In questi giorni nella vicenda Montante ho visto cadere molte teste e sembra che molte altre ne cadranno. Al momento tra queste non ne ho individuato di pensanti. Alcuni ritenevano di esserlo, altri erano ritenuti tali ma non lo erano e altri ancora erano teste vacanti messi al posto giusto per essere usati da quelli che ritenevano di essere teste pensanti.

Le teste pensanti sono solo quelli che comprendono che c’è un limite a tutto e hanno quindi la consapevolezza che devono agire per conseguire i loro obiettivi entro quei confini. Quelli che ritengono di essere teste pensanti e non lo sono, usano il loro potere e quindi la loro arroganza nella convinzione che a loro è permesso tutto e che niente e nessuno può frapporsi al conseguimento dei loro obiettivi che spesso coincidono con i loro personali interessi.

Io naturalmente ho la mia idea su chi appartiene all’una o all’altra categoria e lascerò a voi la libertà di farvi la vostra. Non si tratterà di aspettare gli esiti delle indagini in corso anche perché per comprendere queste dinamiche non serve la verità processuale.

Il tema però è che bisognerà capire anche quando chiuderà la ‘fabbrica dei mostri’. I mostri sono generalmente persone spregiudicate e molto furbe oppure esseri normali, non necessariamente dotati di intelligenza superiore o grandi capacità, che improvvisamente per il cognome che portano oppure per la posizione che occupano vengono nominati o si autonominano icone e acquisiscono uno status che consente loro di divenire intoccabili ma anche in grado di potere fare qualunque cosa nella vita, insomma uno status che equivale ad una sorta di super laurea che li rende esperti di tutto.

Un’altra conseguenza dell’investitura è il lavaggio radicale che elimina ogni impurità e li rende moralmente irreprensibili tanto da diventare essi stessi maestri di morale. Impossibile da quel momento dissentire da loro e pericolosissimo entrare nel loro mirino.

Le icone proliferano soprattutto In quella sorta di zona grigia denominata “antimafia” che non è la lotta alla mafia che è cosa ben diversa. Recentemente le icone stanno trovando un’altro filone interessante: l’anticasta.

L’icona nell’antimafia è generalmente un politico, un imprenditore, un giornalista oppure un magistrato (destinato prima o poi per grazia ricevuta ad entrare in politica per salvare il Paese).

L’anticasta invece è riserva assoluta dei nuovi politici duri e puri e terreno di caccia di alcuni giornalisti, non veri giornalisti, di quelli che per tali si spacciano. Può accadere anche che alcuni non siano neppure giornalisti ma si facciano chiamare “giornalisti d’inchiesta”.

Entrambe le congregazioni sono naturalmente divenute ‘caste’ ma questo è irrilevante e soprattutto hanno in comune l’interesse comune ovvero il loro.

Tutto questo genera un sistema fatto di relazioni con i media, con i politici e con il mondo degli affari che a sua volta genera sottosistemi fatto di amici e parenti.

Il collante è il potere, la carriera e gli affari.

Ogni tanto qualcuno viene beccato con le mani nel sacco ed il mondo si sveglia indignato ed addirittura stupito come se tutto questo non era sotto gli occhi di tutti.

Invece lo era e come, e si è lasciato che il sistema proliferasse mostri e massacrasse persone perbene che tanto non erano funzionali al sistema perché per esso, come si è visto, erano e sono molto più funzionali quelli ricattabili. Chissà se è venuto il momento di chiudere la fabbrica dei mostri.