Ci sono centinaia di aziende artigiane, in Sicilia, che gridano aiuto. Alla Crias, la cassa regionale per il credito agevolato, sono bloccate pratiche per 15 milioni di euro. E al momento non si intravedono soluzioni. Per analizzare i motivi del “congelamento” occorre fare un salto indietro nel tempo fino al 2018, quando la giunta regionale approvò una delibera proposta dall’assessorato all’Economia che andò a modificare l’assetto contabile del fondo di rotazione gestito dall’Ente, classificandolo organismo strumentale della regione: “La Crias per legge istitutiva concede finanziamenti a tasso agevolato alle imprese – spiega il direttore generale Lorenza Giardina –. A seguito della predetta classificazione il fondo dovrà essere gestito secondo le regole proprie del sistema di contabilità finanziaria e non secondo il sistema contabile-patrimoniale, come è stato fino ad oggi. Ne consegue che la Crias dovrà rispettare tutte le disposizioni prescritte dal decreto legislativo n.118 del 2011, nonostante si tratti di un fondo dedicato, solo ed esclusivamente, alla concessione di finanziamenti alle imprese”.

La ratio del decreto, invece, dovrebbe essere quella di effettuare un monitoraggio più efficace della spesa degli enti pubblici. “Fino ad oggi, man mano che le imprese pagavano le rate, si procedeva alla concessione di nuovi finanziamenti ad altre aziende – spiega la Giardina – Da ora in poi, occorrerà accertare anticipatamente le somme da impegnare (con la preventiva approvazione del Bilancio di previsione), e sulla base delle stesse si  potranno concedere nuovi finanziamenti, da accantonare fino all’effettivo utilizzo delle somme da parte delle imprese. Nel caso di finanziamenti per stati di avanzamento, le somme potrebbero rimanere cristallizzate anche per anni, poiché l’impresa ha 36 mesi di tempo per concretizzare il programma di spesa approvato”. In questo modo, anziché soddisfare tremila e quattrocento richieste (nel 2019 sono stati erogati 76 milioni), il numero dei beneficiari crollerà.

Fuori dalla sede di Catania ci sono centinaia di aziende – dalle autofficine alle falegnamerie, passando per panifici, sartorie e tipografi – che aspettano un cenno. Con la nuova gestione contabile e le imposizioni del decreto legislativo 118 – lo stesso, per intenderci, che ha obbligato la Regione siciliana a scandagliare i bilanci di trent’anni e far emergere un enorme disavanzo – “si andrebbe ad operare nell’ambito di un bilancio annuale di previsione a carattere autorizzatorio, che per la natura del fondo di rotazione non potrebbe mai avere una previsione esatta, né un consuntivo in pareggio. Questo significa la paralisi della cassa e la fine della sua missione nel giro di pochissimo tempo” ha detto Massimo Saeli, segretario di Ugl credito.

Per questo la Crias sta cercando una soluzione. Il Ministero dell’Economia, che evidenziò l’anomalia nel 2017, non ha più alcuna voglia di derogare sull’armonizzazione dei bilanci delle società partecipate. E ha chiuso all’eventualità prospettata dalla Regione. Musumeci e l’assessore alle Attività Produttive Turano, ben consci della funzione di Crias e dalla sua importanza per il tessuto produttivo dell’Isola, si erano impegnati a ottenere un differimento dei termini per consentire alla Cassa di operare col vecchio sistema di contabilizzazione economico-patrimoniale. L’obiettivo era far slittare i termini (fino al 31 dicembre 2021) per l’adeguamento del fondo di gestione ai nuovi dettami contabili. Ma si tratta di un provvedimento a rischio impugnativa, e per questo già respinto.

Lorenza Giardina, che non ha alcuna voglia di violare le direttive del Mef , ha individuato la “exit strategy” in un emendamento, consegnato ad alcuni esponenti politici, per uscire dai vincoli dell’organismo strumentale: “Ci sono altri fondi in Italia che non sono stati dichiarati organismo strumentale. In questo modo – spiega il direttore della Crias – potremmo lavorare a rendiconto, senza recare alcun danno al bilancio consolidato della Regione (quello comprensivo dei bilanci delle partecipate). E’ chiaro che un ente locale abbia bisogno di certificare una spesa prima di erogarla: ma la Crias fa mutui e le imprese restituiscono quanto percepito”.

