C’è una nuova Lega all’orizzonte. Entro Natale, o al massimo Capodanno, Matteo Salvini procederà con la nomina del nuovo segretario regionale, al posto di Candiani. Un cambio di guardia già scritto, alla luce delle evoluzioni nel partito: “Ogni stagione politica ha la sua peculiarità e la Lega si sta approcciando a una nuova fase che guarda alle nazionali e alle regionali in Sicilia – spiega Antonio Catalfamo, capogruppo del Carroccio all’Ars -. Siamo in una fase della partita politica dove entrano in gioco altri decisori e una nuova strategia. E con un modulo diverso servono anche strateghi diversi. La Lega che immagino – chiarisce Catalfamo — è quella che si sta costruendo davanti ai nostri occhi: un partito federale, autonomista, basato sul dialogo coi territori e in grado di estendere la matrice dei suoi argomenti all’elettorato moderato. La nostra, per usare un fortunato slogan francese, sarà una rivoluzione gentile pronta alla nuova fase post-Covid”.

Il partito di Alberto da Giussano, però, dovrà fare tesoro dell’insegnamento delle Amministrative: “Hanno dimostrato che in quanto a strategia politica bisogna ascoltare i territori – spiega ancora Catalfamo -. Avevamo ottimi programmi ma spesso candidati non abbastanza forti. La Lega in Sicilia deve avere il coraggio di crescere senza la sindrome della contaminazione. La cerniera coi territori, con la gente, con le piazze, è fatta di uomini reali che quei territori li vivono ogni giorno. Non è il tema e neanche il programma che vanno cambiati. E’ l’approccio”.

Catalfamo, inoltre, sottolinea il lavoro svolto in questi mesi: “Alla vigilia di questa nuova stagione approfitto pertanto per fare un avviso ai naviganti: la Lega in Sicilia ha guadagnato in efficienza in modo esponenziale da quando è approdata in Ars, per merito dell’on. Minardo, del sottoscritto e del collega Ragusa. Pertanto, se tensioni ci sono state, bisogna capire che meglio sta la Lega in Assemblea Regionale meglio la stessa si radica sui territori e meglio riesce a sedersi a parlare con gli alleati sulle questioni che contano”. Una di queste è il rimpasto: “Se oltre che di nomi si parlerà anche di deleghe ritengo che si debba ricordare che quando entrammo in giunta abbiamo responsabilmente accettato l’assessorato vacante (i Beni culturali, ndr) per non generare ostacoli nell’azione di governo e incomprensioni con gli alleati. Qualora mutassero le esigenze complessive potrebbero mutare anche le nostre”.

Sul prossimo candidato alla presidenza, invece, prevale la cautela: “E’ molto presto per parlare di candidature. Bisogna tenere conto di tanti fattori. Dobbiamo interrogarci su quali programmi decidere di convergere”. Però, “isolarsi e mostrare i muscoli credo sia una strategia che non convenga a nessuno”.