L’irredimibile Sanità
di Schifani e Faraoni

Potenza del malgoverno. L’Asp di Palermo è da dieci mesi senza un direttore generale ma il presidente della Regione, Renato Schifani, ha fatto sapere che le nomine della Sanità saranno definite solo dopo l’approvazione della legge Finanziaria. Teme le incursioni in aula dei franchi tiratori e crede di tenere buoni così quei partiti e quei clan del centrodestra che non vedono l’ora di ottenere gli incarichi e di spadroneggiare oltre che negli ospedali pure negli appalti e nelle assunzioni. Tanto, che fretta c’è. Non bastavano gli scandali che hanno punteggiano con cadenza quasi settimanale le cronache giudiziarie. Non bastava lo scempio di un assessore – Daniela Faraoni – che ha definito a dicembre il budget che avrebbe dovuto assegnare ai convenzionati già all’inizio dell’anno. La Sanità siciliana precipita verso il..

Piccole arroganze
crescono in Sicilia

Piccole arroganze crescono. Nella prima Repubblica c’erano imprenditori che amministravano grandi aziende di Stato, come Eni o Enel, e maneggiavano miliardi di lire. “Razza padrona”, la chiamarono Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani in un libro del 1974. Nella repubblichetta siciliana – quella che amministra clientele e pagnottisti – s’avanza una casta di sottogoverno che pretende di spadroneggiare al riparo di ogni critica. Un esempio arriva dal dossier di “Report” sugli scandali che hanno travolto i meloniani di Sicilia. Avete sentito con quanta spocchia Antonella Ferrara, reginetta di Taobuk, ha replicato alla giornalista che le chiedeva conto di una collana regalata a Elvira Amata, l’assessora al Turismo che aveva inondato di contributi la manifestazione di Taormina? Adulare i grandi scrittori con i soldi della Regione dev’essere un mestiere che dà alla..

Corrotti di Sicilia
Meloni, pensaci tu

Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, si gira dall’altra parte e fa finta di non vedere la valanga di scandali che si è abbattuta sul governo di Renato Schifani. Dice che farà una visitina in Sicilia dopo l’Epifania: faccia con comodo, tanto non c’è fretta. E Giorgia Meloni? “Report” ha mandato in onda ieri sui Fratelli di Sicilia un dossier a dir poco devastante. La corruzione dilaga e le inchieste della magistratura non hanno risparmiato neppure il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. Luca Sbardella, il commissario inviato in Sicilia per evitare lo spappolamento, non sa come arginare la guerra per bande né come debellare la funesta corrente turistica del partito. Potrebbe invece farcela la premier, col pugno duro. Ma riuscirà a scavalcare i santoni – anche vicini a lei – che..

Tremenda Messina
città degli scandali

Dio salvi Messina. Non bastavano le nefandezze del rettore Salvatore Cuzzocrea che dissanguava con finti rimborsi i bilanci dell’università. Non bastavano gli azzardi del Consorzio per le autostrade siciliane, il famigerato Cas, colpito da un pignoramento di oltre dieci milioni di euro perché non pagava i lavori regolarmente eseguiti da un’impresa ma foraggiava, subito e cash, il super pagnottista amato dal governo regionale. Non bastavano nemmeno i guai giudiziari che hanno trascinato nel fango l’assessora Elvira Amata, punta di diamante della corrente turistica di Fratelli d’Italia e, malgré tout, ancora in carica. Ieri, in quella terra di mezzo collocata tra università e sanità, è scattata un’altra inchiesta ed è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione l’ex primario di chirurgia plastica Francesco Stagno d’Alcontres. Altro che cuffarismo.

Forza Italia, s’allarga
il campo dei murati vivi

I portavoce di Palazzo d’Orleans informano che il presidente della Regione è volato a Roma per chiedere aiuto ad Antonio Tajani, segretario di Forza Italia. Ma non dicono se all’incontro è stato invitato Marcello Caruso che formalmente è il coordinatore siciliano del partito. Schifani – lo sanno anche le pietre – è in difficoltà. Per tre anni ha picchiato duro sui deputati azzurri dell’Ars. Li ha schiaffeggiati, umiliati e puntualmente esclusi dalle scelte di governo. Aveva la possibilità di assegnare a Forza Italia due assessorati di peso – la Sanità e il Bilancio – ma ha preferito affidarli a due tecnici. Ora i nodi sono venuti al pettine. I “murati vivi” cominciano a farsi sentire e a presentare il conto. E lui vola a Roma per stroncare sul nascere il..

