“Voi vi chiederete, dopo tutto quello che ho fatto e ho scritto, alla tenera età di novantatré anni, che compirò a settembre, perché io abbia avuto bisogno di venire stasera davanti a voi per parlarvi di Tiresia. La risposta è semplice: avevo bisogno, insieme a voi, di capire… no, capire è la parola sbagliata, di intuire, ecco sì intuire il senso  dell’Eternità!”.

Con queste parole, che hanno sciolto in lacrime un intero teatro greco gremito all’inverosimile, Andrea Camilleri, dopo 93 (!) minuti di Conversazione su Tiresia recitata tutta a memoria dal testo scritto da egli medesimo, ha congedato il pubblico che non ha voluto mancare all’evento dell’anno.

E’ stata una lezione di umanità e di saggezza, di umiltà e generosità, che in un tempo teatrale ha ricomposto la storia di un personaggio, Tiresia, dentro quella di un altro personaggio, Andrea Camilleri. Sull’apice della vecchiezza – per dirla con Seneca – il grande re Mida della letteratura italiana contemporanea ha consegnato a noi tutti un grande viatico: non è vero che non ci sia bisogno della vecchiaia, poiché il tempo guardato dagli occhi di un “vecchio” ormai cieco aprono l’orizzonte sul futuro, fatto anche di oscuri presagi e nebulosi accadimenti, ma dove la forza della vita vince su tutto. Con un’energia spesa al massimo e con il vigore di un giovane debuttante Camilleri ha incollato migliaia di spettatori dentro la navicella del tempo costruita con arte e autoironia.

Incredibile la forza con la quale l’aedo moderno ha retto ieri sera, 11 giugno 2018, l’ora e mezza di filato al centro dell’orchestra del magico teatro greco di Siracusa: senza una pausa, senza un tempo morto o vano, senza un momento di noia. Si è compiuto con il Camilleri-Tiresia un rito magico e catartico che ha reso giustizia di un pensiero corrivo e dominante che accetta senza opporsi l’incedere ineludibile di una società liquida come quella in cui viviamo. Il poeta ci ha aperto varchi percorribili sulla strada del tempo. Uno per sé, infiniti per noi. E con la generosità straripante di un gigante benefico ci ha accolti nel suo mondo, consegnandocelo e raccomandandoci di farne buon uso.

Eravamo tutti con lui ieri sera: la Fondazione INDA con il suo regista Roberto Andò che ha saputo collocare questa magia dentro un contenitore suggestivo e non invadente; l’amorevole e attento Carlo degli Esposti per Palomar che ha accudito Camilleri in ogni momento del dietro le quinte; la insostituibile Valentina Alferj, motore vero di tutta la macchina che ha ruotato attorno ad Andrea Camilleri, che ha reso perfetto ogni passaggio di questo meraviglioso ingranaggio; Antonio ed Olivia Sellerio che ci regaleranno la pubblicazione del testo della Conversazione su Tiresia. E poi la dolce Rosetta, compagna di una vita di Andrea con le figlioule Andreina, Mariolina e Betta. Alessandra, la nipote che ha seguito con successo le orme del nonno nella scrittura, e, in scena con lui un nugolo di suoi “nipoti” veri e acquisiti che vanno citati tutti da Gaia a Tancredi, Lorenzo, Andrea, Gilda, Matilda, Karol, Gabriele, Andrea e Michele.

Tutti giovanissimi in festoso corteo di accompagno del “vecchio” Andrea-Tiresia per celebrare insieme a lui e a noi la festa della vita. Una festa che ha cantato le lodi dell’esistenza è ha dissipato il luogo comune che la vecchiaia non sia utile al mondo. Dopo ieri, dopo la magia del tempo che si è consumata nella culla della grecità antica, possiamo dire che è vero invece che un “vecchio”, e che vecchio, può rendere vivo ed eterno il nostro mondo.