Cronache dell’altro mondo. Cronache strabilianti, fantasmagoriche, ellittiche e lampeggianti, inebriate e inebrianti. Una finestra sul nulla.

1) Momenti di grande tensione ieri a Valderice, nei pressi dell’ospedale Sant’Antonio, quando alcuni villeggianti hanno notato una Fiat Tipo che stava per prendere fuoco. Si sono avvicinati e hanno visto una ragazza bionda che si disperava. L’auto aveva percorso in un solo giorno oltre mille chilometri, da Marsala allo Stagnone, da Paceco a Custonaci, da Alcamo a Castellammare, da San Vito lo Capo a Castelvetrano. Quando le batterie roventi hanno lanciato le prime vampate di incandescenza, la Fiat Tipo era in corsa per raggiungere Erice, in cima al monte, per una riunione con i pescatori e con gli operatori turistici del Circondario. Comunque le fiamme sono state domate, grazie all’intervento immediato dei volontari. La ragazza bionda è stata accompagnata amorevolmente al vicino pronto soccorso, ma per fortuna è uscita dall’avventura indenne, senza nemmeno un graffio. Solo una macchiolina d’olio, spruzzato dallo spinterogeno nel momento in cui i volontari hanno aperto il cofano della macchina per verificare i danni al motore. “Sono Marta Fascina, candidata di Forza Italia nel collegio di Marsala e vado in giro giorno e notte, senza tregua, per la mia campagna elettorale””: così ha dichiarato la ragazza, già sfinita dalla stanchezza, all’agente di pubblica sicurezza che piantonava il pronto soccorso.

2) Il sito leccaculista che, in virtù di una mazzetta ricevuta dalla Regione, si preoccupa della salute e del benessere di tutti noi siciliani, è okkupato, manco a dirlo, da quei venti redattori dichiarati all’Irfis nel momento in cui c’erano da graffignare altri centomila euro dalla legge per l’editoria. I giornalisti – tutti professionisti, si presume, ma l’Ordine non ha controllato: troppa fatica per le sentinelle della legalità – protestano perché il fantasioso editore pretende che i redattori, dopo un corso ovviamente accelerato, traducano i loro articoli in cecoslovacco per agevolare i milioni e milioni di lettori (anche questi dichiarati all’Irfis per grattare i contributi) che dal centro dell’Europa aspettano ogni mattina le veline di Razza, Armao e le chiacchiere da bar del presidente Musumeci. I venti redattori – tutti presenti ed esistenti, va da sé – hanno avanzato una proposta: che i corsi di lingua cecoslovacca siano a carico dell’Università di Messina e siano tenuti personalmente dall’immacolatissimo e reverendissimo rettore Salvatore Cuzzocrea con il quale l’editore ha già un accordo sottobanco per la cessione, aggratis, di un ampio locale destinato ad altri redattori, ovviamente tutti presenti ed esistenti.

3) Caterina Chinnici, meglio conosciuta come Nostra Signora dell’Inconcludenza, è stata sorpresa mentre arringava – nei sotterranei nei Cantieri Navali di Palermo, tra via Belmonte e piazza dell’Acquasanta – centinaia e centinaia di operai in tuta blu. Agitava un grosso martello che, con ritmo appropriato, sbatteva su un’incudine per meglio sottolineare le frasi più roboanti del discorso. Nella sua voce c’era l’impronta dei grandi protagonisti delle battaglie sindacali del nostro Paese, da Lama a Carniti, da Trentin a Di Vittorio. Dopo la sanguigna manifestazione, la candidata del centrosinistra alla Presidenza della Regione è stata invitata dalle maestranze nella mensa del Cantiere ed ha mangiato democraticamente un panino con la mortadella. “La classe operaia operaia va in paradiso”, ha detto con una frase nuova per stimolare ulteriormente l’entusiasmo della folla. Ed ha preannunciato discorsi e raduni in tutti i luoghi che onorano la storia gloriosa del Partito Comunista: dalle miniere di zolfo di Pasquasia, a Portella delle Ginestre fino al feudo Verbuncaudo, teatro dell’orgogliosa epopea che ha visto i braccianti e contadini occupare le terre del latifondo. Claudio Fava è servito: non potrà più dire che “la Chinnici c’è ma non si vede”.

4) Il più famoso direttore di Sicilia – comandante in chief di un sito che ogni giorno incarna i suoi furori, le sue denunce, i suoi scoop mirabolanti: lo chiamano il Savonarola di Mongibello – ha dismesso i panni del velinaro e ha fatto la sua prima intervista senza peli sulla lingua. Aveva di fronte nientemeno che il vice presidente della Regione, Gaetano Armao, definito all’inizio – ma il mancamento è durato solo un momento – “il più grande esperto di questioni finanziarie”. Dopo questa piccola defaillance il vulcanico direttore si è comunque ripreso ed è subito partito all’attacco come un treno. Ha ricordato che Armao, ora candidato alla presidenza della Regione per il Terzo Polo, è stato per cinque anni l’anima nera del governo Musumeci; che in cinque anni non ha mai presentato i bilanci nei tempi previsti dalla legge ma sempre con l’esercizio provvisorio; che la sua ultima finanziaria, ovviamente di cartone, è stata impugnata dalla Presidenza del Consiglio lasciando la Sicilia in braghe di tela; che è stato consulente di Ezio Bigotti, l’avventuriero piemontese che ha rapinato oltre cento milioni alla Regione con un censimento fasullo; che deve ancora chiarire il suo ruolo nello scandalo dell’Ente Minerario e sull’azzardo dei venti milioni che stavano per volare a Londra. Tutte domande incalzanti, mozzafiato, coraggiose, con la schiena dritta. Pensate che a un certo punto il povero Armao – temendo che l’intrepido direttore gli ricordasse pure il pignoramento dello stipendio di assessore; pignoramento chiesto e ottenuto dalla sua compagna di vita – ha preferito tagliare la corda e andarsene. “Non c’è più eleganza nel giornalismo”, ha commentato, adiratissimo, l’impomatato uomo politico presentato dal Terzo Polo come modello per le nuove generazioni.

Nella foto: Caterina Chinnici, candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione