Chi andrà in soccorso al Movimento 5 Stelle per espugnare il Consiglio di presidenza e portare in aula la delibera sull’abolizione dei vitalizi agli ex parlamentari? Di certo, non Gianfranco Micciché, che quel Consiglio lo presiede e si è detto pronto, se necessario, a fare le barricate. Con tre voti “sicuri”, quelli dei grillini Cancelleri, Zito e Siragusa, ne servono altri tre per approvare la delibera. Del Consiglio di presidenza fanno parte 11 membri: Micciché e Papale (Forza Italia), Bulla (Udc), Di Mauro (Popolari e Autonomisti), Tamajo (Sicilia Futura) difficilmente si convertiranno sulla via di Damasco.

I pentastellati, che giovedì pomeriggio all’Ars hanno presentato la proposta nel dettaglio – si parla di dimezzare gli assegni (non meno di 660 euro mensili ai deputati con una sola legislatura alle spalle) e di modificare i criteri della reversibilità nei confronti dei familiari – puntano invece su un paio di elementi della maggioranza, gli onorevoli Giorgio Assenza e Gaetano Galvagno, e su Nello Dipasquale, rappresentante del Partito Democratico.

Giancarlo Cancelleri ha detto di averci parlato, di aver carpito nel tempo la loro posizione anti-privilegi, di avvertire in loro una coerenza con l’operato dei partiti che rappresentano. Nel caso di Giorgio Assenza, deputato di Comiso, che veste i colori di Diventerà Bellissima, sarebbe un voto “obbligato” in virtù della vicinanza di Musumeci a Salvini, che a Roma governa con Di Maio. Un giro un po’ tortuoso, che rischia di scontrarsi con l’attualità più spicciola. Che fa di Assenza il braccio operativo di Musumeci – è vero – ma anche un uomo che, fuori dall’aula, esterna poco le sue scelte. Quando lo contattiamo telefonicamente, per avere conferma del suo appoggio alla proposta di Cancelleri & co. il deputato cade dalle nuvole: “Io non ho parlato con nessuno, tanto meno ho letto la proposta formale. E comunque il mio voto non l’ho mai delegato”.

Non è uno che rompe gli schemi Assenza, a meno che non ci sia dietro un percorso di condivisione che all’orizzonte, nell’attuale maggioranza, proprio non si vede: “Che i vitalizi siano stati dei privilegi, questo sì – asserisce il deputato regionale -. Ma quando un privilegio si trascina per 30 anni e viene erogato attraverso una normativa che lo prevede, diventa un diritto. Secondo me si può e si deve intervenire per spezzare le catene di Sant’Antonio, perché mi pare assurdo che gli assegni si trascinino fino ai nipoti. Quindi, qualcosina si può incidere sul dato temporale, applicando il principio delle pensioni ordinarie: l’assegno deve andare solo alle vedove o ai vedovi, o ai figli con disabilità. Intervenire sugli importi credo sia un attimo più complicato”.

Secondo Assenza, non sarà il Consiglio di presidenza a decidere le sorti della proposta: “Se vogliamo fare un po’ di vetrina va bene, ma poi la proposta deve andare in aula. Il problema è che questi costi risultano più emblematici di altri solo perché hanno un’ampia esposizione mediatica, ma il risparmio di spesa sarebbe minimo… Dove sono i 5 Stelle quando si tratta di abolire partecipate e società varie che gravano davvero sulle casse della Regione? Quando si parla di cose “reali”, che non portano titoloni sui giornali, non notiamo questa resistenza”. Il voto di Assenza il Movimento deve ancora guadagnarselo. Decisamente.

Più facile, invece, “spuntarla” con Nello Dipasquale, ex sindaco di Ragusa, amico di Davide Faraone ed esponente del Partito Democratico: “Io, come tutti i nuovi deputati, non percepisco alcun vitalizio (dal 2011 sono stati cancellati per legge, ndr) e ne sono contento. Non avendo alcun interesse da difendere, sono assolutamente favorevole alla proposta di abolirli anche per gli ex parlamentari. Preferisco che tutti percepiscano una pensione legata al sistema contributivo e non al vitalizio. Perché quando si parla di vitalizi, siamo di fronte a dei privilegi”.

Ma quando tutto fa propendere verso il “sì”, anche il voto di Dipasquale comincia a vacillare: “Questa è la mia posizione personale, ma io nel Consiglio di presidenza non rappresento me stesso, bensì un partito. Quando arriverà la proposta, chiederò al mio capogruppo di convocare il gruppo parlamentare per decidere il da farsi. Spero, ovviamente, che la posizione maggioritaria all’interno del gruppo si quella favorevole all’abolizione. Cosa faranno i colleghi del centro-destra? Non ne ho idea, non ho avuto modo di discuterne con loro nemmeno informalmente”.