Aggiungi dodici posti
al tavolo della casta

Gli elettori fuggono dalle urne, gli scandali avanzano, ma i signori della casta di tutto questo se ne fregano e hanno deciso di aggiungere dodici posti alla godereccia tavola del potere. Hanno inventato il deputato supplente. La riforma, pensata in Sicilia, è stata approvata dal Senato con i voti favorevoli di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Trattandosi di una legge costituzionale avrà bisogno di essere approvata anche dalla Camera e di tornare al Senato per la doppia lettura, ma tutto lascia pensare che arriverà in tempo per garantire un aiutino a Renato Schifani e alla sua giunta di centrodestra quantomeno nell’ultimo anno della legislatura. Il giochino è semplice: per ogni deputato regionale che diventa assessore subentrerà all’Ars un supplente. Che, ovviamente, farà di tutto perché il governo non cada e..

Nella fiction dell’Ars
ha stravinto la casta

S’ode a destra uno squillo di tromba: “Il governo si rafforza”. E a sinistra risponde uno squillo: “Schifani bacchetta tutti”. I portavoce di Palazzo d’Orleans tentano di spacciare il voto sulla mozione di sfiducia come una clamorosa vittoria del presidente della Regione e della sua coalizione di centrodestra. Ma ieri sera bastava guardare la faccia dei protagonisti di questa tristissima pagina parlamentare per capire che in nell’aula di Sala d’Ercole ciascuno aveva recitato la propria parte. Da Schifani a Galvagno, dal Pd ai Cinque Stelle, da Ismaele La Vardera a Cateno De Luca tutti sapevano che la sfiducia, col voto palese, non sarebbe passata. E hanno messo in scena una fiction per credere e far credere che tra Palazzo dei Normanni e Palazzo d’Orleans c’è ancora vita politica, c’è ancora..

Macchè assalto, è solo
un regalo al presidente

I trombettieri di Palazzo d’Orleans non hanno ovviamente dubbi e scrivono che Schifani “respingerà in modo netto l’assalto delle opposizioni”. Ma quale assalto? Le opposizioni, con la mozione di sfiducia, stanno facendo semplicemente un regalo al presidente della Regione. Gli daranno la possibilità di dimostrare che, nonostante gli sfracelli politici e giudiziari di questi ultimi mesi, il governo ha ancora una maggioranza. Il voto è palese e nessun deputato del centrodestra si iscriverà pubblicamente al partito della fronda: nemmeno i sette parlamentari della DC cuffariana che Schifani ha criminalizzato e impiccato all’albero della gogna. La resa dei conti – sempre probabile, tira una brutta aria – si sposterà semmai sulla Finanziaria, già incardinata all’Ars e pronta per essere trasformata, col voto segreto, in un campo di battaglia. Che Dio salvi..

Il bis che ha aperto
la porta ai ricatti

Bastava richiamare la sua storia di presidente del Senato e dire: io sono un uomo che ha avuto tutto dalla politica; dunque o mi seguite oppure io mi dimetto e voi andate a nuove elezioni. Quel monito avrebbe messo in riga i deputati dell’Ars e avrebbe assicurato stabilità alla Regione. Invece Renato Schifani s’è fissato con l’idea del bis. E questa impuntatura lo espone giorno dopo giorno ai capricci e ai ricatti degli alleati di centrodestra che nel 2027 saranno chiamati a dire sì o no alla sua ricandidatura. Prendete i Fratelli d’Italia. Hanno un partito devastato dalle inchieste giudiziarie eppure pretendono non solo di mantenere le cariche di governo e di sottogoverno; ordinano pure al governatore di tagliare la testa di un alto dirigente della Sanità, come Salvatore Iacolino,..

Il ricatto che spegne
i furori moraleggianti

I furori moralizzanti di Renato Schifani si sono accesi e spenti nello spazio di un mattino. Pur di raccattare in aula una maggioranza in grado di approvare la Finanziaria, il presidente della Regione ha riabilitato i reprobi figliocci di Totò Cuffaro. Ha accolto a Palazzo d’Orleans i democristiani del sottogoverno che il giorno prima aveva impiccato all’albero della gogna, e si appresta a richiamare in giunta i due assessori che venti giorni fa aveva criminalizzato senza nemmeno un appiglio giudiziario. Visse e si contraddisse, scriveranno gli storici. Ma non siamo di fronte a un innocente gioco di detti e contraddetti. La Regione vive una delle stagioni più torbide: quella del ricatto. Vuoi mantenere il potere nonostante le inchieste che ti sputtanano? Tu minacci sfracelli in aula e il governatore ti..

Gerenza

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