Un sedere per due poltrone? Non più. Il sindaco di Messina Cateno De Luca, che da giugno “balla” fra palazzo Zanca e Sala d’Ercole, ha deciso di dimettersi da deputato regionale. Era stato eletto lo scorso novembre con l’Udc – che aveva ospitato il suo movimento “Sicilia Vera” – ottenendo oltre 5400 preferenze. Ma a giugno scese in campo per le Amministrative nella città dello Stretto, dove riuscì ad affermarsi al ballottaggio sul candidato di destra Dino Bramanti.

Da quel momento De Luca non ha mollato nessuno dei due incarichi. Ha addirittura minacciato le dimissioni da sindaco se il Consiglio comunale, in cui De Luca per una stramberia della legge elettorale non è rappresentato da alcun consigliere, avesse bocciato il suo “Salva Messina”, un piano per salvare i conti della città. Scongiurato il pericolo ha scelto di accantonare l’Ars, dove l’incompatibilità – de facto – nessuno aveva potuto sancire, perché i membri della commissione di verifica dei poteri istituita all’Ars, a causa di tanti ricorsi pendenti, non avevano la facoltà di pronunciarsi.

Così De Luca per qualche mese ha tenuto il sedere incollato a due poltrone. Fino a ieri, quando in una lettera recapitata al presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, ha spiegato i motivi delle sue dimissioni e della sua resistenza: “Ho indugiato per qualche mese in più nel doppio ruolo di deputato e di sindaco non perché ho voluto approfittare della circostanza che la legge non prevede un termine perentorio per effettuare tale scelta, ma perché avevo la necessità di poter esercitare una incisiva azione di persuasione nei confronti del Consiglio comunale, ove non ho alcun consigliere eletto nelle liste a me collegate a causa di un sistema elettorale alquanto balordo”. Ora il passo indietro e la decisione di fare il sindaco di Messina “a mani nude”. Il suo posto, a Palermo, è del fidato Danilo Lo Giudice.