Ha la faccia tosta di Milingo, il monsignore che minacciava nientemeno che lo scisma dell’intera chiesa africana, ma vuole fare ritorno alla dottrina di Joseph Ratzinger che è invece il massimo rappresentante della tradizione ecclesiale, il vertice irraggiungibile della teologia.

Scoppia infatti in Sicilia, a Palermo, l’ultima controversia della fede, il sottosopra tra il Cristo pop di papa Francesco e quello castigatore di Don Alessandro Minutella, prete scomunicato, espulso dalla Chiesa, non per sporcizia ma per eccesso di dogmatismo e di traffico con il sacro. In una delle sue epifanie aveva infatti detto: «A volte mi è capitato di parlare con la Madonna». Cacciato su suggerimento del vescovo di Palermo, Corrado Lorefice, questo pretaccio della parrocchia di San Giovanni Bosco di Romagnolo, non solo ha rifiutato di prestare fedeltà al pontefice ma lo ha addirittura sfidato con gli stessi mezzi: i social al posto delle encicliche e delle bolle, i post anziché i testi e gli studi biblici.

Radicale e contro le aperture di Francesco, Minutella ha contestato dal suo pulpito l’apertura ai divorziati, definendo questo nuovo corso nientemeno che «un’impostura» e la nuova Chiesa «una prostituta». Si è sicuramente ubriacato di spirito ma il vino era sempre quello dei Vangeli. Non contento, ha proseguito sul suo profilo Facebook che papa Francesco non frequenta dato che come, si sa, preferisce Twitter e le chiamate interurbane.

Difeso dai suoi fedeli che affollavano e ascoltavano le sue prediche, padre Minutella non si è piegato alle minacce della congregazione del Clero ed è passato alla radio e alle onde medie. In un audio di 20 minuti sulla pagina di Radio Domina Nostra, questo “Don” ha spiegato le sue ragioni, ha chiamato alle armi e alle preghiere quei palermitani inquieti che bisogna riconoscere non hanno smesso di seguirlo anche quando, un anno fa, è stato scomunicato come accadeva nel Medioevo.

Oggi Minutella ci riprova, da eretico, con una processione, anzi, un pellegrinaggio, che annuncia si terrà a Boccadifalco portando in spalla la Madonna di Fatima che, fa sapere, lui stesso scorterà. Si rischia il bagno di popolo ma anche l’interdizione dai sacramenti per tutti coloro che si metteranno in cammino con questo “diavolaccio”. Ad avvertirlo è stato sempre Lorefice, che, conoscendolo, deve fare fatica a interpretare la parte dell’inquisitore. Ebbene, pure l’arcivescovo sa che in quest’epoca la popolarità di Minutella è un piccolo patrimonio, una felice eccezione in queste chiese che sono sempre più edifici umidi e privi di corpi. Il moderato Lorefice ha sicuramente ragione ed è probabile che questo singolare prete abbia forse abusato con i “like”, pasticciato con le apparizioni ed esagerato con le chiusure. Eppure nella chiesa allegra e multiculturale di Francesco, dove è entrato pure il libertino Eugenio Scalfari, siamo sicuri che ci sia spazio anche per padre Minutella, mattacchione integralista ma per troppi rosari, antagonista del latino ma con tutti gli stratagemmi della modernità.

Dunque papa Francesco ci stupisca e il 15 settembre, quando arriverà a Palermo, corra ad abbracciare per primo questo curato che eccede ma arricchisce, straparla ma sempre in nome di Dio.

Insomma, altro che concilio! A Palermo può celebrarsi il nuovo ecumenismo: l’incontro non tra due diversi modi di interpretare la fede ma la richiesta di amicizia tra due account.