Storia del piccolo B.
e delle sue famiglie

Questa è la storia del piccolo B. Un piccolo che era nato per restarci, piccolo. Ed eterno secondo: come la lettera che corona il suo nome. Il piccolo B. aveva quattro anni, grandi occhi, affamati di tutto, e i capelli chiari del normanno. Nella casa dov’era nato, il piccolo B. incrociava sguardi sfuggenti, dolorosi, spesso corrucciati, il più delle volte stremati. A quegli sguardi chiedeva risposte. Raccoglieva lampi, monosillabi distratti. Il piccolo B. pensò quindi che fosse quello il modo giusto di parlare. D’altronde bastava e avanzava. La mamma si voltava a un “Mmm”. “Papà” era troppo lungo da pronunciare, e la fatica non serviva a un bel niente. Papà non c’era, in casa. Per dirla tutta, non c’era mai stato. L’aveva indovinato, il piccolo B., e più ci pensava,..

Il nemico della Sicilia?
Il cibo. Arrestiamolo!

Ho quasi paura a scrivere quanto segue, ma ne sono fermamente convinto. Mi farò molti nemici e, tra gli amici, molti non mi saluteranno neanche più. Pazienza. Il vero problema di Palermo e della Sicilia non è il traffico, le mafie o la disoccupazione e neanche la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Il vero problema è il cibo, arma di distrazione di massa, croce e delizia delle nostre vite dal colesterolo altissimo. Mangiamo troppo e non ci rimane tempo per pensare a tutto il resto, per vivere meglio nei nostri centri urbani, per migliorare la qualità della vita nell’ambiente che ci circonda, per conoscere persone interessanti, per leggere, conversare vis a vis, studiare, viaggiare. Perdiamo troppo tempo nella ricerca di cosa ingurgitare, del posto in cui cenare, senza considerare..

Sono ancora pochi qui
gli immacolati di Salvini

Nell’interessante intervista di Paolo Mandarà, Igor Gelarda, consigliere comunale a Palermo e ambasciatore della Lega in Sicilia, afferma che intenzione del partito di Matteo Salvini al Sud è quella di chiudere le porte a chi dell’opportunismo ha fatto una virtù. Per carità, le parole dell’ex grillino non fanno una grinza. Anche il suo capo politico, d’altronde, qualche anno fa, parlando del Sud, faceva riferimento, tra le altre cose, proprio a quell’opportunismo che caratterizzerebbe la popolazione del meridione, rincarando poi la dose con l'accusa di connivenza-convenienza con la classe politica che al Sud ha compiuto solo disastri. Ma non solo di opportunismo Salvini parlava, riferendosi ai cittadini della parte bassa dello Stivale. Parlava anche di mentalità e indole. L’uomo del Sud, secondo Salvini, avrebbe insomma una predisposizione naturale ad essere connivente..

Ma i social offrono
una caverna a tutti

C'erano una volta i giardini pubblici. C’era una volta il bar sotto casa, e c’erano una volta la piazza, i circoli del bridge, i cenacoli per amatori delle arti, il contemplativo cantiere dei lavori in corso da criticare a mezza voce, e poi la popolanissima bocciofila. C’era la chiesa. E la sede di partito. La barberia. Il salone del parrucchiere. C’era dove chiacchierare e accapigliarsi a parole, attizzare pettegolezzi o sconfessarli, farsi i fatti propri e quelli altrui. C’erano e ci sono ancora. Ma dove sono, dove vanno, gli “stagionati”? Gli ultrasessantenni (e ultra-quel-che-vi pare) che in quei luoghi esorcizzavano il fantasma – in sempiterno agguato, oggi trionfante – della solitudine? Gli anziani, già. E chi si avvia a esserlo (compreso il sottoscritto). Molti sono tornati bambini. Qualcuno ha dato..

Se una parola diventa
pietra d’inciampo

Le parole sono pietre. E aggiungo io (Levi possa perdonarmi) pietre “rotolanti”. Nel senso che trattasi di materia viva, mai quieta, capace di generosità – spianano strade, le parole, arrangiano ponti tra me e te, noi e loro – e di rivalsa contro chi ne fa “mala minnitta”. Dica la sua chi la vendetta di una parola nata male non l’abbia sperimentata a proprio danno. Taccia chi è fieramente convinto che una parola valga ormai un’altra, così come – secondo alcuni – “uno vale uno”. Una parola malamente sbozzata, fraintesa, provoca cataclismi. Piccoli, talvolta. E spesso latori di paradosso. Come nel mio caso, quando, un’impiegata del Comune, nel rinnovarmi la carta d’identità, mi chiese: “Professione?”. Io, incolpevole, risposi: “Scrittore”. Ma lei capi tutt’altro. Ora mi ritrovo un documento che dice:..

