tutto questo il Comune di Palermo si costituirà Parte Civile in questo procedimento giudiziario, visto che proprio sui dati si sono basate molte scelte e provvedimenti amministrativi in questi mesi. Come Presidente dell’ANCI Sicilia convocherò il Direttivo per valutare tutte le iniziative da assumere ivi compresa la costituzione di Parte Civile e ogni altra azione a garanzia del rispetto del diritto alla salute di tutti e dell’esercizio corretto delle competenze comunali”. Lo dichiara il sindaco di Palermo e presidente Anci Sicilia, Leoluca Orlando.