E l’Ars che fa? Come al solito nicchia. La norma “salva Crias” era stata presentata in aula circa un mese fa, come emendamento aggiuntivo all’esercizio provvisorio. Ma assieme ad altre norme, tra cui quella relativa allo slittamento del voto nelle ex province, non è stata ammessa. Si preferì escluderla dal dibattito e trattarla in seguito. La questione è stata ritirata fuori mercoledì scorso, prima della chiusura del parlamento per quattro giorni causa Coronavirus. E’ stato l’onorevole del Movimento 5 Stelle, Luigi Sunseri, ad annunciare passi avanti: “Il credito agevolato alle imprese artigiane siciliane è completamente bloccato. La Crias non evade più le pratiche e non eroga il credito agli artigiani siciliani che sono seriamente, e giustamente, preoccupati. Per questo motivo – ha detto il portavoce grillino – abbiamo richiesto e ottenuto una sotto commissione specifica sul problema”. A causa dell’assenza dell’assessore Turano, però, la discussione è stata rimandata di una settimana, eppure, ha riferito Sunseri, “non possiamo permettere che gli artigiani siciliani paghino le incapacità amministrative e politiche. Noi ci metteremo il massimo impegno”. Ora c’è anche un’interpellanza del Partito Democratico.

Sullo sfondo di questa intricata vicenda, se ne staglia un’altra: è quella che riguarda la fusione di Ircac e Crias, uno dei cavalli di battaglia del governo Musumeci. La norma è stata approvata con il “collegato” alla Finanziaria del 2018, ma non è mai diventata esecutiva. L’Irca, dopo un lungo iter autorizzativo alla Corte dei Conti,  il 30 gennaio scorso ha pubblicato il regolamento. Anche se i sindacati sostengono che il “nuovo soggetto continua ad essere un contenitore vuoto ed inefficace”. Eppure, stando a un articolo pubblicato un paio di giorni fa su “La Sicilia”, potrebbe diventare la soluzione al blocco del credito agevolato verso le imprese, dato che “non appena saranno nominati i vertici, i finanziamenti già deliberati dal commissario della Crias (Giovanni Perino, ndr) potranno essere erogati”.

“La situazione, però, non è esattamente in tali termini – controbatte Giardina – in quanto l’operatività dell’Irca passa necessariamente dalla preventiva soluzione delle problematiche legate all’applicazione del decreto legislativo n.118/2011 (poiché verrebbero ovviamente ereditate dall’Irca, chiamata a gestire i fondi della Crias e dell’Ircac) e dal perfezionamento di tutti i passaggi propedeutici ad un’efficace fusione che consentano ai due enti di transitare validamente nel nuovo mega organismo. Il regolamento approvato si limita evidentemente a tracciare, alla stregua di uno statuto, solo il contorno, le linee generali dell’Irca, e non le regole pratiche di funzionamento, necessarie per assicurare, fin da subito, la piena funzionalità ed operatività dell’Ente. Sarebbe auspicabile la creazione di un tavolo tecnico (Regione-Ircac-Crias) che preliminarmente affronti e risolva efficacemente tutte le problematiche legate alla pratica realizzazione della fusione dei due Enti sì da evitare successivi blocchi operativi che ancora una volta penalizzerebbero le imprese”.

Anche le associazioni datoriali, qualche giorno fa, non sono uscite rinfrancate dall’incontro con l’assessore all’Economia Gaetano Armao. Il problema è hic et nunc: “Siamo molto preoccupati per il modo con cui la politica regionale sta affrontando questa delicata materia, legata all’accesso al credito agevolato da parte delle imprese artigiane siciliane – evidenziano CNA, Casartigiani, Confartigianato e Claai –. Qui incombe, oggi, una seria emergenza che va urgentemente affrontata da chi ha precise responsabilità istituzionali. C’è in gioco il destino di centinaia di attività che sono in attesa di ricevere la somma richiesta. Si tratta di artigiani e piccoli imprenditori, i quali hanno già sottoscritto compromessi di acquisto o stato di avanzamento dei lavori che, in assenza della concessione del credito, rischiano di trasformarsi in una sorta di trappola. Tradotto in soldoni, significa spingere questi operatori economici verso un inevitabile triste epilogo”. La chiusura.

“Per meglio capire l’entità del problema – continuano – basti pensare che nel 2019 l’erogato ha superato i 75 milioni di euro. Adesso il nodo centrale, che paralizza l’attività di erogazione, è rappresentato dall’adeguamento del fondo di gestione della Crias ai dettami del decreto legislativo 118 sull’armonizzazione contabile. Questa prescrizione, particolarmente restrittiva, ne blocca l’operato in quanto la Crias agisce solo con la disponibilità pari al rientro. Di fronte a questo drammatico scenario invochiamo un immediato intervento del governo regionale, del parlamento siciliano e delle forze politiche, di maggioranza e di opposizione, affinché individuino tempestivamente, ciascuno per il ruolo di competenza, una soluzione adeguata che metta la Crias nelle condizioni di evadere le pratiche e di erogare il credito, che è di vitale importanza per il nostro tessuto produttivo, già in grande affanno”. L’artigianato, nell’Isola, è un settore in forte compressione: come segnalato da un report di Confartigianato Sicilia, nell’ultimo anno sono sparite mille imprese e le esportazioni sono in calo di 39 milioni. Tempo da perdere non ce n’è.