Timorosa di leggere frasi che mi avrebbero ferita, ma anche pronta a dare battaglia, dopo il ciclone che ha investito lunedì scorso il Golfo Tigullio, dove trascorro in buona parte le mie estati dalla nascita, ho scorso con attenzione tutti i filmati Instagram, i commenti twitter e le dirette che mi è capitato di incrociare. Volevo vedere fino a che punto le tricoteuses di questa società alimentata dal populismo cattivo si sarebbero scatenate contro le barche dei presunti (o anche veri) ricchi distrutte dalla forza dell’acqua, contro la celebre passeggiata a mare devastata, contro i pontili dei bagni delle nostre estati crollati nel golfo. Ero convinta che la marea montante di odio di classe cieco e feroce alimentata da anni di populismo 5stelle, questo impasto di brutalità mista a ignoranza crassa e ortografia surreale, avrebbe avuto ragione anche di un disastro come questo. E invece, poco o niente: sì, giusto un “anno” terza voce plurale tempo indicativo del verbo “avere” senza H; qualche insulto rivolto alla gestione del porto Carlo Riva (che, come ha osservato giustamente il genero del grande ingegnere, Andrea Dall’Asta, era preparato ad affrontare una fortissima mareggiata, non un ciclone); qualche furbacchione che, certamente senza fare altro, ha avuto modo di scavalcare i cumuli di detriti e osservare come lo stato abbia messo a disposizione le forze armate per evitare episodi di sciacallaggio quando “i miliardari avrebbero potuto pagarseli da soli” (infatti, è noto che le forze private italiane abbiano mani libere e mezzi persuasivi evidenti contro i ladri). Insomma, il solito piatto misto di frittini da bar rancidi, ma nulla di grave. La solidarietà ha avuto la meglio, insieme con la voglia dei liguri di fare da sé, e di fare subito. Centinaia di ragazzi si sono infilate le galoche e si sono messi agli ordini della protezione Civile per aiutare a pulire strade e porto, per trasportare rifiuti e preparare il terreno alle ruspe che, questa volta giustamente, arriveranno. Ma la vera, buonissima notizia è che le tricoteuses sono andate a rassettarsi le cuffiette sporche altrove; forse non hanno avuto il coraggio, forse si sono vergognate, forse hanno saputo inghiottire il livore e l’invidia. In ogni caso, quei ragazzi con le galoche dimostrano che abbiamo ancora gli anticorpi di un paese sano.