Cento finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania, con la collaborazione dello Scico, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 persone ritenute appartenenti o riconducibili ai clan Laudani e Santapaola. I soggetti sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, turbativa d’asta, favoreggiamento personale, detenzione e porto di armi da fuoco.

I provvedimenti restrittivi – 10 in carcere e 8 ai domiciliari – sono stati emessi dal Gip presso il tribunale di Catania su richiesta della Dda della Procura etnea. I militari hanno inoltre sequestrato le quote sociali ed il patrimonio di una società di trasporti per un valore di circa un milione di euro. Fra i 37 indagati, però, spicca il deputato regionale di Italia Viva, Luca Sammartino, a causa di un presunto episodio di corruzione elettorale avvenuto nel corso della campagna elettorale delle Regionali 2017.

“Luca Sammartino – si legge nel capo d’imputazione – nella qualità di candidato nelle consultazioni elettorali per il rinnovo del Parlamento Regionale Siciliano del 5 novembre 2017” avrebbe offerto a “Girolamo “Lucio” Brancato – che” avrebbe “accettato la promessa in cambio del proprio voto e di quello dei suoi esponenti familiari – le seguenti utilità: un posto di lavoro per il nipote di Brancato (non meglio identificato) presso la Mosema spa, società a partecipazione pubblica per la gestione dei rifiuti, di Mascalucia, e lo spostamento della cabina telefonica sita nei pressi della pizzeria di Massanunziata gestita dalla moglie di Brancato. Il reato – secondo il capo di imputazione – sarebbe stato commesso il 28 ottobre 2017, pochi giorni prima della consultazione elettorale”. Brancato è stato arrestato nel corso delle operazioni odierne.

Sammartino però non ne sa nulla: “Apprendo la notizia dagli organi di stampa. Sono consapevole di non aver commesso alcun reato. Quando avrò contezza degli atti, sarò in condizione di replicare e mi difenderò adeguatamente”. Il deputato è coinvolto in un altro filone d’inchiesta, sempre pe corruzione elettorale, a Catania. Il processo è giunto alla fase preliminare.