L’assessore Pierobon è tornato al suo posto, e già questa è una notizia. Il titolare dell’Energia e della “monnezza”, dopo i problemi di salute e la degenza in ospedale, si è seduto al tavolo per una riunione informale con i suoi collaboratori. Perché la nuova mission è approvare entro la fine dell’anno il disegno di legge sui rifiuti. Una misura, spiega l’onorevole Giusy Savarino, presidente della Commissione Territorio e Ambiente, che “dà una normativa di riferimento a tutto il comparto”. Che porterà alla “morte” degli Ato – a otto anni da una legge, inefficace, che ne prevedeva la cancellazione – a un piano di rientro dei debiti che questi hanno accumulato nei confronti dei Comuni (compresi quelli virtuosi), passando per una nuova organizzazione territoriale – inizialmente provinciale – del servizio, che verrà gestito dalle Ada (Autorità di ambito). Tante novità bollono in pentola. Nulla di definitivo. Dato che, come spiega la deputata di Diventerà Bellissima, il testo tornerà in Commissione la settimana prossima e verrà esitato entro 15 giorni, non prima di aver cercato di mediare fra le proposte che arrivano anche dall’opposizione.

“Un mese fa eravamo fermi all’articolo 21, sui 32 previsti dal disegno di legge – spiega la Savarino – Abbiamo sospeso per l’assenza dell’assessore Pierobon, che adesso è tornato in sella. Nelle more, abbiamo inserito in agenza l’analisi di altri quattro ddl che semplificheranno la vita dei cittadini”. E passa all’elenco: “Il primo riguarda il riutilizzo delle acque reflue per scopo irriguo; un altro i parcheggi di interscambio; poi la decongestione dei centri urbani dalle auto, con la deroga a costruire parcheggi; e infine l’adozione, da parte di cittadini, associazioni ed esercizi commerciali, di aiuole e spazi verdi per uso civico. Si tratta di disegni di legge che avevano bisogno di poca istruttoria e non necessitavano di impegni di spesa”.

Ora, però, viene il bello (e il difficile). Il disegno di legge sui rifiuti sarà pronto entro l’anno?

“Il quadro normativo rimarrà quello del governo, ma stiamo cercando di trovare una sintesi fra le varie sollecitazioni che ci giungono dai gruppi di opposizione. Entro un paio di settimane il testo verrà esitato dalla Commissione e potrà passare all’esame dell’aula. Si tratta di un ddl organico che risistemerà una materia – parola della Corte dei Conti – organizzata male perché faceva riferimento a un testo normativo non all’altezza e disorganico”.

Cosa prevede il ddl che state scrivendo in Commissione?

“Vogliamo riordinare un sistema in cui ci sono gli ex Ato che continuano a maturare debiti (circa 1,5 miliardi) e continuano ad avere commissari liquidatori, ossia soggetti con competenze e responsabilità; in cui, nel frattempo, sono nate le Ssr (società di regolamentazione del servizio) che si dividono le competenze con gli Ato; in cui i comuni possono organizzarsi in Aro (ambito di raccolta ottimale) per la gestione diretta del servizio. Insomma, esiste una giungla normativa che ha permesso uno scarico di responsabilità a diversi soggetti e un accumulo di debiti che incide direttamente sui cittadini, che infatti pagano tariffe elevate e non beneficiano di un servizio all’altezza”.

Sempre a livello normativo, avete chiuso un piano stralcio per la gestione dei rifiuti, che dovrebbe garantire una base solida per l’elaborazione, da parte del governo, del nuovo piano regionale. Cosa prevede?

“Il testo, anche in questo caso, è stato approvato all’unanimità in Commissione Territorio e Ambiente. Abbiamo dato delle indicazioni che il governo ha prontamente recepito. Questo piano stralcio offre un indirizzo generale rispetto a quelle che saranno le indicazioni da parte degli altri assessorati. E fornisce la base al piano vero e proprio che entro dicembre il governo potrà esitare. L’iter andrà avanti anche dopo e sarà abbastanza lungo. Ci dirà quali sono gli impianti a norma e dove saranno allocati; tenderà a promuovere quelli moderni, anaerobici, a basso impatto ambientale, che permettono ai rifiuti di diventare una risorsa; punterà sul concetto della differenziata, che in questi mesi ci ha regalato qualche soddisfazione”.

