Quattro ore di riunione serrata, al PalaRegione di Catania, non sono bastate a Diventerà Bellissima per far venire i nodi al pettine. Nella nota ufficiale consegnata alla stampa lunedì sera, erano da poco passate le 21.30, non c’è un solo accenno alla sconfitta di Caltagirone, e, più in generale, all’esito (reale) delle Amministrative, che per il movimento di Nello Musumeci fanno segnare un paio di risultati in doppia cifra, la buona prestazione di Vittoria e, poi, l’abisso. Né si fa riferimento – per restare in tema Caltagirone – alle ventilate dimissioni di Gino Ioppolo, fino a ieri sindaco (non ricandidato) nella città calatina, e da oggi traballante segretario regionale del movimento. Resta in sospeso anche il progetto di federazione con Fratelli d’Italia, l’ultimo partito nella lista dei ‘papabili’ in vista delle prossime Regionali (Musumeci avrebbe chiesto alla Meloni di organizzare liste uniche ed è ancora in attesa di una risposta).

Ma allora a cos’è servito questo vertice “informale”? Ufficialmente per confermare che Diventerà Bellissima è “un valore aggiunto per il centrodestra” e che i risultati di quattro anni di governo Musumeci “sono sotto gli occhi di tutti”. Ma c’è dell’altro. Il partito del pizzo magico, che sempre più spesso si identifica con l’esecutivo tutto, preannuncia (per novembre) “una grande convention regionale nella quale presentare ai siciliani il lavoro del movimento e del governo, per completare l’opera di radicamento territoriale avviata in questi anni e per prepararci alle prossime sfide amministrative della primavera 2022, a partire dal capoluogo e dalla Regione”. Ma che bisogno c’era di vedersi per raccontare delle storielle che già conoscono tutti? In effetti la riunione a qualcosa è servita: a fissare la prossima tappa, ossia la direzione regionale del partito, che dovrebbe tenersi entro fine mese. E poi la grande manifestazione di novembre, che fa il paio con quella dello scorso giugno, presentata allo Spasimo di Palermo come la prima di un tour che avrebbe coinvolto le nove province siciliane. Dal movimento fanno sapere che “siamo in piena attività e incontreremo tutti i nostri sindaci e amministratori con i quali vogliamo creare un rapporto di sempre maggiore intesa con il governo della Regione”.

Ma in realtà il punto è un altro: creare le condizioni per la ricandidatura di Nello Musumeci. Sotto il profilo programmatico non ci sono molti appigli. Quattro anni di governo, condizionati anche dalla pandemia, non hanno lasciato traccia. E nell’ultimo sarà impossibile fare i miracoli. Quindi bisognerà puntare su qualcos’altro: Musumeci pensa di convincere la leader di Fratelli d’Italia commissionando dei sondaggi da cui far emergere che all’interno del centrodestra siciliano nessuno gode dello stesso consenso. Ma dovrà fare i conti coi dissapori degli altri alleati, dalla Lega a Forza Italia, e con la candidatura speculare alla sua di Cateno De Luca. “Le recenti elezioni amministrative, in Sicilia e nel resto del Paese, hanno dimostrato che il centrodestra è competitivo quando raggiunge due obiettivi – scrive Diventerà Bellissima -: coesione tra le forze politiche e candidature appropriate, improntate alla competenza ed al valore”. Andrebbero asseverate entrambe: ma un sondaggio a campione non basta.