Hanno risuscitato
il sindacato giallo

Ricordate i sindacati gialli? Nacquero al tempo in cui c’era la classe operaia e si chiamavano così perché, in cambio di qualche miserevole privilegio, riuscivano spesso a spaccare il fronte unitario dei confederali. Facevano, insomma, il gioco dei padroni e per questo venivano pubblicamente insultati e sputacchiati dai metalmeccanici del Cantiere Navale di Palermo che non esitavano a definirli “pagnottisti” o “lenticchiari”, nel senso che si vendevano per un tozzo di pane e per un piatto di lenticchie. Noi, reduci di quell’era, credevamo che il sindacato giallo fosse scomparso. Invece no. L’assessore regionale alla Sanità, Daniela Faraoni, ha appena utilizzato tre sigle farlocche con l’intento di rompere il fronte dei convenzionati esterni e di scongiurare lo sciopero di mercoledì. Ma la manovra, rozza e infantile, le è esplosa tra le..

Tre immacolatissimi
in difesa di Schifani

Per contestare le accuse di Giuseppe Conte, leader dei Cinque Stelle, si sono esibiti i tre colonnelli della maggioranza: i purissimi Marcello Caruso, coordinatore di Forza Italia; Luca Sbardella, commissario di Fratelli d’Italia; e Nino Germanà, segretario della Lega: così puri che per non infettarsi hanno evitato di coinvolgere, nella difesa del governo Schifani, la Dc di Totò Cuffaro, considerata ormai un partito di appestati. I tre hanno dichiarato che “l’opposizione non perde occasione per sbandierare slogan vuoti”, mentre “grazie all’azione del governo regionale la Sicilia cresce e traina la ripresa nazionale”. Hanno dimenticato di dire che la Sicilia registra anche “una crescita morale”. Ma questa amenità, così luminosa, l’aveva espressa venerdì ad Agrigento il presidente Schifani. Meglio non insistere, avrà pensato il furbo e immacolatissimo Sbardella.

Schifani a teatro
batte Pirandello

L’ha detto o non l’ha detto? Se lo chiedevano gli agrigentini che venerdì si sono scapicollati al Teatro Pirandello per assistere a una rappresentazione che solo la grande politica siciliana poteva offrire. C’era l’assessore al Territorio, Giusy Savarino, che premiava come “Ambasciatore dell’Ambiente 2025” il presidente della Regione, Renato Schifani. Il quale, stordito da tanta gratificazione, ha pronunciato un discorso che ha rallegrato tutti gli spettatori. “La Sicilia – ha detto – sta vivendo un momento di crescita sociale ma anche morale”. Sulla crescita sociale non tanto, ma sulla crescita morale il teatro è esploso in un applauso che ha fatto tremare le pareti. Un applauso così non era stato tributato né a Giorgio Albertazzi né a Sebastiano Lo Monaco, grandi interpreti di Pirandello. Nemmeno alle macchiette di Totò o..

Le furbizie della Faraoni
contro lo sciopero del 26

Il vizio di Palazzo d’Orleans ha contagiato quasi tutti i rami dell’amministrazione. Quando c’è da buttare un po’ di fumo negli occhi dell’opinione pubblica, l’assessore impupa un comunicato stampa col quale dice e non dice, incarica della pubblicazione il suo pagnottista di fiducia e crede di avere risolto un problema che rischia invece di imputridire. L’ultimo esempio arriva dalla Sanità, dove l’assessore Daniela Faraoni si trova alle prese con lo sciopero dei convenzionati esterni proclamato per mercoledì prossimo. Sarà la paralisi. E la Faraoni, nel tentativo di arginare la contestazione, ha diramato una nota nella quale farfuglia di incontri con i sindacati che ovviamente non sono approdati a nulla. Prova così a nascondere il fatto che siamo a fine novembre e non ha assegnato alle strutture il budget che avrebbe..

I moralisti in attesa
di spartirsi quei voti

C’è il moralismo peloso di Renato Schifani che, in preda a un furore sanfedista, licenzia i due assessori democristiani – infetti di cuffarismo ma senza macchia giudiziaria – e grazia l’assessore Elvira Amata, esponente della corrente turistica di Fratelli d’Italia, per la quale è stato chiesto il rinvio a giudizio. E c’è il moralismo silente degli altri partiti di maggioranza – la Lega di Luca Sammartino e l’Mpa di Raffaele Lombardo – che non hanno spiccicato una parola per dire a Schifani che c’è un limite all’incoerenza e pure alla logica di figli e figliastri. E allora togliamo il velo all’ultima ipocrisia. Dietro ogni moralismo c’è un sacco vuoto che aspetta di essere riempito con i voti in fuga da una Dc che, dopo la caduta di Totò Cuffaro, non..

