L’aula di Sala d’Ercole ha bocciato con voto segreto il tentativo di sanatoria edilizia proposto dal deputato di Diventerà Bellissima, Giorgio Assenza, che prevedeva la possibilità di sanare gli edifici sorti prima del 1983 a meno di 150 metri dal mare, purché la richiesta di condono sia arrivata entro e non oltre l’85, anno del super condono che la Sicilia, però, non ha recepito. Un emendamento su cui persino l’assessore al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, aveva preannunciato parere negativo. La commissione competente, invece, si è rimessa alle decisioni dell’aula.

“Mi assumo la paternità di questo emendamento – aveva detto Assenza –, che non appartiene a Diventerà Bellissima, ma al sottoscritto. E’ vero, il presidente Musumeci mi ha ripreso, ma l’assessore Cordaro poteva evitare di definirla una norma pattumiera”. “Nessuna impugnativa – aveva assicurato Assenza – potrà intervenire perché riguarda la legislazione regionale. Ci sono delle pratiche di sanatoria ancora pendenti, che ancora giacciono negli archivi comunali per essere sottoposte ad esame. Ce ne sono di pendenti di fronte a Tar e Cga. Questa norma vorrebbe porre fine a un contenzioso che si trascina da oltre 40 anni. E lo ribadisco: non saniamo nessun edificio costruito negli ultimi 40 anni, ma quelli costruite prima del 1° ottobre ’83, su cui pende istanze di sanatoria”.

Anche il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, si era detto favorevole alla proposta di Assenza: “Nessuno vuole cementificare, l’obiettivo è sanare una situazione distorta e fare giustizia”. La richiesta del voto segreto da parte di Forza Italia, per cercare di raccogliere un consenso trasversale, non è bastata: la norma è stata affossata per due voti (24 a 22). “Oggi non abbiamo reso un buon servizio”, ha sentenziato Micciché. Ma è giallo sulle operazioni di voto, dato che quello di Calderone e Lo Curto, entrambi favorevoli alla norma, non sarebbe stato registrato dal sistema. “Con il voto segreto, tanto disprezzato da Musumeci e però richiesto dalla sua maggioranza, viene bocciato l’articolo che prevedeva una vergognosa sanatoria per gli immobili costruiti entro 150 metri dalla costa. Una norma controversa a cui, a parole il governo si è detto contrario, che per fortuna l’Aula ha bocciato”. Lo dichiara il deputato e segretario regionale del PD, Anthony Barbagallo.

Il governo, con l’assessore Cordaro, ha ritirato un emendamento aggiuntivo che avrebbe evitato l’abbattimento, in zone di inedificabilità assoluta, dei “beni trasferiti, per finalità istituzionali o sociali, dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati alla mafia, al patrimonio indisponibile di Comuni, Liberi Consorzi, Città Metropolitane e Regione che abbiano dichiarato l’esistenza di prevalenti interessi pubblici ostativi alla loro demolizione”. Una norma che, secondo il Pd, avrebbe creato discriminazione tra privati cittadini ed enti pubblici. Il testo del ddl edilizia, al netto dell’articolo 20 (stralciato e riproposto come nuova legge), è stato approvato con l’astensione di Pd e Movimento 5 Stelle.

Mentre l’articolo 20, ammesso a votazione dopo un lungo tira e molla, è stato approvato (con voto segreto) con un margine risicatissimo (23 a 22). Si tratta della norma che Legambiente e le opposizioni definiscono un’estensione della sanatoria del 2003, che si applicherà alle aree sottoposte a vincolo di inedificabilità relativa. Purché realizzate nel periodo antecedente a quella data, e previo il parere favorevole degli enti preposti al controllo, siano essi le Soprintendenze, il Corpo forestale, il Genio civile. Un epilogo che non è piaciuto al Movimento 5 Stelle: “Il governo Musumeci, quello degli inceneritori, si conferma il nemico numero uno dell’ambiente. La norma varata all’Ars che prevede l’estensione della sanatoria di berlusconiana memoria alle aree di interesse paesaggistico è una sanatoria in piena regola e di quelle peggiori. Altro che esigenza di dare norme certe, qui si rischia di fare a pezzi il paesaggio e si pretende pure di avere battute le mani. Noi comunque non ci arrendiamo, ci rivolgeremo a Roma per farla impugnare, come è giusto che sia”. “Ci siamo battuti – dice Giampiero Trizzino – affinché passasse il messaggio che norme di questo tipo sono pericolosissime, perché colpiscono non solo il patrimonio naturalistico della Regione, ma anche la memoria illustre di uomini come Piersanti Mattarella e Bino Li Calsi che si sono battuti per tutelarlo. Oggi si è scritta una pagina nera di politica siciliana, ma già domani depositeremo le nostre osservazione al Consiglio dei ministri affinché la norma venga impugnata dinanzi la Corte Costituzionale”.