Numeri e propaganda
Il monito di Sciascia

Lo ricordiamo a chi, con un salmodiare spesso ossessivo e invadente, racconta ogni giorno che la Sicilia cresce e guida – addirittura – il nuovo miracolo economico dell’Italia. Lo ricordiamo a chi, per dovere istituzionale o per fede politica, vuole crederci; e anche ai tanti che non accettano le giaculatorie della propaganda e guardano, con sospetto e diffidenza, i numeri diffusi dai palazzi del potere. Ai siciliani che amano la propria terra e la propria storia, ricordiamo il monito di Leonardo Sciascia, lo scrittore che ha lasciato in ogni sua pagina un’impronta di lucida razionalità: “All’uomo rimane solo la letteratura per riconoscere e conoscere la verità”, annotava ne La palma va a Nord. “Il resto è soltanto macchine, statistiche, totalitarismo. E’ il sistema della menzogna”. Certo, bisogna sempre distinguere il..

Contro il maxi inciucio
un appello ai Beati Loro

Brindiamo con allegria all’anno che verrà ma senza dimenticare una preghierina a tutte quelle brave persone - Giorgia Meloni, Pier Silvio e Marina Berlusconi più altri esponenti del supremo potere romano - che cumulativamente chiameremo i Beati Loro. Il 2026 sarà l’anno delle grandi scelte. In Sicilia bisognerà preparare le elezioni comunali di Palermo, compilare le liste per Camera e Senato, designare il presidente della Regione. La pentola del consenso e dei posizionamenti è già in ebollizione. Nel ‘26 diventerà rovente. Renato Schifani, il cui orizzonte sarà il bis a Palazzo d’Orleans, avrà in mano due miliardi di euro. Con i quali potrà macinare ogni concorrente. La classe politica siciliana è in massima parte inciucista e perciò inaffidabile. Riusciranno i Beati Loro a evitare che la spesa diventi una fiera..

Un buon Natale anche
agli inquisiti eccellenti

Ma sì brindiamo pure al Santo Natale con gli affetti più cari. Però senza dimenticare i i più deboli e più fragili. Politicamente, s’intende. Sono tanti i potenti che in quest’ultimo anno sono caduti in disgrazia e che avranno bisogno di conforto e solidarietà. Il più debole di tutti è Gaetano Galvagno. Col suo cerchio magico, fatto in buona parte di imbroglioni e quattrinari, aveva creduto di toccare il cielo con un dito. E’ stramazzato sul terreno minato di una inchiesta giudiziaria per corruzione. Come Elvira Amata, ancora assessora al Turismo. Come Lady Dragotto, che rastrellava contributi a palate con la banalissima scusa di fare beneficenza, innanzitutto a se stessa. E non dimentichiamo Totò Cuffaro, il recidivo, che pure era risorto e ha trascinato in un nuovo abisso il suo..

Scurdamoce ‘o passato
Così galleggia la casta

E poi dicono che la casta non esiste. Per cinque giorni hanno trasformato l’Assemblea regionale in una macelleria messicana. Si sono scambiati rancori, odi, pugnalate. Hanno montato e smontato trappole, agguati, imposture. E ora – dopo avere fatto, rifatto e disfatto la Finanziaria – salgono sul teatrino della politica per dire che tutto va bene, madama marchesa. Da Schifani a Galvagno, da Sammartino a Dagnino, dai democristiani di Cuffaro agli autonomisti di Lombardo sono tutti lì a rivendicare successi e trionfi di una maggioranza unita e compatta e di un governo il cui orizzonte, manco a dirlo, è il bene della Sicilia. Ma a che vale contestarli o elencare la sfilza di bugie con le quali tentano di coprire l’ennesima Caporetto parlamentare? Quelli della casta sono fatti così. L’importante è..

In che mani è finito
il partito di Meloni

Come mai Giorgia Meloni, che trionfa al Centro e al Nord, non riesce a sfondare al Sud? Se l’è chiesto, sul Corriere, Enzo D’Errico. Ce lo chiediamo noi che, in Sicilia, assistiamo al naufragio di Fratelli d’Italia nelle acque limacciose degli scandali e delle faide. Un uomo simbolo della decadenza è Gaetano Galvagno. Il presidente dell’Ars, impigliato in un’inchiesta giudiziaria per corruzione, ha mostrato nelle notti tumultuose della Finanziaria tutti i limiti e le miserie della classe dirigente meloniana. Ha traccheggiato con una maggioranza alternativa e strizzato l’occhio ai franchi tiratori; ha denunciato un clima di odio ma ha avallato la politica dell’inciucio. A destra c’era una volta il Msi: un partito solido, strutturato, autorevole. I patrioti di oggi non hanno invece alcun legame né con la storia né col..

