È affidato alla metafora biblica il ragionamento attorno al cambio di fase della guerra, perché il terreno ha dimostrato che non c’è più un “Davide contro Golia”, dopo il fallimento della guerra lampo, la mancata presa di Kiev, il 9 maggio della parata dimessa, non a Mariupol ma a Mosca. E quindi, il messaggio a Putin, che nella telefonata col premier italiano – rivelazione interessante – si era mostrato indisponibile a “parlare di pace” perché “troppo presto” rispetto alle ambizioni è un rinnovato invito a sedersi al tavolo del negoziato, valutando il nuovo rapporto costi-benefici nella prosecuzione dell’aggressione. Continua sull’Huffington Post