La doppia morale
di un governatore

La patriota Elvira Amata, per la quale la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per corruzione, “non sarà scaricata”. Il presidente della Regione, Renato Schifani, la manterrà con tutti gli onori al vertice dell’assessorato al Turismo. E sarà inutile chiedersi per quale ragione i due assessori cuffariani, che non hanno alcuna macchia giudiziaria, siano stati defenestrati subito e senza pietà, mentre l’esponente di Fratelli d’Italia resta inchiodata alla poltrona nonostante il pesante dossier della magistratura inquirente. La risposta di Schifani non ammette repliche: quello della Amata “è un caso diverso della Dc”. Diverso, perché? Boh. Il governatore ha detto la sua, i trombettieri si accontentano e diffondono: meglio una domanda in meno che una domanda in più. Primum sopravvivere, deinde piritolleggiare. Così va il mondo dalle parti di Palazzo..

Non dite a Sbardella
che Amata è nei guai

Non dite a Luca Sbardella che la procura di Palermo vuole mandare a processo per corruzione Elvira Amata e la sua consorella Marcella Cannariato, nota come Lady Dragotto. Non turbate la visione fatata che il commissario di Fratelli d’Italia ha dei suoi compagni di partito. Lui non sa che dopo l’assessore Amata toccherà a Gaetano Galvagno e alla compagnia degli scandali annidata dentro Palazzo dei Normanni. Non sa nemmeno che il Balilla tira ancora le fila della corrente turistica, quella dello spreco milionario di SeeSicily e dello sporco affare di Cannes. Lui, col suo candore da sonnambulo, è convinto che l’unico male oscuro della Regione fosse Totò Cuffaro. Ne è così certo che, tolta di mezzo la DC, la maggioranza gli appare “unita e coesa”. E perciò non vede l’ora..

Schifani e FdI, storia
di inchini e sganassoni

Lui, Schifani, si è sempre genuflesso. E’ andato a Brucoli e ha baciato la pantofola di Balilla, l’uomo dello scandalo di Cannes; poi è andato a Ragalna e ha baciato l’anello di Ignazio La Russa, padre padrino della sua elezione a governatore della Sicilia; poi è andato all’Ars e ha fatto l’elogio di Gaetano Galvagno, il presidente sputtanato da un’inchiesta per corruzione; poi è rientrato a Palazzo d’Orleans e per placare l’ira dei franchi tiratori ha consegnato a Luca Sbardella, commissario di Fratelli d’Italia, la testa di Salvatore Iacolino, il superburocrate della Sanità. L'altro ieri, alla festa per i tre anni del governo Meloni, ha tentato l’ennesima genuflessione ma ha ricevuto in cambio due sganassoni da Nello Musumeci. Ricordate Vittorio Gassman, il pugile suonato del film “I mostri”? Lo massacravano..

Salvati e purificati
Meloni & C. in festa

Chiodo scaccia chiodo. Ora che sul teatro delle nefandezze c’è solo Totò Cuffaro, sono spariti dalla scena politica gli scandali di Fratelli d’Italia e della corrente turistica del Balilla; le indecenze di Gaetano Galvagno e gli intrighi della sua portavoce, Sabrina De Capitani; gli azzardi di Elvira Amata e la beneficenza pelosa di Marcella Cannariato, meglio nota come Lady Dragotto. Non solo. Gli effetti perversi che si sono abbattuti sulla Dc, ridotta ormai a una confraternita di appestati, hanno ridato fiato a un partito, quello della Meloni, che oggi ha avuto addirittura l’orgoglio – o l’ardire, scegliete voi – di festeggiare a Palermo il terzo anniversario della vittoria del centrodestra e della contemporanea conquista di Palazzo Chigi e Palazzo d’Orleans. Tenetevi forte: al Molo Trapezoidale c’era pure Renato Schifani. In..

I Bambinelli di Cera
lo sanno, la sinistra no

Sono ventitré e dicono di rappresentare l’opposizione che a Sala d’Ercole sbaraglierà, con una mozione di sfiducia, il governo di centrodestra presieduto da uno Schifani ancora intriso di cuffarismo. La dichiarazione di guerra è stata firmata da Pd, Cinque Stelle e Controcorrente dopo un ritiro lungo e pensoso nell’Abazia di San Martino delle Scale, famosa in tutto il mondo per il museo dei Bambinelli di Cera. I quali – e non solo perché baciati dalla grazia divina – sanno quello che i ventitré deputati della sinistra fanno finta di non sapere. Cioè che la mozione di sfiducia non passerà mai. Anzi. Servirà per ricompattare la maggioranza che a Schifani oggi sfugge di mano. O i nostri eroi non sanno far di conto o sono dei campioni di furbizia: salvano Schifani..

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