“Il est grand temps de rallumer les ètoiles”. E’ tempo di riaccendere le stelle. Così scriveva Guillaume Apollinaire durante la prima guerra mondiale. Il poeta era là, nelle trincee e per lui si trattava anche di riaccendere, sera dopo sera, “tutti gli astri interiori che erano stati spenti.”

Ebbene, non da una guerra siamo stati colpiti, ma da effetti e conseguenze simili ad essa, certamente sì. E i nostri astri interiori, le nostre passioni, i nostri desideri, seppur per un tempo relativamente breve, si sono spenti.

Dopo un periodo trascorso in un’atmosfera penitenziale, rinchiusi nel cielo quadrato  delle nostre abitazioni, oggi finalmente abbiamo recuperato  luoghi e abitudini che eravamo stati costretti ad accantonare. E abbiamo, finalmente, riacceso i nostri astri interiori, abbiamo ricominciato a vivere, a desiderare, a rincorrere le nostre passioni, a spostare i limiti dei nostri confini e a riappropriarci dell’infinito mondo che solo la musica riesce a regalarci. “Quell’infinito – annotava Mozart – che si nasconde tra una nota e l’altra, anche se strettamente legate. Perché la musica più profonda è quella che vibra tra le note. Il mistero è lì, in quello spazio che racchiude l’universo.”

Abbiamo finalmente riscoperto la forza e la potenza del sorriso, celato per mesi dietro l’uso innaturale delle mascherine e sabato sera siamo tornati a sorridere nel magnifico complesso di Santa Maria dello Spasimo, nel quartiere Kalsa, dove una stella del firmamento internazionale, una delle icone del jazz, Dee Dee Bridgewater, a Palermo per la preview della prima edizione del Sicilia Jazz Festival, ha riacceso i nostri astri interiori brillando e incantandoci in due concerti subito sold out.

Questa esibizione, voluta dalla Regione Siciliana e dall’Assessorato al Turismo Sport e Spettacolo, promotori del Festival, con il coinvolgimento di importanti siti storici come il Teatro di Verdura, il Complesso Monumentale di S. Anna, il Complesso di Santa Maria dello Spasimo e il Real Teatro Santa Cecilia,  e la cui organizzazione è stata affidata alla Fondazione The Brass Group, ha visto il ritorno in Sicilia dopo diciassette anni, di una delle più grandi jazz vocalist.

Preziosa ed elegante interprete di un ampio repertorio che spazia dai grandi classici della musica jazz alle tendenze più recenti, Dee Dee Bridgewater, nome d’arte di Denise Eileen Garrett, ha un modo straordinario di reinterpretare i grandi classici del passato, in modo particolare quelli di Billie Holiday, e una sorprendente capacità di attraversare i differenti generi musicali e di unire mondi diversi, come il jazz, il blues, il soul con modulazioni interpretative che le consentono non poche incursioni nel pop negli anni ottanta.

Tra le cantanti più amate al mondo, acclamata da critica e pubblico, Dee Dee Bridgewater, ha costellato la sua splendida carriera con un numero sconfinato di riconoscimenti. Premiata tre volte con il Grammy Award, due volte per il tributo a Ella Fitzgerald (Dear Ella), sua fonte di ispirazione durante tutta la sua carriera,  e recentemente per l’album dedicato a Billie Holiday (To Billie With Love From Dee Dee), nei suoi concerti di sabato sera ha regalato novanta minuti di giocosa improvvisazione ed eleganti e grintosi virtuosismi in un continuo dialogo, ciascuno assolutamente unico, ciascuno con una singola emozione, con i musicisti dell’Orchestra Jazz Siciliana,  sapientemente diretta dal maestro Domenico Riina, evidentemente divertito e in perfetta sintonia con la regina del jazz.

Una delle più grandi interpreti dei nostri tempi, carismatica e costantemente padrona della scena, Dee Dee Bridgewater ha catturato gli spettatori, li ha rapiti con parole garbate, suadenti e sensuali; li ha artigliati con una voce passionale ed emozionante, ma all’un tempo graffiante e potente, una voce dalle incredibili sonorità, una dote sublime e inarrivabile che la colloca nella storia del jazz.

Il suo inconfondibile timbro, ora dolce ed esile, ora secco e aspro, ha regalato un suo particolare colore alla musica rendendola calda e avvolgente.

In quei novanta minuti ha saputo essere rigorosa e innocente, femminile e sofisticata, romantica e seducente. Ricca di infinite sfumature, ognuna particolare, con un’allure decisamente chic.

In una recente intervista il Maestro Riccardo Muti ha sottolineato che, in un contesto come quello odierno dove il bello soccombe a favore dell’utile, esiste la necessità e l’urgenza di comprendere  il valore della cultura e dell’arte, fondamentali per l’educazione dell’uomo, affinché “l’arte e la cultura tornino a essere il nostro pane quotidiano” e affinché possa attuarsi la valorizzazione  di “quel patrimonio musicale che appartiene alla nostra storia come un tesoro inestimabile e che riesce ancora in maniera esemplare a parlare al cuore e allo spirito dell’uomo contemporaneo”.

E nell’ “Idiota” di Dostovskij, il principe Miskin, dice che “la bellezza salverà il mondo”, quasi evocando un mondo lontano e irraggiungibile. Un mondo raffinato, fatto di eleganza, di parole sussurrate, mai urlate, di pensieri preziosi. Quel mondo che, seppur per un tempo e in uno spazio limitati, la musica di Dee Dee Bridgewater è riuscita a regalarci. Il jazz salverà il mondo.