In Sicilia è festa grande. Dopo la “svolta epocale” rappresentata dalla Finanziaria 2024, è arrivata un’altra “giornata storica”: quella in cui la Regione, data l’impossibilità di risolvere il problema alla radice (neppure l’Antitrust c’è riuscita), ha ceduto ai “ricatti” delle compagnie aeree e provveduto, da sé, a proporre degli sconti per i residenti. A parte il fatto che Schifani e Aricò investiranno 27,5 milioni a valere sul bilancio regionale (sono sempre soldi dei siciliani), il processo va analizzato attentamente: questi soldi, che garantirebbero una sforbiciata al prezzo dei biglietti aerei fino al 50 per cento, finiranno dritti nelle casse delle odiate compagnie. Da Ita a Ryanair (sempre che decidano di aderire). Ma anche di Aeroitalia, il terzo vettore che Schifani aveva accompagnato per mano in Sicilia, in cambio della promessa di calmierare le tariffe per garantire la mobilità di cinque milioni di persone.

Qualcosa non ha funzionato. Evidentemente Aeroitalia non è riuscita ad assorbire i regimi di traffico previsti (viaggerebbe a metà del carico), così tocca alla Regione metterci la faccia e onorare l’impegno assunto coi siciliani. In attesa che l’assessorato delle Infrastrutture ottenga qualche risposta all’Avviso esplorativo già emanato – ci sono dieci giorni a disposizione – e che venga finalizzato il bando nei tempi utili a garantire l’avvio del servizio per il 1° dicembre, sorgono alcuni interrogativi. Ad esempio: il fatto di applicare gli sconti solo per gli aeroporti di Milano (Linate, Malpensa e Orio al Serio) e di Roma (Fiumicino e Ciampino) pone un ostacolo al principio d’uguaglianza: perché un residente in Sicilia, che studia al Politecnico di Torino o all’Alma Mater di Bologna, dovrà subire altre vessazioni, rispetto a un collega della Cattolica o della Luiss?

E ancora: chiunque scelga o sia costretto a tornare a casa, sotto le feste, con una compagnia diversa rispetto a quelle “selezionate” dal bando della Regione – metti che Easyjet (attiva sulla Palermo-Malpensa) non dovesse aderire al bando della Regione – perché è tagliato fuori? Perché si è deciso in partenza di operare una suddivisione fra studenti o lavoratori di Serie A e di Serie B? Vi risponderanno che è solo una sperimentazione e che magari, in futuro, sarà garantito un accesso più equo ai vantaggi previsti. Intanto, però, il problema merita un alert. Che porta al primo bagno di realtà: non si tratta di sconti ad personam, ma di ristori per le compagnie. Le stesse compagnie che ci hanno fatto disperare e che già ne ottengono abbastanza (Ryanair, peraltro, continua a chiedere l’abolizione delle tasse aeroportuali).

Ma andiamo avanti. Quale ente potrà vigilare sulla corretta applicazione dei saldi da parte delle compagnie? E con quale potere sanzionatorio? Magari l’Osservatorio sul trasporto aereo che da quasi un anno riempie i suoi taccuini di nulla? E poi: cosa serve per tradurre la promessa in azione? Una legge, un decreto o cosa? Inoltre, i criteri d’accesso alla scontistica del 50%, secondo i piani di Schifani e Aricò, sono molto stringenti. Bisogna dimostrare di essere studenti, di avere un Isee inferiore a 9.360 euro o un’invalidità del 67 per cento. Come andranno certificati? Per gli studenti, probabilmente, basterà caricare una copia del badge universitario. Ma per gli altri? Quale documento bisognerà produrre per attestare la soglia di reddito stabilito o la percentuale d’invalidità? Quali strampalati meccanismi bisognerà mettere in moto – nei Caf, nei patronati – per ottenere quanto richiesto? Con quale preavviso? Una cosa è certa, come emerge dall’Avviso esplorativo: i requisiti di ammissibilità dovranno essere accertati dalle compagnie aeree aderenti, mentre il contributo “dovrà essere richiesto a rimborso al dipartimento regionale delle Infrastrutture entro 30 giorni dalla data del volo”.

Restano, tuttavia, tanti interrogativi. E un sospetto: questo bando chi vuole aiutare davvero? Facciamo un passo indietro. I tre vettori che operano maggiormente con gli aeroporti di Milano e Roma, sono Ita, Ryanair e Aeroitalia. I primi due sono stati accusati da Schifani di fare cartello, rendendo impossibile la vita ai siciliani, e sono stati segnalati all’Antitrust. Con la low cost irlandese è partita una “guerra” all’ultimo sangue, che solo in occasione di una recente visita dell’a.d. Eddie Wilson a Palazzo d’Orleans, si è provato a stemperare. Accetterà l’invito della Regione? Ita, che ha sempre mantenuto una posizione più defilata, è prossima alla fusione con Lufthansa e non sembra mostrare grande interesse per le iniziative del governo siciliano. Al netto di pochissime altre eccezioni (come Easyjet), resta Aeroitalia. Cioè la compagnia di cui il presidente della Regione è un accanito sostenitore – Schifani è legatissimo anche al suo country manager Paolo Corona – e che, però, è arrivata all’appuntamento col primo Natale con il fiato grosso. Avrebbe dovuto garantire, come si diceva in premessa, tariffe calmierate. Ma sotto le feste non è stato possibile. Così la compagnia di “bandiera” – che ha già chiuso un paio di tratte (Bucarest e Napoli) da Comiso – potrebbe sfruttare l’assist delle “compensazioni” per i prossimi 13 mesi e far passare gli aumenti e la fatica sotto traccia. Non è detto che avvenga, ma un pensierino è lecito.

I possibili beneficiari dell’iniziativa, quindi, restano tre. La Regione potrà operare i rimborsi, assicurando una rendita certa, ma non potrà impedire loro – non c’è riuscito neppure il ministro Urso, col decreto, poi annacquato, che stabiliva un tetto del 200% agli aumenti – di fare oscillare i prezzi in base all’andamento delle vendite e al periodo dell’anno. Si chiama libero mercato. Potrebbe tranquillamente succedere che le compagnie succitate, a Natale ’25, piuttosto che vendere i biglietti a 300 euro (come quest’anno), facciano oscillare i prezzi fino a 350, tanto una parte (il 25%) è a carico della Regione. Col risultato che i siciliani pagherebbero sempre uguale e tutto il guadagno sarebbe delle compagnie. Un’idea maliziosa che non si può scartare a prescindere.

E’ esattamente il metodo Balilla. Con SeeSicily, l’ex assessore al Turismo Manlio Messina destinò 24 milioni di euro in “comunicazione”, per la promozione del brand, con la scusa di incrementare i flussi nell’Isola e garantire un “riscatto” agli albergatori dopo il periodo di magra della pandemia. Ma è successo che i voucher rimanessero invenduti (tanto da costringere un coraggioso dirigente del Turismo a revocare i contratti con le strutture), mentre i colossi editoriali del nord, da Cairo a Publitalia ’80, incassavano i denari per dire quanto è bella la Sicilia e quanto siamo fortunati a viverci. Sembra la stessa cosa: intanto godono le compagnie aeree, mentre per i siciliani – che si recano a Roma o a Milano – si vedrà. Tutti gli altri sanno già di rimanere a bocca asciutta.