Ecco, la differenziata: grazie allo sforzo dei cittadini siciliani, i Comuni non si sono visti costretti a portare i rifiuti all’estero, come previsto dall’ordinanza di Musumeci.

“Abbiamo superato il 25% in tutta l’Isola. Ma adesso anche le città metropolitane dovranno adeguarsi a una tempistica chiara e mettersi al passo degli altri comuni. Non è giusto che i sacrifici fatti dai cittadini per differenziare, vengano depauperati dal fatto che le grandi aree metropolitane (Palermo, Messina e Catania) invadono le discariche con i rifiuti indifferenziati. Musumeci nella sua ordinanza era stato molto duro e il Tar, di fronte all’impugnativa del sindaco di Palermo, non aveva mosso alcun rilievo, se non la sospensione della parte che riguardava la decadenza dei sindaci in caso di inadempienze. In effetti la differenziata sta permettendo alla Sicilia di fare passi avanti nella gestione dell’emergenza, ma se i piccoli comuni varcano quota 70% e Palermo si ferma al 14% il problema resta”.

La Rap, che gestisce il servizio di raccolta a Palermo, ha dichiarato che Bellolampo ha le ore contate, perché anche la sesta vasca è satura. Si rischia di piombare in una nuova emergenza?

“In effetti c’è un problema. La sesta vasca, le cui competenze non sono di Musumeci ma del dipartimento Rifiuti, va messa in sicurezza. Può contenere altra spazzatura, ma servono dei lavori che devono essere autorizzati. Posso dirvi che in queste ore si stanno tenendo delle conferenze di servizio per cercare di risolvere la questione. Se l’esito sarà positivo, si andrà avanti con i lavori per l’apertura della settima vasca, questa sì di competenza del governatore. A Musumeci, che da Roma hanno nominato commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, non sono stati conferiti gli stessi poteri speciali di cui negli anni hanno beneficiato altri commissari. Questo ci ha penalizzato”.

Di recente, però, avete istituito un ufficio per la bonifica delle discariche. Di cosa si tratta?

“In Sicilia ci sono 500 discariche da bonificare. Su questo Musumeci sta producendo un forte impegno. C’è da capire – e lo abbiamo chiesto sia al presidente che all’assessore competente – che fine abbiano fatto i fondi “post mortem” che incidono per il 20% sulle bollette e che, come suggerisce il nome, dovrebbero coprire i costi per la gestione della discarica dopo che questa viene chiusa. Dobbiamo capire che fine abbiano fatto quei soldi prima di utilizzare altri fondi pubblici”.

Una marea di questioni aperte. Non si rischia di andare a sbattere?

“Io sono un avvocato ed è la prima volta che mi occupo di questi temi. Devo dire che è una materia rognosa. Ma la cosa che è mancata negli ultimi dieci anni è stato il controllo da parte della Regione. Che il privato, forse in modo un po’ insano, tenti di guadagnare col proprio lavoro, sta nell’ordine delle cose. Ma che l’imprenditore non subisca alcun controllo da parte dell’istituzione, e poi offre un servizio non all’altezza, è una cosa che non si può accettare. La Regione non ha mai vigilato, ma da quando è arrivato Musumeci stiamo esercitando una forma di controllo forte che dà i suoi frutti. Ad esempio abbiamo emanato delle linee guida sulle tariffe per il conferimento in discarica, che prima venivano autodeterminate dalle imprese”.

Materia rognosa, ha detto. Il cittadino, però, guarda alle proprie tasche e, di fronte a un servizio che non sempre funziona, vorrebbe pagare il giusto

“In effetti su acqua e rifiuti abbiamo un sacco di sollecitazioni. Parliamo di spese che gravano sulle loro tasche e incidono sulla quotidianità. La gente vuole capire se c’è un ritorno economico e se può trarre dei vantaggi, ad esempio, dal differenziare i rifiuti. Inoltre, in Finanziaria, abbiamo destinato dei soldi da distribuire fra i comuni più virtuosi, che potranno utilizzare queste “premialità” per abbattere il costo delle tariffe o migliorare i servizi”.