“E’ ingenerosa, falsata nella sua ricostruzione e infondata nei fatti la rappresentazione secondo la quale, nell’ambito della campagna vaccinale, le Regioni procedono per conto proprio e senza un indirizzo unitario”. Lo sostiene l’assessore siciliano alla Salute, Ruggero Razza. Nei prossimi giorni il neo commissario per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, manderà in avanscoperta Esercito e Protezione civile per tamponare le numerose falle organizzative emerse a livello locale: a partire dalla mobilitazione del personale e delle strutture, passando per la definizione del target, che genera incertezza. Anche il senatore di Forza Italia, Renato Schifani, batte su questo tasto: “Nel già complesso e difficoltoso percorso di immunizzazione, sta emergendo una sorta di ‘federalismo vaccinale’ che si traduce, purtroppo, in un’anarchia delle fiale in cui ogni regione decide in totale autonomia le categorie in ‘corsia preferenziale’. Un quadro che rischia di provocare una vera e propria guerra sociale per la priorità nelle vaccinazioni”.

“Va ricordato ancora una volta – sottolinea, però, Razza – come le Regioni non abbiano stabilito che la Fase3 del Piano (insegnanti, forze dell’ordine, forze armate, penitenziari, servizi essenziali) anticipasse la Fase2 (fragili e over 70): ciò, invece, è stato determinato a livello nazionale dalla struttura commissariale che, a sua volta, ha dovuto recepire le indicazioni dell’Agenzia regolatrice del farmaco che ha autorizzato il vaccino di AstraZeneca solo sulla popolazione under 65, mentre – come è noto – nel resto del mondo non esiste questa limitazione”.

“Così come è opportuno ribadire – dice l’assessore – che, proprio nell’ambito della categoria dei servizi essenziali, le Regione non hanno declinato un ordine di priorità, che invece era stato chiesto uniforme per tutto il Paese. E su questo punto non abbiamo mai ricevuto una risposta da parte della struttura commissariale”. “Al posto di sostenere polemiche, che mortificano migliaia di operatori sanitari – prosegue l’esponente del governo Musumeci – ci aspettiamo vengano attivate tutte le procedure per autorizzare gli altri vaccini già disponibili (a partire dallo Sputnik V) e aumentare l’approvvigionamento nazionale delle fiale. Se ci fossero centinaia di migliaia di dosi a settimana, infatti, in ogni Regione non ci sarebbe neppure il problema di scegliere da dove partire. Semmai saremmo tutti ventre a terra a moltiplicare le sedi vaccinali e distribuire fiale ai medici di famiglia. Fin dall’inizio dell’emergenza, la Sicilia, su disposizione del presidente Musumeci, ha scelto un’organizzazione in collaborazione con la Protezione civile e il concorso di Forze armate ed enti locali: vorremmo poter vaccinare per 24 ore al giorno! Senza subire polemiche infondate e, magari, ricevendo le risorse umane aggiuntive promesse e finora arrivate in numero contenuto. Adesso più che mai è tempo di lavorare, non di polemizzare”.

La corsa al vaccino diventa lotta fra classi

Musumeci loda la Sicilia per le sue abilità organizzative: d’altronde, gli basta aver inaugurato l’hub della Fiera del Mediterraneo, a Palermo, e quello dell’ex mercato ortofrutticolo, a Catania, che insieme potrebbero garantire fino a 13 mila inoculi al giorno. Eppure nell’Isola sono state somministrate appena 376 mila dosi (dato ufficiale di questa mattina), a fronte di 526 mila disponibili. Una percentuale di poco superiore al 71%. Manca l’accordo con i medici di famiglia: il primo vertice di ieri in assessorato si è risolto con una fumata grigia. I medici hanno chiesto di poter usufruire dei locali delle Asp e, inoltre, pretendono chiarezza sul tipo di vaccino da somministrare: quelli di Pfizer e Moderna, gli unici indicati per gli over-65, vanno conservati a temperature molto rigide e, una volta scongelati, vanno inoculati entro 5-6 ore. Ma il nodo più complicato riguarda le tariffe: la Regione non vorrebbe superare li 10 euro a prestazione, spingendosi fino a 28-30 per quelle a domicilio.

