Chi, con un po’ di malizia, volesse attribuire significati particolari al linguaggio del corpo o alle parole di Mario Draghi, potrebbe leggervi già una certa postura e solennità quirinalizia, anche perché il confronto con i predecessori fa risaltare un marcata cultura repubblicana e un altrettanto profondo spirito istituzionale. È tipico di un presidente della Repubblica toccare, come atto di omaggio alla memoria, la corona dei caduti a Bergamo o un non rituale discorso il giorno della Liberazione, ispirato ai valori costituzionali. E in fondo, il suo arrivo a palazzo Chigi è stato visto come una tappa di un destino segnato, proprio di chi, dopo aver messo in salvo il paese, ne diventa il suo garante supremo. Continua sull’Huffington Post
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Draghi in sala macchine apre il grande gioco del Quirinale
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