Requiem di Galvagno
per il centrodestra

E’ difficile stabilire se il presidente dell’Ars abbia scritto il suo devastante messaggio in un momento di rabbia. E’ certo però che il whatsapp inviato nottetempo ai colleghi da Gaetano Galvagno equivale a un certificato di morte. Mette la croce su una Finanziaria squinternata e rimasta a mezz’aria: “C’è gente che ha incassato e gente che è rimasta a bocca asciutta”. Ne mette un’altra su “una maggioranza in guerra tra bande politiche, correnti, singoli deputati”. E recita un requiem per la giunta Schifani della quale Fratelli d’Italia fa parte fin dall’inizio. Le poche norme approvate a Sala d’Ercole nelle ultime ore sono il frutto di una maggioranza alternativa che si è formata in aula sulla base di un inciucio tra franchi tiratori e gruppi di opposizione. Il centrodestra non c’è..

Era il presidente
o Giucas Casella?

Certo, il presidente dell’Ars è sotto stress: la procura di Palermo vuole mandarlo sotto processo per reati che vanno dalla corruzione al peculato e la premier Meloni non vede l’ora di rispedirlo nel piccolo regno di Paternò. Ma l’urlo che è rimbombato ieri a Sala d’Ercole, sotto gli affreschi del Velasquez, non ammette più indulgenze. Gaetano Galvagno, in un diverbio con l’assessore al Bilancio, Alessandro Dagnino, ha perso le staffe e ha cominciato a gridare – “Dica la verità… Mi guardi negli occhi!...” – in un crescendo infuocato di tonalità che lo faceva somigliare sempre più al mago Otelma o a Giucas Casella. Ma era solo disperazione. La stessa che sovrasta il governatore Schifani. Il quale incede nell’aula con la postura spocchiosa del padrone unico delle ferriere e si ritrova..

Ecco a voi l’epopea
del Grande Tessitore

I cantori di Palazzo d’Orleans non avevano più aggettivi ieri sera per incorniciare l’epopea con la quale il presidente Schifani ha sbaragliato i franchi tiratori nascosti nei cunicoli e negli anfratti dell’Ars. Leggiamo un brano tratto da una di quelle testate che riescono a dare pennellate di poesia anche alla rozza cronaca parlamentare: “Il governatore arriva in aula e veste i panni del grande tessitore. Incontri, dibattiti, discussioni, qualche concessione alle opposizioni su temi importanti e proposte condivisibili. Una strigliata a qualche deputato, un incontro con altri e alla fine l’articolo uno con i 150 milioni di aiuti per il lavoro va in porto”. Forse c’era pure il cavallo bianco col quale Schifani ha varcato il portone di Palazzo dei Normanni, ma i cantori delle trionfali imprese non amano perdersi..

Olé, anche Galvagno scopre i valori

Il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, ha pronunciato, davanti alla fiamma olimpica, parole di ampio respiro. Ma è stato, in particolare, quel suo accenno ai "valori" che ha suscitato stupore e commozione nel cuore di tutti noi siciliani. Il Galvagno che per tre anni ha coperto gli intrighi e gli affari della sua portavoce, Sabrina De Capitani, all’improvviso si è messo ad elogiare alcune virtù cardinali come “la lealtà, l’impegno e il rispetto dell’avversario”. E il Galvagno che riceveva sotto casa la tentacolare Lady Dragotto per un’intesa da retrobottega su contributi e privilegi, ha trovato all’improvviso il coraggio di inserire nel “filo dei valori” anche “la ricerca dell’eccellenza”. Un miracolo della politica. L’ex golden boy di Fratelli d’Italia ha tromboneggiato un po’ ma da ieri è già pronto per iscriversi, come..

La pagnotta di Turano
al super pagnottista

Solo a un assessoricchio di terza fila come Mimmo Turano poteva venire in mente di affidare “il rafforzamento dell’offerta educativa” a Maurizio Scaglione, il super pagnottista di Palazzo d’Orleans che in un solo anno ha ottenuto dalla Regione incarichi e affidamenti diretti per oltre mezzo milione di euro. Il responsabile della Pubblica Istruzione si è inventato un viaggio in alcuni istituti superiori della Sicilia per verificare “le opportunità di crescita e contrasto alla dispersione scolastica”. Ma la verifica non la fa, come vorrebbe la legge, un ispettore dell’assessorato. La fa, ovviamente dietro lauto compenso, il faccendiere Scaglione. Comunque non tutti i mali vengono per nuocere. Grazie a Mimmo Turano, gli studenti avranno modo di apprendere il significato delle tre parole che nutrono la vita di questa Regione: clientelismo, servilismo, pagnottismo...

Gerenza

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