In queste ore va in onda il teatrino delle “caste”: la Regione, infatti, ha autorizzato le Asp a predisporre l’elenco dei 28 mila avvocati che frequentano ogni giorno le aule dei tribunali. Ma alcune categorie sono sul piede di guerra. I sindacati dei commercianti hanno scritto al presidente della Regione, spiegando che “i lavoratori sono esposti a un rischio sicuramente maggiore di altre categorie già inserite nella campagna vaccinazioni”. Protestano anche i rider: “Ogni giorno incontriamo almeno 15 clienti più il personale dei ristoranti, non credo che sia coerente lasciarci indietro”. Mentre gli avvocati si difendono: “Siamo una categoria veramente a rischio – dice il presidente dell’Ordine di Palermo, Giovanni Immordino, a Repubblica – a Catania ci sono state vittime, a Palermo ci sono stati almeno cinque colleghi in terapia semi- intensiva. Abbiamo contatti con i clienti e frequentiamo i tribunali che sono affollatissimi. Vaccinarci non è un privilegio, è una questione di tenuta democratica: come si tutelano altrimenti i diritti?”.

Hanno tutti ragione e tutti torto. Per sanare alcune anomalie, però, non basta la logica. Molti over-70 non conoscono il loro turno. I vaccinati in quella fascia d’età, considerata a rischio di sviluppare una forma grave della malattia, sono 151.000 in tutta Italia. I ventenni sono 409.000, i trentenni quasi 600mila. Questi dati emergono dalla Protezione civile nazionale. E anche in Sicilia molte di queste persone si sono viste scavalcare da baroni universitari, studenti al secondo anno di Medicina, personale amministrativo delle Asp (che magari lavora pure in smart working). Il caos più completo.

Sono iniziate anche le vaccinazioni a domicilio per gli anziani e gli 11 mila disabili gravissimi, anche se il deputato del Pd, Antonello Cracolici, chiede a Razza di consentire “anche a coloro che non usufruiscono dell’assegno di cura” di “potere esercitare il loro diritto prioritario alla vaccinazione”. Cioè tutti quelli che hanno forme di fragilità o disabilità, non per forza gravissime. Mentre l’assessore regionale alla Famiglia, Antonio Scavone, ha chiesto di allargare la platea a coloro “che hanno fatto istanza per l’assegno di cura ma che ancora non percepiscono il relativo sostegno finanziario e ai cargivers che assistono i loro cari, affetti da disabilità gravissima”. Nel frattempo, il segretario regionale della Lega, Nino Minardo, ha chiesto all’assessore Razza l’inserimento nel target vaccinale di alcune categorie (fra cui gli operatori del turismo e dell’agroalimentare), ma anche di sperimentare una sorta di passaporto vaccinale per consentire, già dalla prossima estate, un turismo di prossimità.

Ma una delle proposte che fa più discutere è stata rilanciata ieri dal presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che ha chiesto all’assessore Razza, “di valutare la possibilità di praticare la vaccinazione ai componenti l’Assemblea regionale siciliana ed a tutti i dipendenti, come precauzione, in vista della discussione per l’approvazione del bilancio e della finanziaria regionale”. L’unica risposta che gli è stata recapitata è quella dei deputati del Movimento 5 Stelle: “Sono tantissime le categorie professionali che hanno frequentissimi contatti per lavoro e ciò nonostante sono costrette a rimanere pazientemente in attesa della loro dose. Ancora una volta Micciché ha perso un’occasione per rimanere in silenzio. Avrebbe evitato di fare la figura di uno Schettino qualsiasi, che cerca di mettersi in salvo prima di donne e bambini”.