Il re dei commercialisti
e la “paciata” indecente

Caro Escheri, sono uno dei pochi fortunati che vive fuori dal mondo dei social. Non sono quindi su facebook, come si usa dire ai giorni nostri. Ogni tanto però qualche anima pia mi informa di quanto accade e mi riporta post e relativi commenti. Mi hanno appena fatto avere una lettera indirizzata a me ma postata sul tuo profilo Facebook solo "per gli amici". Ho pensato perché solo per gli amici e privare il mondo del tuo spirito arguto e della tua sapienza? Ho chiesto allora ospitalità al Direttore per pubblicare la mia risposta. Non credo che te la prenderai a male, dalla tua lettera si vede chiaramente che sei una persona di spirito e che sai accettare le critiche. Devo dire, innanzitutto, che in verità non ho ricordo di..

In fuga col cervello
ma non col cuore

Quando me ne sono andata da Palermo non mi sono voltata indietro. Con la mia macchina piena zeppa di valigie, di delusioni e di speranze, sono salita su quella nave diretta a Genova e sono andata. Andavo incontro a un lungo viaggio di 22 ore e non vedevo l'ora di arrivare. Quando me ne sono andata da Palermo non mi sono voltata indietro perché ero stanca di questa città e della sua staticità. Dei suoi problemi irrisolvibili e delle sue eterne contraddizioni, del suo caos e delle sue incertezze. Non avevo più niente e nessuno da perdere e sono andata. Volevo mettermi alla prova, sperimentarmi, conoscere i miei limiti e le mie potenzialità. Arricchirmi, confrontarmi, crescere. E, in effetti, le prime risposte alle mie domande sono arrivate quasi subito. Quando..

Elegia in memoria
delle cose inutili

Sono una che si attacca agli oggetti. Non nel senso dell'attaccamento al valore materiale, ma perché resto per anni legata alle cose, anche le più inutili. Non mi libero facilmente di una boccettina di smalto quasi secco che non uso da anni, di un paio di scarpe che mi piacevano da morire, di un vecchio giornale o di una collana irrimediabilmente rotta. Conservo (a casaccio) scontrini, biglietti di musei, carte d'imbarco. Ho scatole piene di portafoto da adolescente, soprammobili che non mi piacciono nemmeno più. All'ultimo trasloco, la ditta voleva pagato un supplemento quando ha realizzato che in 60 metri quadri scarsi avevo infilato roba per una villa su tre piani. Conservo, accatasto, nascondo. Non butto nulla, come se tenere per casa cose inutili alimentasse un legame con chissà che...

Quella musica al bar
che ripara dalla pioggia

Suonavano in un bar. Il bar aveva vicino tre ospedali. Passavano le ambulanze ma noi eravamo chiusi lì, dentro al bar, come quando fuori piove e ti ripari dalla pioggia. La pioggia della realtà, della vita. Perché la realtà ti piove addosso. E ti salvi ascoltando la musica. E grazie sempre a chi ci "apre un ombrello" quando piove e ci offre la musica da ascoltare. Perché piove sempre nella vita e importante è trovare sempre un ombrello che, almeno per un po’, ti faccia sentire al riparo. La musica ti “ripara”. Ripara ciò che in te si è spezzato e ripara te da ciò che arriva dalla vita. È che abbiamo questo senso del possesso nei confronti della vita che non possediamo neanche un po’. E intanto passava un’altra..

Sparire per una musica
che scoppia in testa

"Sarà capitato anche a voi di avere una musica in testa…". A me no. Non ancora. Non come a quel tale di cui ho letto sui giornali. Il signor Filippo Zito, 53 anni di normalissima vita nel quartiere Passo di Rigano, Palermo, che senza rendere conto a nessuno è spuntato a “Chi l’ha visto?”. Il che equivale a sparire da là dov’eri sempre stato. Non è una storia tragica, però, quella del signor Zito. L’hanno ritrovato dopo otto giorni di chissà chi sinni fici. A Trapani. A ridosso del porto. Vivo, nella Cinquecento dove aveva messo a nanna il proprio passato e coccolava un enigmatico presente. Da Palermo a Trapani, il sig. Zito, senza volere (o potere) spiegare niente a nessuno. A discorrere di mare e pesci con gli esperti..

Gerenza

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