Non cede alle lusinghe e non si schioda dai suoi intenti: Cateno De Luca, che qualche giorno fa ha firmato le dimissioni da sindaco di Messina per candidarsi alla presidenza della Regione, potrebbe sfruttare l’onda lunga del fallimento di Musumeci per rimettersi al centro della scena e guadagnarsi i favori della sua (ex) coalizione. Sia Miccichè che la Lega vorrebbero coinvolgerlo. E persino Raffaele Stancanelli, durante il pranzo di qualche giorno fa a Catania col presidente dell’Ars e Raffaele Lombardo, si è offerto nel ruolo di ambasciatore. Ma niente. “Anche se me lo proponessero, non sarò io il candidato del centrodestra”, dice De Luca. E va oltre: “Non mi interessa essere il carnefice di Musumeci. Questo giochino mi ha stancato”.

Perché?

“Non voglio essere associato all’esistenza o meno della sua candidatura. E’ un tema che riguarda la sua coalizione, di cui non faccio parte. Io sono oltre Musumeci”.

Ma l’obiettivo dei partiti del centrodestra è riconquistarla. Come fa a rimanere indifferente?

“Meglio un complimento che un insulto. Mi sento lusingato, ma i commensali si sono accorti di Cateno De Luca troppo tardi. Credo che la loro sia una discussione da ‘soggetti interessati’. Interessati a non perdere la poltrona. Se perde Musumeci, perdono anche loro”.

Potrebbe almeno dargli una chance…

“Io non mi faccio dettare i tempi da nessuno. Vado avanti e mi permetto di dire che forse i tempi li sto dettando io: sia a destra che a sinistra. Dove non mi sembra esserci tutta ‘sta gran chiarezza”.

Ripartiamo da capo. Il presidente Musumeci, ieri, ha detto che non c’è alcuna crisi di governo.

“Conferma che è un personaggio politicamente schizofrenico. Aveva chiesto agli assessori le dimissioni in bianco, ma loro, con varie scuse, non gliele hanno consegnate. Voleva fare anche una cena riparatrice coi leader di partito e l’hanno preso a pernacchie. Questa è cronaca”.

Perché, secondo lei, ha investito la giunta (minacciando l’azzeramento) di un voto che riguardava soltanto lui?

“Le risulta che Musumeci abbia mai detto di aver sbagliato? Mai. O forse una volta, solo in parte, quando venne fuori l’inchiesta giudiziaria su Razza. Ma non ha mai detto ‘è colpa mia’. Il voto dell’aula esprime un gradimento su di lui. Il fatto che abbia tirato in ballo gli assessori è un altro esempio di vigliaccheria politica. Ha mostrato i muscoli che non ha”.

Perché avrebbe dovuto dimettersi?

“Le dico perché non l’ha fatto: ha la certezza che non sarà indicato come il prossimo candidato del centrodestra”.

Potrebbe sempre correre da solo.

“Qui ci viene in soccorso la storia. Lui s’è candidato contro Cuffaro e contro Lombardo: nel 2006 e nel 2008. Sa con quale risultato? Non ha preso nemmeno il 5 per cento. Questa è la dimostrazione che lui è presidente grazie ai partiti della coalizione che l’hanno sostenuto”.

Gli stessi partiti che rifiutano il rimpasto.

“L’assetto della giunta è frutto dell’equilibrio nei partiti. E’ ovvio che modificare un nome significa rimettere in discussione i meccanismi interni: che motivo c’è di farlo a dieci mesi dalle elezioni? Non sono mica stupidi”.

De Luca e Micciché

Quindi – mi scusi se ci torno – se Micciché la chiama e le propone di essere il candidato del centrodestra, lei dice no?

“E’ successo una settimana prima di presentare le liste a Messina, nel 2018. Fui chiamato dal presidente Micciché, che mi propose di diventare il candidato del centrodestra… Io ho detto no, nonostante in quel momento i sondaggi mi dessero al quarto posto. Gli risposi che li avrei battuti nelle urne, perché conosco gli umori della mia città. Anche stavolta si verificherà la stessa cosa”.

Lei combatte il poltronismo. Ma ha già detto che, oltre a correre per palazzo d’Orleans, si ricandiderà come capolista a Messina, dove aspira a fare il presidente del Consiglio.

“Voglio essere garante del metodo De Luca: la città ha votato me, conosce me e si fida di me. Le norme pongono una questione di incandidabilità per sindaci, vice-sindaci e assessori dei comuni sopra i ventimila abitanti. Non per i presidenti del Consiglio. Questo è un espediente tecnico per continuare a lavorare per la città e guidare il traghettamento dalla ‘fase De Luca’ alla ‘fase oltre De Luca’. E’ una questione di politica e di continuità amministrativa”.

Intanto comincerà la campagna per le Regionali. Ha già promesso grandi nomi…

“Saranno come me esponenti del Pd, dei Cinque Stelle, del centrodestra. Questo schema, che comincia a Catania, sarà replicato in ogni città. Io punto a prendere le migliori risorse degli attuali partiti e coinvolgerli in un progetto che va oltre gli attuali partiti. Perché qua è inutile che ce la prendiamo col presidente della Regione e basta. Se andiamo a guardare negli ultimi vent’anni, hanno governato e sgovernato i soliti padroni dei partiti… Prima con Crocetta, poi con Musumeci. E ora, magari, cercheranno il Cateno De Luca di turno per continuare a farlo. Non mi presto a questi giochi”.

Un giudizio sull’esercizio provvisorio e sul Bilancio ‘sospeso’ della Regione siciliana.

“La situazione economico-finanziaria della Regione dipende sempre dalla spalmatura del deficit. Ogni anno andiamo a Roma e, come questuanti, chiediamo al governo di posticipare le rate del debito. Il fatto che per il quarto anno di fila si attende il Bilancio dello Stato prima di mettere in moto una Finanziaria, dimostra, inoltre, che non s’è fatto nulla sul fronte del risanamento. La situazione è rimasta com’era, ma c’è un’aggravante: peserà sulle future generazioni”.

Com’è stata gestita la quarta ondata del Covid?

“L’operazione fisarmonica, come la chiamano loro, è stata criminale perché non si è basata su posti letto aggiuntivi, ma ha sottratto posti letto – sia in terapia intensiva che nei reparti d’area medica – alle attività di cura ordinarie. Un fallimento. Inoltre, ci sono scandali di una certa entità di cui qualcuno prima o poi dovrà rispondere. Ad esempio, sono stati spesi 2,5 milioni di euro per due macchine che processassero 4 mila tamponi al giorno. Una è stata portata al ‘Papardo’ di Messina, l’altra all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Quella del ‘Papardo’, che sarebbe dovuta arrivare entro 4 settimane, ha impiegato 4 mesi. Inoltre, riesce a processare una media di 5-600 tamponi al giorno, altro che quattro mila… Sulla sanità c’è stato un latrocinio”.